Sono 160 milioni i bambini e adolescenti tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile a livello globale secondo le stime che riguardano, in quasi la metà dei casi (79 milioni), un lavoro pericoloso con potenziali danni per la salute e lo sviluppo psicofisico e morale [1]

Nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC, art. 32)  [2] e la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) n. 138 (1973), il lavoro minorile è un fenomeno ancora molto diffuso. I progressi positivi nella riduzione del fenomeno compiuti tra il 2000 e il 2020 hanno dovuto fare i conti con i conflitti armati, l'impatto della pandemia Covid-19 e la crisi climatica, che hanno prodotto un aumento vertiginoso delle famiglie sfollate o precipitate nella povertà, costringendo altri milioni di bambini al lavoro minorile. In Europa, in un solo anno, oltre 200.000 bambine, bambini e adolescenti in più sono stati spinti sull'orlo della povertà, portando nel 2021 il numero totale di minori a rischio povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4 [3]. In Italia, il numero dei minori in povertà assoluta ha raggiunto la cifra di 1 milione e 382 mila, il 12,1% delle famiglie con minori (762mila famiglie) sono in condizione di povertà assoluta [4], e una coppia con figli su 4 è a rischio povertà [5].

A pochi giorni dalla 22ª Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, che ricorre il 12 giugno e ha come focus quest'anno la giustizia sociale per tutti, Save the Children rilancia l'allarme su questa grave violazione dei diritti fondamentali dell'infanzia e dell'adolescenza che in Italia si stima riguardi 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni coinvolti in esperienze di lavoro continuative, saltuarie o occasionali. Secondo le stime dell'ultimo rapporto nazionale diffuso dall'Organizzazione, “Non è un gioco”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio [6], quasi 1 minore su 15 tra i 7 e i 15 anni, il 6,8% della popolazione totale in questa fascia d'età, svolge o ha svolto una attività lavorativa, una proporzione che sale a 1 minore su 5 se si considerano solo i 14-15enni. Tra questi ultimi, il 27,8% dei casi (circa 58mila adolescenti) riguarda lavori particolarmente dannosi per l'impatto sui percorsi educativi e il benessere psicofisico degli adolescenti coinvolti, essendo svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico, oppure in orari notturni o comunque percepiti da loro stessi come pericolosi. 

Come evidenziato nel rapporto, i settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile nel nostro Paese sono quelli più tradizionali come la ristorazione (25,9%) e la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali (16,2%), seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%), dalle attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%) [7], ma non mancano le nuove forme di lavoro online (5,7%), come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi, o il reselling di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche. Sebbene il 70,1% dei 14-15enni che lavorano o hanno lavorato, lo abbiano fatto in periodi di vacanza o in giorni festivi, il lavoro è intenso da un punto di vista della frequenza: quando lavorano, più della metà dei 14-15enni lo fa tutti i giorni o qualche volta a settimana, circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno.

“Per molti ragazzi e ragazze c'è una relazione stretta tra l'ingresso troppo precoce e prima dell'età consentita nel mondo del lavoro e l'abbandono scolastico. Un ingresso troppo precoce nel mondo del lavoro che può limitare o compromettere le aspirazioni sul futuro e il percorso di formazione e sviluppo professionale verso l'età adulta” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

E se c'è una relazione tra la dispersione scolastica e il lavoro minorile, è bene sottolineare che in Italia il 12,7% dei giovani 18-24enni ha abbandonato scuola o formazione senza conseguire un diploma o una qualifica,  contro una media europea del 9,7% [8], e tra i 15-29enni, una porzione ancora più ampia (19%) è fuori dal circuito educativo, formativo e del lavoro (i cosiddetti NEET), una percentuale seconda in negativo in Europa solo a quella della Romania [9].   

“Se è vero che il lavoro minorile è l'altra faccia dell'abbandono scolastico, l'investimento sulla scuola e sulla qualità dell'istruzione è una risorsa primaria nel nostro Paese per prevenire questo fenomeno, e dobbiamo fare ogni sforzo per garantire il diritto all'istruzione. È necessaria, allo stesso tempo, una forte azione istituzionale coordinata e mirata sul lavoro minorile, che parta dal rilievo sistematico del fenomeno nei diversi territori e preveda misure concrete di prevenzione e contrasto. Un'azione efficace non può poi prescindere da un intervento diretto nei singoli territori, e in particole in quelli maggiormente deprivati, che rafforzi le reti di monitoraggio, il sostegno ai percorsi educativi e formativi e il contrasto alla povertà economica ed educativa, con un'azione congiunta da parte delle istituzioni e degli attori sociali ed economici attivi sul territorio” ha aggiunto Raffaela Milano.

