Dal palco del Giffoni Film Festival, UNICEF, agenzia internazionale che promuove i diritti dell’infanzia, in occasione dei 50 anni di impegno, a favore di tanti bambini e bambine in Italia e nel mondo, lancia un allarme.La situazione dell’infanzia, oggi, è peggiore di quella dopo la Seconda Guerra Mondiale - afferma Paolo Rozera, Direttore Generale UNICEF Italia - C’è tanta disattenzione nei confronti dei più piccoli”. Per questo, “è importantissimo promuovere le tematiche dell’infanzia” anche attraverso il cinema “che è un veicolo importante”. Lo afferma, accanto ad Alessandra Mastronardi, attrice riconosciuta per il suo talento, in tutto il mondo, e al fianco delle cause umanitarie portate avanti dall’organizzazione, da tempo. “Alessandra è un’ambasciatrice fantastica, perché ci segue ovunque, ed è raro.” commenta Rozera. 

Mastronardi è Goodwill Ambassador dal 2019, ma il suo impegno, in UNICEF, parte da lontano:Sono entrata in contatto con UNICEF un po’ per gioco. Avevo appena fatto i Cesaroni, 19 anni fa, ed ero stata chiamata da loro, per aiutare la vendita delle bambole pigotte in piazza. E mi sono resa conto, in quell’esperienza, di quanto fosse difficile fare il volontario Unicef, catturare le persone che sono in giro, in treno, per strada e raccontare una realtà che è lontana dalla nostra. Lì, mi venne il desiderio di provare a fare un po’ di più, a dare voce a realtà che esistono, ma che solo perché sono lontane da noi pensiamo che non ci appartengano. Ma non è così. E con il Covid, l’abbiamo visto: quello che pensavamo fantascienza è diventato realtà.

Ho voluto abbracciare UNICEF e dare il mio pieno supporto, perché mi ritengo una persona fortunata. - spiega l’attrice - Io sono nata a Napoli, ma è stato un puro caso, potevo nascere a Kabul, in Libano, in Palestina, in Siria, invece, sono stata molto fortunata. E quando mi sono resa conto, che bisognava raccontare le storie di bambine e bambini che non hanno avuto la fortuna di essere nati da questa parte del mondo, e non è colpa loro se sono sotto le bombe, e non è colpa loro se sono sotto governi contraddittori. Bisognava ricordare che bisogna aiutarli, volevo fare il mio, per dare un po’ di luce.

Sono tantissime le missioni a cui Mastronardi ha partecipato, in questi anni, con Unicef, non sempre facili:All’inizio, ad ogni viaggio, tornavo con lacrime e cuore gonfio, perché vuoi sempre fare di più di quello che puoi fare”. Uno che ha lasciato il segno? “A settembre 2023, quando siamo andati a Kabul, in Afghanistan. È stato molto toccante, impegnativo. Un’esperienza incredibile, perché, dopo anni, hanno fatto entrare persone europee”, grazie al ruolo privilegiato dell’organizzazione di operare in quei territori, spiega il Direttore Generale Rozera “In Afghanistan, l’UNICEF è l’unica realtà a cui i talebani hanno permesso di rapportarsi con le donne”. La spedizione di Kabul, prosegue l’attrice “mi ha chiesto uno sforzo superiore. Le bambine, di 8,9,10 anni, con cui parlavo, mi chiedevano se potevano studiare e quando sarebbero potute tornare a scuola. Per me, è stato un grande ostacolo, perché non sapevo cosa rispondere. È difficile dare la speranza, in quelle occasioni. E mi hanno insegnato che, quando si dà qualcosa, in cambio, non si deve prendere il dolore degli altri, perché bisogna essere più forti. Mi sono portata, dietro, quegli occhi dei bambini, delle donne e degli uomini che, nonostante tutta l'oppressione, hanno un'infinita voglia di rivalsa, di vita.”

Ogni viaggio è un'esperienza diversa, - afferma Mastronardi che confessa: - e lascia anche un piccolo taglio, purtroppo, una piccola ferita. Non è mai abbastanza, ogni volta che torni e ti chiedi cosa posso fare di più. Una delle cose che mi rispondo sempre è, intanto, parliamone. Ahimè, ci sono le mode delle guerre e quell’attenzione che, poi, si sposta, ogni volta, su un altro campo, pur non finendo i conflitti. Il nostro compito è ricordare, non dimenticare.

L’incontro, con i  ragazzi del Giffoni Film Festival, è l’occasione per presentare, in anteprima, il documentario “Shoes”, scritto e diretto da Giuseppe Carrieri con il sostegno dell’UNICEF Italia, molto apprezzato  dalla platea, che ha chiesto approfondimenti sui messaggi veicolati dal film.Shoes è ambientato in una notte molto profonda nella capitale di Nairobi”, racconta il regista del documentario Giuseppe Carrieri. K. e Peter sono due ragazzini che sopravvivono a Kibera, rivendendo oggetti recuperati da una delle più grandi discariche del continente africano. “La parola fondamentale, di questo film, è amicizia, - prosegue Carrieri - un valore fondamentale e molto forte in questa rete fragilissima di infanzia, per le strade, per le discariche. L’amicizia crea un superpotere molto forte, quello dell'immaginazione.” Il sogno di K. è ritornare a far camminare il suo unico amico, da sempre su una sedia a rotelle. Per fare questo, però, avranno bisogno di un paio di scarpe magiche. E sul personaggio di Peter Parker, il regista commenta: “è un personaggio particolare. Richiama Spiderman, perché la caratteristica dei ragni è la pazienza, quella di tessere la ragnatela. E, poi, il ragno si arrampica, costruisce un’idea verticale dell'esistenza. In questo film, i bambini hanno l'ambizione inconsapevole di arrampicarsi in un mondo più grande di loro. E questo era importante, perché è un’ambizione che dovrebbe essere di tutti ”. 

Collaborando con Unicef, da diverso tempo, dal 2017, il regista Carrieri afferma che “l’attenzione cinematografica, nelle esperienze di Unicef, è volta principalmente a due aspetti: i primi piani, in cui più si è vicini allo sguardo dei bambini e delle persone, e più si crede a quell'esperienza; e il campo lungo: abbiamo girato in luoghi desertici, abbandonati, territori dilaniati da guerre, quei territori che facciamo finta non possano esistere, ma ci sono”. Sull’importanza dei primi piani, concorda il direttore della fotografia del cortometraggio Andrea Longhin: “Generalmente, sono molto difficili, perché devi essere molto espressivo. Ma i ragazzi bucavano lo schermo, con naturalezza”.

Ed è alla platea emozionata che Alessandra Mastronardi si rivolge in chiusura: “Il mondo è vostro. Domani, siete voi che comandate, è proprio casa vostra. Anzi, io vi chiedo scusa - dice l’attrice – perché, come generazione, io ho 38 anni, non vi abbiamo lasciato un mondo meraviglioso, ma potete fare molto di più voi, perché avete la forza di farlo.”