Nell’ecclesiologia di Sopoćko ha notevole rilevanza, la così detta “pedagogia di Gesù Cristo”, la quale consiste: nel “riceve, sperimentare e usare misericordia” verso gli altri[1]. Infatti, leggendo il Vangelo di Matteo, troviamo un brano esplicito dell’appello di Cristo che dice: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). A tal proposito, teniamo presente che tutti i membri della Chiesa hanno il dovere di vedere in queste parole un appello ad usare, vivere e praticare la misericordia. In altre parole diremo che le beatitudini del discorso della montagna stanno ad indicare un’altra “via della misericordia”, è quella del cambiamento radicale della vita e della conversione, proposta a tutti coloro che vogliono “essere misericordiosi”.

Tutti gli uomini possono giungere all’amore e alla misericordia di Dio, in quanto loro stessi si lasciano avvolgere e trasformare interiormente da tale amore e misericordia, esercitandola verso il prossimo[2]. Come per il samaritano della parabola lucana, così anche per il discepolo di Gesù, il prossimo sofferente è kairós di misericordia, luogo di chiamata, appello alla conversione[3]. Avere misericordia è sentire la miseria altrui come se fosse la propria; non basta perciò rattristarsene, ma è necessario sollevare il misero dalla sua miseria[4]. Per poter esercitare efficacemente la misericordia, ognuno dovrebbe andare oltre le prime impressioni, sforzarsi per avvertire come proprio il male dell’altro e aiutarlo nella misura necessaria. La vera misericordia si costituisce in ciascuno, al di là dei “buoni sentimenti”,  e si sviluppa solo nel profondo della propria volontà, a livello della carità e della giustizia. In conseguenza di ciò, Sopoćko, meditando sui voti religiosi, scrive una lettera alle suore, nella quale afferma: 

 «Lo stesso Salvatore lo ha precisato: avevo fame e mi avete dato da mangiare (Mt 25,35). L’oggetto di tale voto saranno le opere di misericordia corporale (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) e spirituale (consigliare i dubbiosi, insegnare a chi non sa, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti). L’obbligo è di ampia portata e di profondo contenuto, basterà sia per l’ordine contemplativo, sia per i vari rami degli ordini attivi, perché abbraccia l’intera vita cristiana, forma l’essenza di ogni ordine, tanto più, perciò, può diventare l’oggetto dell’impegno di coloro che lodano e diffondono il culto della divina misericordia»[5].

 Dal brano appena menzionato si desume che ogni tempo ha avuto e dovrà avere le sue opere di misericordia: corporali e spirituali. Affamato o assetato, nudo o pellegrino, infermo, carcerato o defunto, dubbioso o ignorante, peccatore o afflitto, offensore o molesto che sia, si tratta sempre dell’uomo fratello. Può cambiare la diversità della situazione, nel senso attuale, essere disabile, anziano o tossicodipendente. Si possono modificare i termini, parlando perfino di etica del dialogo e di carità dell’intelligenza, ma le beatitudini richieste dal Signore restano sempre identiche a se stesse. Chi ha usato misericordia troverà in Lui misericordia in abbondanza, perché «di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono» (Lc 1,50)[6].

Sopoćko durante la II Guerra Mondiale, nascondendosi nei boschi di Czarny Bόr confida un grande desiderio del cuore e scrive;

 «Vorrei tanto avvicinarvi alla sorgente della misericordia, farvi diventare gli intercessori e i mezzi per peccatori, indifferenti, abbandonati, trascurati, indifesi, malati, carcerati e senza tetto, far sì che ancora una volta si debba riaccendere la fiducia totale, incomprensibile, incrollabile e inaudita nella misericordia di Dio»[7].

 In questo brano, Sopoćko propone la misericordia come un «elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti tra gli uomini, nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza» (DM 14). Occorre rilevare però, che «è impossibile ottenere queste relazioni interumane se si vogliono prima stabilire i rapporti esclusivamente con la misura della giustizia»[8]. In altre parole, “la misericordia è in se stessa la più grande delle virtù” che ogni uomo possa esperimentare, infatti, «spetta a lei donare ad altri e, quello che più conta, sollevare le miserie altrui» (EG 37).                      