Save the Children Italia sottolinea concretamente la necessità che venga realizzata al più presto un'indagine sistematica e periodica sul lavoro minorile in Italia a cura dell'ISTAT, che comprenda anche il fenomeno ormai attuale del lavoro online. Chiede inoltre che i Comuni elaborino un Programma Operativo di prevenzione e contrasto del lavoro minorile e della dispersione scolastica con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori del territorio e che si garantisca un sistema di presa in carico a livello territoriale dei minori infrasedicenni che lavorano e del loro nucleo familiare, per garantire un percorso di protezione dallo sfruttamento, reinserimento e riorientamento, assicurando anche la formazione del personale preposto all'identificazione e all'assistenza dei minorenni esposti al lavoro minorile. L'Organizzazione chiede poi che sia promossa, all'interno dei percorsi di educazione civica a partire dalla scuola secondaria di I grado, la formazione di studenti e studentesse sui diritti e la legislazione che regolano il lavoro in Italia; che sia prestata particolare attenzione agli studenti in difficili condizioni economiche facendo in modo che siano chiari tutti i servizi e le opportunità messi a disposizione per garantire il diritto allo studio, dalle borse di studio agli sgravi fiscali; che si utilizzino i fondi del PNRR per lo sviluppo delle competenze trasversali e legate alla transizione digitale e green dei giovani, offrendo percorsi di qualità, prospettive di formazione e specializzazione in settori emergenti.


A livello internazionale e in Europa

Nel mondo, nonostante la maggior parte degli Stati abbia ratificato la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC, art. 32) [10] e la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) n. 138 (1973), il lavoro minorile è ancora molto diffuso, troppo spesso sommerso e difficile da intercettare. Per questo motivo è fondamentale un impegno collettivo da parte di istituzioni, agenzie educative, servizi sociali, Terzo Settore e anche mondo profit, per prevenirlo e contrastarlo, a tutela dei diritti di bambine, bambini e adolescenti. 

Nello specifico, imprese e aziende possono contribuire positivamente all'eliminazione del fenomeno adottando condotte più responsabili a sostegno della protezione dei diritti umani. 

A questo proposito, si è registrato un passo avanti positivo a livello europeo: il Parlamento Europeo ha adottato, lo scorso 1 giugno, la sua posizione sulla proposta di direttiva europea relativa alla cosiddetta “due diligence” per integrare il rispetto dei diritti umani e dell'ambiente nella governance delle imprese [11]. Secondo questa posizione, le imprese sono chiamate a identificare e, se necessario, prevenire, porre fine o mitigare, l'impatto negativo che le loro attività hanno su diritti umani e ambiente, come il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l'inquinamento e il degrado ambientale, e a monitorare e valutare l'impatto sui diritti umani e sull'ambiente dei loro partner della catena del valore, compresi i fornitori, la vendita, la distribuzione, il trasporto e altre aree. La posizione sarà ora oggetto della negoziazione con la Commissione Europea e dei Paesi Membri, rispetto alla quale Save the Children richiama le parti alla necessità di garantire un avanzamento sui diritti specifici dei minori, compreso il loro accesso alla giustizia, e sull'obiettivo di eradicare il lavoro minorile.

Podcast “Non è un gioco”

In occasione del recente lancio del rapporto “Non è un gioco” sul lavoro minorile, Save the Children ha realizzato una serie podcast in 4 puntate che tratta il tema del lavoro minorile in Italia, partendo da una visione generale e dai dati del fenomeno, e si concentra sugli aspetti di correlazione con la dispersione scolastica, sulle forme più dannose di lavoro minorile e sul mondo della giustizia minorile.

Il podcast “Non è un gioco”, realizzato in partnership con Will Media - la media company nata con l'obiettivo di ispirare il cambiamento, generando consapevolezza sui grandi temi del nostro tempo - è disponibile su Spotify e su tutte le piattaforme gratuite di streaming. In ogni puntata la giornalista Silvia Boccardi affronta i temi chiave del lavoro minorile mi a partire dalle testimonianze dirette di ragazzi e ragazze, in un dialogo aperto con gli esperti di Save the Children e numerosi ospiti.



[01]
ILO and UNICEF, Child Labour. Global Estimates 2020, Trends and Road Ahead, 2021
[02]  Il lavoro minorile viola il diritto di ciascun minore “di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale” così come sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC, art. 32): www.savethechildren.it/convenzione-sui-diritti-dellinfanzia 
[03] Eurostat EU-27
[04] Sono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia di povertà assoluta (che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e per tipo di comune di residenza). Fonte: Istat, 2022, www.istat.it/it/files//2022/06/Report_Povert%C3%A0_2021_14-06.pdf
[05] www.istat.it/it/files//2022/10/Condizioni-di-vita-e-reddito-delle-famiglie-2020-2021.pdf
[06] Non è un Gioco - Ricerca quantitativa realizzata su un campione probabilistico rappresentativo della popolazione di studenti iscritti al biennio della scuola secondaria di II grado tra dicembre 2022 e febbraio 2023 attraverso la compilazione di 2080 questionari da parte di ragazze e ragazzi di età compresa tra 14 e i 15 anni in 72 scuole campione. https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/non-e-un-gioco
[07] Sono stati esclusi dal computo i piccoli lavoretti domestici, come ad esempio “mettere a posto la stanza”, “apparecchiare la tavola”, “rifare il letto”, “portare fuori il cane”, ecc.
[08] EUROSTAT, Labour Force Survey, 2021
[09] Eurostat (2023), ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/w/DDN-20230526-3
[10]  Il lavoro minorile viola il diritto di ciascun minore “di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale” così come sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC, art. 32): www.savethechildren.it/convenzione-sui-diritti-dellinfanzia 
[11] www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20230524IPR91907/sostenibilita-imprese-frenare-l-impatto-negativo-su-diritti-umani-e-ambiente e ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_22_1145