Se una militare americana investe e uccide un ragazzo di 15 anni...
"Voglio giustizia e la voglio qui, in Italia. Poi, se riterranno, la processino anche nel suo Paese. So che niente mi restituirà mio figlio. Ma chi lo ha ucciso deve essere condannato dal nostro tribunale e scontare per intero la pena".
Questo è quanto dichiarato in una intervista da Barbara Scandella, mamma di Giovanni Zanier, un ragazzo di 15 anni di Porcia, in provincia di Pordenone, che nelle prime ore del mattino di domenica scorsa è stato investito mentre rincasava dalla discoteca.
La madre, per paura di incidenti, si era raccomandata che Giovanni non accettasse passaggi in auto e con lui avevano concordato che rientrasse a piedi. Nonostante insieme ai due amici camminasse lungo una pista ciclo-pedonale spingendo a mano una bicicletta mentre stava tornando a casa, una Polo condotta dalla 20enne Julia Bravo, militare americana in servizio alla vicina Base di Aviano, lo ha investito. La donna era ubriaca, molto. Per questo ha impostato una curva ad una velocità folle e ha ucciso Giovanni.
"Nessuna cifra potrà colmare la perdita di nostro figlio - ha detto la madre -. Ma se ci sarà un risarcimento, con quei soldi esaudirò un sogno di Giovanni. Le lacrime non smettono di uscirmi dagli occhi. Mi manca tanto. Dalla notte scorsa, sono riuscita a riposare soltanto tre ore, ma svegliandomi di continuo: lo cercavo, aspettandomi di vederlo arrivare da un momento all'altro.Una testimone che guidava dietro la donna ha detto di averla vista zigzagare e ora sappiamo che si era messa al volante ubriaca. Mio figlio era pieno di amici e adesso lo stanno piangendo tutti. Se potessi gli direi per l'ultima volta Ti amo. Ce lo dicevamo spesso. Era un ragazzo tanto dolce".
Il Gip del Tribunale di Pordenone ha convalidato l'arresto di Julia Bravo ai domiciliari, da applicarsi all'interno della Base Nato di Aviano.
Oltre il danno la beffa...
La Convenzione di Londra del 1951 regola la giurisdizione sui reati commessi dai militari dello Stato di invio sul territorio dello Stato ricevente. applicando il concetto di giurisdizione concorrente e stabilendo in quali casi essa è prioritaria per uno Stato o per l'altro. Se il reato commesso da un militare dello Stato di invio (nel caso di Porcia, gli USA) minaccia o lede la sicurezza, i beni o un militare di quello stesso Stato, la giurisdizione appartiene allo Stato di invio. Stessa cosa se il reato è comunque commesso da un militare dello Stato di invio nell'esercizio delle sue funzioni. In tutti gli altri casi, la giurisdizione appartiene allo Stato ricevente, nel nostro caso l'Italia.Ogni Stato "può" (non è obbligato) rinunciare alla propria giurisdizione prioritaria, lasciando che sia l'altro Stato a giudicare. Se un militare americano uccide un suo commilitone o distrugge un mezzo militare americano su territorio italiano, la giurisdizione spetta agli USA, che però possono decidere che siano i giudici italiani a processarlo. Specularmente, se quello stesso militare americano uccide un italiano o devasta un pub di Vicenza o di Aviano, la giurisdizione spetta all'Italia, che può decidere di consegnarlo alle autorità statunitensi.Ebbene, non esistono casi in cui gli USA abbiano rinunciato alla propria giurisdizione, mentre i casi di rinuncia alla giurisdizione da parte dell'Italia superano il 90%. Dunque, se quella sciagurata di Julia Bravo non verrà giudicata dalla magistratura italiana, non sarà colpa della Convenzione di Londra.A poter rinunciare alla giurisdizione sono, alternativamente, i magistrati inquirenti e giudicanti e il ministro degli Esteri (Di Maio). Chi decide, alla fine, è il ministro della Giustizia (Cartabia). Quando lo Stato italiano rinuncia alla propria giurisdizione, non si attua un trasferimento di competenza, ma una vera e propria rinuncia all'azione penale. Ciò significa che gli USA non avranno alcun obbligo di perseguire a casa propria il responsabile. Tanto più se si considera che negli USA non vige il principio di obbligatorietà dell'azione penale.A tal proposito, come dimenticare la tragedia del Cermis del 3 febbraio 1998, quando un aereo militare statunitense, decollato proprio dalla base di Aviano e volando ad una quota di gran lunga inferiore a quella consentita, tranciò i cavi di una funivia facendola precipitare nel vuoto per 160 metri uccidendo i 20 occupanti.In quel caso, trattandosi di reato commesso da militari nell'esercizio delle loro funzioni, la giurisdizione prioritaria spettava agli USA, che non ci pensarono minimamente a rinunciarvi. Risultato: giudicati da una corte militare della Carolina del Nord, i responsabili furono semplicemente rimossi dal servizio. L'unico ad essere condannato fu il capitano Richard Ashby, pilota dell'aereo. Ma solo a quattro mesi di reclusione, e solo per intralcio alla giustizia: nel tentativo di inquinare le prove, aveva distrutto il video girato sull'aereo. Delle venti vite spezzate, al processo nemmeno si parlò. L'Italia continua a rinunciare alla propria giurisdizione in favore di quella statunitense, ogni volta che un soldato americano fa danni sul suolo italiano. Un'immagine nitida del servilismo dell'Italia nei riguardi degli USA. (Antonello Tomanelli, avvocato)