Secondo Sopoćko, per poter “sollevare le miserie altrui”, bisogna “essere veramente i misericordiosi”. Questo però, non “vale solo per gli amici, ma anche per i nemici, così come abbiamo l’esempio in Dio, il quale «è benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (cf. Lc 6,35)[9]. Dio si compiace delle opere compiute in favore dell’uomo e nel perdonare ogni “figlio prodigo”, educandolo ad essere non geloso oppure invidioso, ma soprattutto misericordioso. Osserviamo che alle miserie di ordine spirituale, per esempio chi è privo della fede o della grazia, o è fuori della Chiesa, provvedono le opere di misericordia spirituale del consiglio, dell’istruzione, della conversione, del conforto, del perdono, della preghiera. Alle miserie di ordine materiale, per esempio la mancanza di cibo, della casa, della sanità, provvedono le opere di misericordia corporale: dare il cibo e la bevanda ad affamati ed assetati, le vesti agli ignudi, la casa ospitale ai pellegrini, curare gli infermi, visitare i carcerati, aver cura dei fratelli defunti[10]. 

Le opere di misericordia sono la prima lode e il primo sacrificio che gli uomini possono offrire a Dio[11]. Inoltre, diremo ancora che la misericordia operata «indica anche quella cordiale tenerezza e sensibilità di cui tanto eloquentemente parla la parabola del figliol prodigo, o anche quelle della pecorella e della dramma smarrita. Pertanto, la misericordia è sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; soprattutto nell’educazione e nella pastorale» (DM 14).

don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek


[1] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki, pp. 69-73: Dar Miłosierdzia. Listy ks. Michała Sopoćki, pp. 22-23; Miłosierdzie Jego na wieki, pp. 10-13; Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 238-254.
[2] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki, pp. 70-73.
[3] Cf. J. Guillet, Misericordia e sofferenza, in “Communio” 10(1981), pp. 24-33.
[4] Cf. S.Th., 1, q.21, a.3. Sopoćko aggiunge: «se qualcuno ha avuto la disgrazia di aver indebolita in sé la fede e vaga smarrito nella vita come un cieco, sia misericordioso, e su questa via ritroverà indubbiamente la luce celeste che aveva perso. Invece se qualcuno non ha ancora fatto in tempo ad arrivare alla conoscenza della divina misericordia e per questo non può seguirla, inizi a praticare la misericordia verso il prossimo e sicuramente si realizzeranno in lui le parole del Salvatore: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7)»: M. Sopoćko, Miłosierdzie Jego na wieki. Rozważania o Bożym Miłosierdziu Miłosierdzie Jego na wieki. Rozważania o Bożym Miłosierdziu [Eterna la Sua Misericordia. Le meditazioni sulla misericordia di Dio], św. Pawła, Częstochowa 2005, pp. 11-12 [traduzione nostra dall’originale polacco].
[5] M. Sopoćko, Gesù confido in Te, AZSJM, Myślibórz, 13. 03. 1942, p. 3.
[6] Cf. G. Bedouelle, Di generazione in generazione, in “Communio” 22(1993), pp. 44-54.
[7] M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia. Listy ks. Michała Sopoćki, p. 23.
[8] R. Pizzorini, Giustizia e carità, Studio Domenicano, Bologna 1995, p. 655.
[9] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu, p. 70; Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, p. 164.
[10] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 256-258. 
[11] Infatti Sopoćko scrive: «Che onore grande, quello di sostituire Dio sulla terra nell’accordare la sua misericordia e nel far uscire i nostri fratelli dalla miseria come anche nell’eliminare i loro difetti psichici o morali. Che gioia grande per noi, che Dio in modo così facile ci permetta di espiare i nostri peccati e di meritarci la ricompensa eterna!»: M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki [Ritiro spirituale sulla misericordia di Dio - dagli scritti di Sopoćko], WKM, Warszawa 2007, p. 13 [traduzione nostra dall’originale polacco].