L'aver rimosso il tetto al prezzo del  GPL, molto comune come carburante per auto in Kazakistan, ne aveva fatto praticamente raddoppiare il prezzo in pochissimo tempo, provocando manifestazioni in tutto il Paese, e soprattutto ad Almaty, la città più grande, che si trova nella provincia occidentale di Mangistau.
 
Sebbene originariamente innescata dall'aumento del carburante, la protesta si è rapidamente estesa includendo anche rivendicazioni politiche, essendo il Paese governato da una sorta di dittatura (in stile bielorusso) alle dipendenze di Mosca.

Almaty e alcune località limitrofe si sono trasformate ieri in zona di conflitto, con edifici e veicoli bruciati, con il municipio e il palazzo  presidenziale dati alle fiamme. 

Negli scontri tra manifestanti e forze di polizia numerose sono le vittime.

"La scorsa notte le forze estremiste hanno tentato di prendere d'assalto gli edifici amministrativi e il dipartimento di polizia di Almaty, oltre a dipartimenti e posti di polizia locali", ha dichiarato un portavoce della polizia, citato da Interfax-Kazakhstan, Tass et Ria Novosti. "Decine di assalitori sono stati eliminati e le loro identità sono in corso di accertamento". 

La televisione di Stato ha riferito che 13 agenti delle forze di sicurezza sono stati uccisi - due dei quali addirittura decapitati - e 353 feriti durante i disordini. Il ministero della Sanità ha affermato che complessivamente 1.000 persone sono state ferite, di cui almeno 400 ricoverate in ospedale e 62 in terapia intensiva, aggiungendo che i morti sarebbero  decine di morti.

Il presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, ha dichiarato che i disordini erano opera di "bande terroristiche" addestrate all'estero e a seguito di ciò ha chiesto in aiuto l'intervento del Csto (Organizzazione del trattato di sicurezza collettivo), l'alleanza militare guidata dalla Russia per reprimere le proteste.

La Russia ha risposto inviando paracadutisti in Kazakistan e ha fatto sapere che si consulterà con le autorità locali e gli alleati sui modi per sostenere "l'operazione antiterrorismo" del governo.

Né Mosca né il presidente Tokayev hanno fornito prove che confermino un coinvolgimento estero nelle proteste.

Quanto sta accadendo in Kazakistan, oltre alle vicende di Ucraina e Bielorussia, è l'ennesima conferma della mano di ferro imposta da Putin sui Paesi che costituivano l'ex Unione Sovietica, governati da regimi fantoccio sotto l'ombrello di Mosca.

In quei Paesi, per chiunque si azzardi a pretendere anche un minimo di autonomia, scatta la repressione e se le forze locali non sono sufficienti, ci sono sempre quelle di Mosca pronte ad intervenire... e dei pagliacci travestiti da politici, anche in Italia, indicano Putin ad esempio di come una nazione dovrebbe essere governata.