Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, accompagnata dal Capo della Polizia Lamberto Giannini, lunedì si è recata a Rimini per partecipare al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato a seguito dell'aggressione subita sabato da parte di alcune persone ad opera di un 26enne somalo.
"Nel ribadire la gravità dell'accaduto", riporta una nota del Viminale, "il ministro Lamorgese ha sottolineato come si è potuto escludere con immediatezza la matrice terroristica, grazie alla pronta attivazione dello scambio informativo con le polizie europee".
«Il lato positivo» ha dichiarato il ministro «è che le vittime non sono più in pericolo di vita e questo è l'elemento più importante», sottolineando inoltre di aver voluto manifestare con la sua presenza oggi nella città romagnola la propria vicinanza al territorio dopo quanto avvenuto.
L'accoltellamento di Rimini, ha aggiunto la Lamorgese è l'atto di «un cittadino somalo che era in giro in Europa dal 2015. È stato in Svezia, Danimarca, Svizzera, quest'ultimo il Paese in cui ha regolarmente proposto la domanda di protezione internazionale. Non doveva capitare, ma poteva capitare in qualunque parte d'Italia e d'Europa».
Nonostante ciò, la Lega continua a chiederne le dimissioni. Stavolta a farlo - visto che Salvini è impegnatissimo in giro per l'Italia nel fare propaganda per le prossime amministrative - sono i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo:
«A Rimini un immigrato ha accoltellato cinque persone tra cui un bambino, ma per la Lamorgese "poteva capitare ovunque". Ringraziamo il ministro! Finalmente ha ammesso la sua totale incompetenza e ha detto a tutti gli italiani che non sono al sicuro perché non è in grado di gestire il Viminale. Lei e il suo partito, ovvero il Pd, si comportino di conseguenza: via dal ministero».
Il non detto della precedente dichiarazione, comunque più volte ripetuto in altre, è che "quando c'era LUI era tutta un'altra musica".
Il lui di turno, naturalmente, non è la buonanima, ma Matteo Salvini. Quando lui era al Viminale (si fa per dire, perché alla sede del ministero dell'Interno lo hanno visto per lo più in fotografia) queste cose non accadevano. Perbacco! Un concetto, tra l'altro, di cui sono convintissimi persino gli istrionici giornalisti dei media che fanno da grancassa ai sovranisti locali.
Quando Salvini era ministro dell'Interno certe cose non accadevano! Il guaio, però, è che Salvini, leghisti e propagandisti di vario ordine e grado non ci spiegano come e perché questo ed altri fatti di cronaca non accadevano o non sarebbero accaduti... quando Salvini era al Viminale. In fondo, vista la veemenza con cui si supporta tale convinzione, la richiesta non è così fuori luogo.
Ad esempio, la stessa tesi è da costoro riferita anche agli sbarchi dei migranti e in quel caso i migranti salvati dalle ong in Italia al tempo di Salvini all'Interno sono sbarcati comunque, come sono sbarcati comunque quelli che sono arrivati autonomamente, anche se Salvini di costoro si dimenticava di riferirne l'esistenza, pure nelle statistiche ufficiali. Ma la frequenza degli arrivi adesso è maggiore rispetto a prima. Ma a quel tempo non si era ancora registrata una pandemia che avesse causato una crisi economica in Tunisia e neppure un ulteriore peggioramento della crisi politica in Libia.
Nonostante ciò si deve continuare a sentir ripetere che se adesso ci fosse Salvini all'Interno, sarebbe tutta un'altra musica... come se Salvini, investito della carica di ministro, magicamente potesse indossare un pigiamino da supereroe distribuendo zot a destra e a manca per fermare i cattivoni di turno, naturalmente tutti "clandestini" fatti arrivare in Italia dai "sinistri" con lo scopo di azzerare le chiarissime radici ariane e cristiane della razza italica che, ovviamente, minacciano la sacralità della famiglia basata, nell'ordine, dai papà, dalle mamme, dai figli, dalle figlie, dai nonni, dalle nonne, dagli zii, dalle zie, dai cugini, dalle cugine...