Economia

Nell'incontro che si è tenuto a Palazzo Chigi ArcelorMittal ha confermato di voler riconsegnare l'ex Ilva ai commissari

Ieri il premier Conte aveva dichiarato: «Su Ilva saremo inflessibili. C’è in gioco il destino di migliaia di famiglie e un intero indotto. Il Governo farà di tutto per difendere gli investimenti produttivi e la comunità di persone che vi lavora».

Oggi, per tre ore, i vertici di ArcelorMittal, rappresentati da Lakshmi e Aditya Mittal, si sono incontrati a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, il ministro dell'Economia e Finanze Roberto Gualtieri, il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano, il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mario Turco.

Con quale risultato?

Che ArcelorMittal Italia ha ribadito di aver avviato formalmente la procedura per restituire ai commissari gli stabilimenti ex Ilva acquisiti nel 2018: 12 siti che, in tutto, impiegano 10.777 dipendenti (senza contare l'indotto). La "retrocessione" dei rami d'azienda avverrà entro 30 giorni dalla data del recesso.

Come il Governo deciderà di rispondere non è stato ancora ufficialmente comunicato, forse ne sapremo di più alla fine del CdM convocato per questo pomeriggio.

La presunta mancanza di protezione legale invocata da ArcelorMittal come alla base della decisione del recesso è sempre meno credibile, sia perché il Governo nelle settimane precedenti la conferma da parte del Parlamento della cancellazione del cosiddetto scudo penale aveva comunque dato ampie rassicurazioni in merito, sia perché la stessa azienda aveva comunicato al Governo - come dichiarato dal ministro Patuanelli - la volontà di dichiarare un esubero strutturale di circa 4.000-5.000 lavoratori.

Il problema sta tutto lì. Gli indiani pensano di aver trovato l'appiglio legale per venir meno ai loro impegni mettendo sul piatto il dimezzamento della forza lavoro come contropartita per rimanere. In sostanza, dopo essersi resi conto che non è possibile rendere l'investimento dell'ex Ilva remunerativo, almeno nel breve periodo, a causa della stagnazione economica (anche in Europa) e della perenne lentezza di crescita che affligge l'Italia, adesso vogliono imboccare altre strade per trovare il modo di creare un utile.

Adesso toccherà al Governo dimostrare la reale capacità di attenersi all'inflessibilità annunciata in merito al rispetto degli accordi.

Autore Mario Falorni
Categoria Economia
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