Questa è la propaganda elettorale a favore del no per il prossimo referendum di domenica, promossa dal presidente del Consiglio Renzi, così come è stata riportata nella sua ultima eNews del 14 aprile: «La bufala è questa: dicono che si voti sulle rinnovabili, su un nuovo modello di sviluppo, sull’alternativa alle energie fossili. In realtà si chiudono impianti che funzionano, facendo perdere undicimila posti di lavoro e aumentando l’importazione di gas dai paesi arabi o dalla Russia.»

La campagna  contro la bufala trivelle, come l'ha chiamata Renzi è introdotta anche da un video che mostra dei lavoratori del settore preoccupati di perdere il posto di lavoro, che difendono a spada tratta le trivellazioni in mare, affermando che non sono inquinanti, che non creano problemi al territorio, che favoriscono il turismo (sic!) e che promuovono lo svilupo energetico del paese diminuendone la dipendenza dall'estero.

Dopo aver riassuno la posizione del governo, veniamo a riassumere i fatti che hanno portato al referendum di domenica 17 aprile.

Il referendum è stato promosso non tramite una raccolta di firme da comitati referendari, bensì dall'iniziativa di ben 9 consigli regionali, in gran parte costituiti da una maggioranza appartenente al Partito Democratico, con l'intento di razionalizzare il settore estrattivo sia in relazione allo spazio che alla durata temporale.

Per evitare i quesiti refendari, il governo è intervenuto nell'ultima legge di stabilità con provvedimenti ad hoc, sicuramente chirurgici, ma probabilmente disorganici, che hanno escluso la possibilità per i cittadini di esprimere su molti punti il loro parere. Dei problemi messi sul tavolo dai consigli regionali ne è rimasto solo uno su cui il governo non è riuscito o non ha voluto dare una soluzione ed è quello su cui saremo chiamati a decidere domenica prossima.

Il dubbio, a questo punto, è legittimo. Perché il Governo, dato che ha vietato l'estrazione in mare entro le 12 miglia ha permesso a delle piattaforme tuttora operanti di continuare l'operatività fino ad esaurimento dei giacimenti concedendo loro una proroga delle concessioni rilasciate? È una decisione illogica e, dal punto di vista dell'interesse pubblico, oltretutto dannosa.

Infatti, secondo la nuova legislazione, le società concessionarie, potranno continuare a svolgere la propria attività in base alle condizioni economiche contrattate in precedenza, senza sottostare ad alcun vincolo.

In pratica, quello concesso da Governo con l'ultima legge di stabilità, si tratta di un rinvio senza fine regalato ai concessionari i quali avranno la possibilità di procrastinare ad una data senza scadenza anche le spese di dismissione e messa in sicurezza delle piattaforme estrattive, con un  risparmio di centinaia di milioni di euro, senza dimenticare il costo ambientale che ciò potrà causare.

I pratica, si tratta di un regalo enorme fatto dal Governo di Matteo Renzi ai petrolieri. Governo che, per rendere difficile il raggiungimento del quorum di questo referendum, sancendone così l'inutilità, lo ha indetto in una data ad hoc con un aggravio di spesa per lo Stato di circa 300 milioni, quando invece gran parte di questi soldi avrebbero potuto essere risparmiati se il quesito referendario fosse stato associato alle prossime elezioni amministrative che si svolgeranno in molte città italiane.

Dopo aver fatto chiarezza, adesso chi è che racconta bufale agli italiani?