10 febbraio: l'Italia (sovranista) commemora le vittime di un massacro giustificando Israele mentre compie un genocidio
La presidenza del Consiglio ci informa che "dalle ore 00,01 alle 24,00 del 10 febbraio", la facciata principale di Palazzo Chigi in Piazza Colonna è illuminata con il Tricolore e la scritta “Io ricordo”. Non solo.
Giorgia Meloni, stamani, ha celebrato la ricorrenza del Giorno del Ricordo con un discorso tenuto al Monumento nazionale Foiba di Basovizza. Successivamente, alle ore 13, alla Stazione centrale di Trieste, binario 1, la premier parteciperà all'inaugurazione del Treno del Ricordo.
"Il Treno del Ricordo, un treno storico appositamente allestito con una mostra multimediale, domani 11 febbraio inizierà da Trieste il suo viaggio che toccherà numerose città (Venezia, Milano, Torino, Genova, Ancona, Bologna, Parma, La Spezia, Firenze, Roma, Napoli) per ripercorrere idealmente quello compiuto dagli esuli istriani, fiumani e dalmati, e si concluderà il 27 febbraio a Taranto.Il progetto Treno del Ricordo rientra nell’ambito delle commemorazioni programmate dal Comitato di coordinamento per le celebrazioni del “Giorno del Ricordo, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con decreto del Presidente Giorgia Meloni, con il compito di assicurare un’efficace e coordinata programmazione delle iniziative e delle cerimonie proposte ed organizzate dalle singole Amministrazioni con il coinvolgimento delle associazioni, degli enti e delle diverse realtà della società civile, per la solennità civile del 10 febbraio".
Ma perché, per Meloni, tanto attivismo per gli esuli istriani e dalmati? Perché alcuni di loro, arrivati a Roma, iniziarono a riunirsi in una specie di grotta a Colle Oppio, ricavata tra i ruderi delle antiche Terme di Traiano, che diventò poi la sede simbolo del MSI. Erano i fascisti scampati alle purghe di Tito. Oggi quella sede, tornata in possesso di Fratelli d'Italia, è (o dovrebbe diventare) un museo che celebri la vicenda degli esuli giuliani.
Gli italiani che con il regime fascista avevano occupato e colonizzato Istria e Dalmazia, dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale si trovarono alla mercé della vendetta dei soldati di Tito che ritennero dovuto regolare i conti con i torti del passato ripagando italiani e croati (gli ustascia, in fuga insieme ai loro familiari, a cui gli alleati vietarono e impedirono l'ingresso in Austria) con delle uccisioni di massa, senza distinzioni tra chi fosse stato o meno responsabile di crimini passati. Le foibe furono uno dei mezzi, forse il principale, per compiere dei veri e propri massacri.
Dopo aver ricordato brevemente la storia, facciamo un parallelismo tra l'esodo istriano-dalmata e la nakba palestinese.
L'esodo istriano-dalmata e la nakba palestinese sono due eventi storici avvenuti in contesti geografici e politici del tutto differenti, però presentano sorprendenti parallelismi, visto che entrambi ci raccontano di popoli costretti ad abbandonare le proprie terre a causa di conflitti e persecuzioni.
Nel secondo dopoguerra, l'Istria e la Dalmazia passarono sotto il controllo della Jugoslavia. Le tensioni etniche e le violenze perpetrate contro la popolazione italiana (spiegate in precedenza) portarono ad un esodo di massa. Si stima che circa 350.000 italiani furono costretti ad abbandonare le proprie case e cercare rifugio in Italia.
Nel 1948, in seguito alla proclamazione dello Stato di Israele, circa 700.000 palestinesi furono cacciati o fuggirono dalle loro terre. Questo evento, conosciuto come Nakba ("catastrofe" in arabo), rappresenta una ferita profonda nella memoria collettiva palestinese.
In entrambi i casi, le popolazioni furono costrette ad abbandonare i propri beni.
In entrambi i casi l'esilio ha significato per entrambi i popoli la perdita di una parte importante della propria identità, legata alla terra d'origine e alle sue tradizioni.
In entrambi i casi, sia l'esodo istriano-dalmata che la Nakba hanno causato un trauma collettivo che ancora oggi è sentito dai discendenti di quelle comunità colpite.
In entrambi i casi vi è una rivendicazione del diritto al ritorno e/o al risarcimento di ciò che è stato loro tolto.
Oggi, incredibilmente, nel Giorno del Ricordo si commemorano i caduti di un massacro e il ricordo di quel massacro... proprio mentre si giustifica e si supporta un massacro addirittura peggiore, un vero e proprio genocidio, in corso a Gaza.
E tra coloro che più di altri supportano il massacro a Gaza, vi sono i nazionalisti di Fdi e Lega, eredi del (post) fascismo, che applaudono allo sterminio dei palestinesi, purché fatto rispettando le convenzioni internazionali (come ricorda ipocritamente Meloni): il numero dei palestinesi morti a Gaza (compresi quelli rimasti sotto le macerie) sta arrivando a 40mila.
È un genocidio che dei criminali giustificano, cercando di convincere se stessi, che sia legittimo come atto di difesa dall'attacco subito da Israele il 7 ottobre e sia dovuto al fatto che le milizie palestinesi stiano usando i civili gazawi (prigionieri nella Striscia di israeliani e egiziani) come scudi umani.
Lavare le coscienze con tale livello di ipocrisia è tanto incredibile quanto assurdo, come coloro che pretendono di commemorare il ricordo di un massacro, voltando cinicamente le spalle al genocidio che lo Stato ebraico di Israele sta perpetrando a Gaza e nei Territori occupati.
Secondo il diritto internazionale, non è consentito rispondere ad un crimine compiendo un crimine analogo... nel caso di Israele addirittura peggiore.
Ma che serve, allora, ricordare i crimini del passato se si permette che si ripetano, senza fare nulla per fermarli?