Il Tas, Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna (o se si preferisce la versione inglese il Cas, Court of Arbitration for Sport), questa mattina ha riammesso il Manchester City alle coppe europee, ribaltando la decisione presa dall'Uefa a febbraio, a causa della quale la squadra allenata da Guardiola era stata esclusa per due stagioni per aver commesso "gravi violazioni" delle norme del Fair Play Finanziario tra il 2012 e il 2016.

Nell'occasione, la società inglese era anche stata multata con una sanzione da 30 milioni di euro. La sanzione è rimasta, ma è stata diminuita a 10 milioni di euro.

Quindi, poiché il City è sicuro di terminare l'attuale stagione di Premier al secondo posto, significa che il prossimo anno potrà disputare la Champions League 2020-21, senza dimenticare che è ancora in corsa per aggiudicarsi la Champions per la stagione 2019-20. 

Per il Tas, le presunte violazioni segnalate dall'Organo di Controllo Finanziario per Club della UEFA non sono state provate o sono cadute in prescrizione, anche se è stato riconosciuto che il Manchester City non ha collaborato alle indagini e per questo motivo è stato multato, anche se in maniera ridotta rispetto a quanto era stato deciso a febbraio.

L'indagine della Uefa era stata avviata in seguito ad uno scoop del settimanale tedesco Der Spiegel che aveva pubblicato dei documenti in base ai quali si dimostrava che il Manchester City avesse aggirato e, pertanto violato, le regole del FPF tramite delle sponsorizzazioni fittizie gonfiate ad arte per far rientrare il cub nei parametri imposti dal regolamento europeo. Ma per il TAS le irregolarità nei contratti di sponsorizzazione stretti dal club negli ultimi anni con società considerate riconducibili alla proprietà, la famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti non sono state provate o sono cadute in prescrizione.