Nel pomeriggio di lunedì, al ministero del Lavoro vi è stato un incontro tra sindacati e governo sul tema salario minimo, il disegno di legge 658 a prima firma della senatrice 5 Stelle Nunzia Catalfo, che per il Movimento è diventato una nuova bandiera da sventolare in sostituzione del reddito di cittadinanza, per promuovere la propria propaganda.
Nella loro proposta, i 5 Stelle hanno indicato come obbiettivo una paga oraria minima di 9 euro, al lordo degli oneri contributivi e previdenziali, da adeguare in base all'andamento del costo della vita e da applicare a tutti i contratti di lavoro subordinato e parasubordinato, incluse anche le collaborazioni coordinate e continuative.
Dove sta il problema?
Per i sindacati, il ddl sulla paga minima oraria potrebbe essere un'arma a doppio taglio che possa finire per sostituire i contratti nazionali dove oltre al salario, sono tutelati straordinari, tredicesima, ferie, malattia, infortuni, ecc.
Quindi, perché fare un provvedimento che rischi di mettere in discussioni salari e diritti acquisiti e non migliorare invece quanto già in essere con una norma che dica che i contratti validi di categoria siano soltanto quelli firmati dalle organizzazioni rappresentative di imprenditori e sindacati, escludendo quindi i contratti "pirata", veri nemici di diritti e salari?
L'incontro odierno è stato però interlocutorio. Così lo ha descritto Tania Scacchetti, segretario confederale della Cgil, in base a quanto riportato dall'agenzia Agi: "Credo che dovremmo ricevere un nuovo testo con gli emendamenti della maggioranza. Sappiamo che in commissione ci sono stati oltre settanta emendamenti e quindi capiremo anche la discussione complessiva.
Noi ci siamo impegnati a formulare dei nostri emendamenti, speriamo che entro 10-12 giorni il tavolo possa essere convocato di nuovo per discutere della materia".
Come al solito Di Maio difende il provvedimento sfidando i sindacati e dicendo che lui sta con i lavoratori, mentre loro stanno col Pd. Inutile spiegare a Di Maio che oggi chi ha la tessera del sindacato, anche quella della Fiom, vota anche, se non soprattutto, Lega e 5 Stelle! Il problema vero, però, è che Di Maio oltre a dire banalità sul salario minimo, non ha ancora risposto nel merito alle preoccupazioni che i sindacati gli hanno più volte fatto presente.
Eppure, se sapesse come rispondere nel merito, non sarebbe tanto difficile farlo.