Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, la scorsa notte, ha attaccato la base aerea americana di Ain al-Assad nella provincia di Anbar nell'Iraq occidentale, che si trova ad oltre un centinaio di km ad ovest di Baghdad.
L'attacco è stato lanciato in risposta a quello americano che lo scorso venerdì ha causato la morte del generale Qassem Soleimani.
Secondo Irna, l'agenzia di stampa iraniana, nell'attacco l'Iran ha fatto uso di "decine" di missili superficie-superficie.
Inoltre, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica ha minacciato gli alleati degli Stati Uniti, dichiarando che anche loro saranno dei potenziali obiettivi militari nel caso che attacchi Usa contro l'Iran siano effettuati da basi americane situate nei loro Paesi, aggiungendo anche che "l'Iran non vede in alcun modo il regime sionista separato dal regime criminale statunitense".
Infine, da riportare anche l'invito agli Usa di ritirare le loro truppe dal Medio Oriente per evitare ulteriori danni e non rischiare la vita dei militari americani.
Dopo i comunicati dell'agenzia Irna, di cui sopra è stato fatto un breve riassunto, queste le notizie diffuse dalle agenzie di stampa occidentali su quanto avvenuto la scorsa notte.
Sarebbero stati una ventina i missili che tra le 1.45 e le 2.15 di mercoledì hanno colpito due basi aeree statunitensi in Iraq, quella di Ain al-Assad, nella provincia centro-occidentale di Anbar, e quella di Erbil nel Kurdistan iracheno.
Secondo fonti governative dei Paesi che hanno contingenti militari che fanno parte della coalizione internazionale anti-Isis - Polonia, Italia, Norvegia, Danimarca - non ci sarebbero vittime, mentre la tv di Stato iraniana parla di 80, forse 100, soldati americani uccisi. Nessuna vittima però tra i soldati iracheni, anche loro presenti nelle due basi.
Da parte degli Usa, nessuna dichiarazione ufficiale, salvo il solito tweet (!) di Donald Trump che ha commentato l'attacco con queste parole...
"Tutto bene! Missili lanciati dall'Iran su due basi militari situate in Iraq. Valutazione delle vittime e dei danni in corso. Fin qui tutto bene! Abbiamo di gran lunga l’esercito più potente e meglio equipaggiato al mondo! Farò una dichiarazione domani mattina".
All is well! Missiles launched from Iran at two military bases located in Iraq. Assessment of casualties & damages taking place now. So far, so good! We have the most powerful and well equipped military anywhere in the world, by far! I will be making a statement tomorrow morning.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 8, 2020
Da parte dell'Italia, questa la prima dichiarazione ufficiale - rilasciata su Facebook! - dal ministro degli Esteri Di Maio:
"È accaduto quello che temevamo. L’Iran ha risposto al raid Usa lanciando decine di missili contro le basi militari di Ayn al-Asad e di Erbil in Iraq. Entrambe ospitano personale della coalizione internazionale anti-Isis, di cui fa parte anche l’Italia. Seguiamo con particolare preoccupazione gli ultimi sviluppi e condanniamo l’attacco da parte di Teheran. Si tratta di un atto grave che accresce la tensione in un contesto già critico e molto delicato.In queste ore difficili esprimo a nome del governo anche tutta la mia vicinanza ai nostri militari e li ringrazio.Purtroppo è la storia che si ripete.Invitiamo entrambe le parti alla moderazione e alla responsabilità. La regione vive una instabilità da decenni, una nuova guerra spingerà la proliferazione di cellule terroristiche e di nuovi flussi migratori. Non è più accettabile tutto questo.Si apprenda dagli errori del passato e si torni al dialogo".
È ormai evidente che l'escalation militare voluta da Trump - di cui ancora non sono ben chiare le motivazioni - è iniziata e non sembra ci siano i presupposti perché possa fermarsi.