Se ne parla molto: chiarezza nell'espressione delle proprie idee, chiarezza nelle volontà e nelle azioni.
Chiarezza è sempre più la parola d’ordine di politici, capi d’azienda ed opinionisti.
Se ne fa un gran parlare quasi per esorcizzarne l’assoluta mancanza che con cronometrica precisione compare ogni qual volta proprio di chiarezza vi è bisogno.
Obiettivi, alleanze, opinioni, sembrano costantemente traditi dalla chiarezza, divenendo vittime d’incomprensioni vere o false che siano.
Se, da una riflessione logica ed universalmente riconosciuta, la chiarezza può solo essere sostenuta e desiderata da tutti, da un’attenta analisi l’esprimersi in modo chiaro ed inconfondibile apre la porta a delicate situazioni non facilmente controllabili.
Si è addirittura scritto che il nostro idioma si presti più di altri a rendere poco chiaro l’enunciato d’idee ed opinioni, evocando quasi con invidia la lingua anglosassone come esempio d’espressività essenziale e quindi più chiara.
Personalmente penso che quando si parla di mancanza di chiarezza si debba principalmente portare l’attenzione sul beneficio della non chiarezza.
Ritengo che la non chiarezza determini, infatti, vantaggi ben superiori alla chiarezza.
La chiarezza permette di capire, di farci agire in funzione di ciò che si è chiaramente capito e di decidere.
Un capo che con chiarezza impartisce un ordine sarà inconfutabilmente responsabile degli effetti che tale ordine genera. Un politico che con chiarezza esprime un’opinione sarà seguito solamente da coloro che la condividono e se l’opinione si dimostrerà negativa sarà certamente ricordato dai suoi avversari esclusivamente per quello.
La non chiarezza permette di imputare all'errata interpretazione qualsiasi effetto può essere generato soprattutto se negativo. Il vantaggio è quindi decisivo e tangibile.
È evidente il beneficio individuale della non chiarezza che si può concretizzare come strumento di potere a qualsiasi livello o meglio più il livello di potere si eleva e maggiore è il vantaggio.
La domanda alla quale sarebbe interessante dare risposta è se esiste anche un vantaggio collettivo alla non chiarezza.
Se si pensa all'assoluta discrezionalità interpretativa delle leggi e alla datata capacità di districarsi di un popolo, si può immaginare che lo stimolo interpretativo col tempo generi una cultura creativa elevata e un’insaziabile ricerca di contributo dialettico sui possibili risvolti di una o l’altra interpretazione.
Se si vuole trovare una qualche argomentazione a difesa della non chiarezza sicuramente la concezione collettiva, si presta bene.
Un altro punto che può essere investigato nella ricerca delle motivazioni che portano a considerare la chiarezza come tesoro di difficile ritrovamento è la difficoltà di esprimere un concetto in modo chiaro da parte di chi le idee chiare non le ha.