Politica

Meloni va fiera dei dati sull’economia. Noi no!

Così si è espresso il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un’intervista al settimanale Sette del Corriere della Sera in merito ai dati Istat sull’economica:

Vado fiera dei dati sull’economia. Abbiamo il tasso di occupazione più alto dalla Spedizione dei Mille e il tasso di disoccupazione più basso da quando è stato lanciato il primo iPhone. Gli ultimi dati Istat relativi al terzo trimestre 2024 hanno confermato questa tendenza, e ci dicono che il tasso di occupazione è arrivato al 62,4% e che la disoccupazione continua a calare, con una riduzione dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. E sono particolarmente orgogliosa del fatto che, sotto il primo governo guidato da una donna, il tasso di occupazione femminile sia il più alto di sempre e che per la prima volta abbiamo superato il tetto dei dieci milioni di donne lavoratrici.C’è una grandissima e ritrovata fiducia da parte degli investitori e dei mercati nei confronti del Sistema Italia. Abbiamo registrato il record nella richiesta per i nostri titoli di Stato, lo spread è nettamente inferiore rispetto a quando ci siamo insediati, la Borsa Italiana ha toccato il record e le agenzie di rating hanno migliorato il loro giudizio. Quelli che qualcuno sperava fossero i punti deboli di questo governo sono diventati dei punti di forza. Certo, questo non significa che in Italia vada tutto bene e che la totalità dei problemi sia stata risolta, ma l’inversione di rotta c’è. Detto ciò, sono comunque convinta che dobbiamo e possiamo fare sempre di più e meglio.

Propaganda a parte, una cosa giusta, però, Giorgia Meloni l’ha detta: questo non significa che in Italia vada tutto bene e che la totalità dei problemi sia stata risolta, ma l’inversione di rotta c’è.

…ecco, sull’inversione di rotta chi campa di stipendio e di pensione qualche perplessità la nutre, dacchè la rotta continua ad essere sempre quella di poco stipendio, pochissima pensione e tantissime tasse.

E purtroppo questa è una criticità che emerge non solo dal carrello della spesa, ma dagli stessi dati Istat.

I dati Istat relativi al terzo trimestre del 2024 offrono uno spaccato significativo dell’attuale situazione economica italiana, evidenziando criticità che colpiscono direttamente famiglie e imprese. La pressione fiscale è salita al 40,5%, con un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo incremento grava ulteriormente su lavoratori dipendenti, pensionati e imprese, già provati da un contesto economico difficile.

Consumi e reddito: un divario preoccupante. Nonostante i consumi siano cresciuti dell’1,6%, il reddito delle famiglie ha registrato un incremento molto più contenuto dello 0,6%. Questo divario indica chiaramente che molte famiglie stanno affrontando difficoltà nel bilanciare entrate e uscite. La conseguenza è una riduzione del risparmio, con molte persone costrette a fare affidamento su genitori e nonni per arrivare a fine mese.

I conti correnti di numerose famiglie italiane si trovano ormai in un ‘profondo rosso’, una condizione che riflette una crisi strutturale, più che episodica. Questo scenario mette in luce l’inadeguatezza delle politiche economiche attuali nel proteggere il potere d’acquisto dei cittadini.

Le imprese: meno profitti, più incertezza. La quota di profitto delle imprese è in calo, un segnale allarmante per il sistema produttivo nazionale. La pressione fiscale e il caro prezzi incidono negativamente sulla capacità delle aziende di reinvestire e innovare, compromettendo la competitività del Paese.

Servizi pubblici: carenze evidenti. La qualità dei servizi pubblici – trasporti, scuola, e sanità – resta ben al di sotto delle esigenze dei cittadini. Nonostante le promesse di miglioramenti, le risorse investite sono insufficienti. Ad esempio, la riduzione del cuneo fiscale, pur rappresentando un passo nella giusta direzione, è percepita come un intervento minimo, incapace di compensare l’impatto del caro vita su beni di prima necessità, come alimentari, luce e gas.

Il peso delle accise e la questione previdenziale. Le accise sui carburanti e l’immobilismo sulla legge Fornero continuano ad essere fonte di malcontento. L’aumento dei prezzi del carburante si riflette su tutta la filiera produttiva e sui bilanci familiari, mentre l’assenza di una riforma pensionistica peggiora le prospettive per le nuove generazioni e per i lavoratori più anziani costretti a lavorare fino a 70 anni, per poi andare in pensione con quattro soldi!

Evasione fiscale. In un contesto di alta pressione fiscale per i contribuenti onesti, l’evasione fiscale – stimata in oltre 100 miliardi di euro l’anno – resta una piaga irrisolta. Questa somma potrebbe finanziare ben quattro manovre finanziarie, permettendo interventi strutturali su welfare, infrastrutture e riduzione della pressione fiscale. Tuttavia, l’azione contro l’evasione resta insufficiente, alimentando un senso di ingiustizia sociale.

L’Italia si trova di fronte ad un bivio: senza interventi strutturali per ridurre il peso fiscale, adeguare gli stipendi al costo della vita e migliorare i servizi pubblici, il rischio è un ulteriore impoverimento della classe media e una crisi ancora più profonda per le imprese.

È necessario un cambio di rotta che metta al centro il benessere dei cittadini e la competitività del sistema produttivo, con una visione a lungo termine che non si limiti a misure tampone, ma punti ad un vero rilancio economico e sociale.

Autore Gregorio Scribano
Categoria Politica
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