A Palazzo Pirelli si è parlato di come cambierà il nostro modo di vivere e di governare il territorio. Negli ultimi anni il tasso di crescita delle città è stato imponente. Parliamo di un inurbamento costante e progressivo che sta modificando il modo di vivere delle popolazioni del mondo, il nostro modo di abitare, di lavorare, di comunicare.
Nel prossimo futuro questa crescita degli agglomerati urbani subirà una ulteriore accelerazione tanto che una gigantesca ondata migratoria attraverserà i territori e modificherà profondamente la geografia del pianeta. Nelle aree urbane vivrà oltre il 70% della popolazione mondiale, si formeranno megalopoli con oltre 30 milioni di abitanti e di queste la stragrande maggioranza sarà concentrata in Asia ed in Africa. Già nel 2030 le prime 10 città per popolazione potrebbero raggiungere i 285 milioni di abitanti.
Se provassimo ad immaginarle, da un punto di vista spaziale, constateremmo che superano la nostra capacità di comprenderle e sicuramente di attraversarle.
Un cambiamento così impressionante impone di rivedere quelli che sono stati i modelli e le pratiche di gestione e organizzazione dei territori sino ad oggi. Ci costringe a pensare a quali forme di governo saranno utili ad accompagnare un processo di questa portata e se la nostra odierna architettura istituzionale e amministrativa è ancora adeguata a comprendere fenomeni di tale scala.
E questo soprattutto in Europa, dove non troveremo nessuna delle global cities più grandi, ma dove lo sviluppo sembra restituirci comunque una geografia fatta di mega city region in cui svettano Londra, Parigi, il neo asse anseatico transazionale del Nord e la città infinta che da Torino arriva a Mestre passando per Milano.