Samuela Sardo protagonista al cinema con “Il Nastro Rosso”
16 ottobre del 1943: il destino di una bambina, Rita, legato ad un nastro rosso; la disperazione di una madre, Marisa Angelini, che prima di consegnarsi alle SS mette in atto un escamotage per salvare sua figlia dalla furia nazista.
Un dramma che si consuma in quei venti minuti indicati nel foglietto giallo consegnato alle famiglie ebree per la deportazione, contenente le istruzioni su cosa portare con sé. Venti minuti per chiudere un’intera vita in una valigia con la consapevolezza del non ritorno, ma la consolazione di aver salvato una figlia.
Sarà proprio quel nastro rosso legato alla treccia della sua bambina a cambiare il destino della piccola Rita. La storia, tratta dal racconto in cento parole, Il Nastro Rosso di Edda Valentini - già premio speciale della giuria al Concorso Letterario Marina di Massa - è la sceneggiatura del cortometraggio, ai suoi ultimi ciak in via dei Coronari a Roma, girato dal regista Andrea Marrari che insieme al suo cast è riuscito a realizzare un film, concentrato di forti emozioni, dove la risata finale della bambina si fa messaggio che consegna alle nuove generazioni la speranza di un mondo migliore.
A vestire i panni di Marisa la talentuosa Samuela Sardo che insieme all’attore Christoph Hulsen interprete straordinario dell’ufficiale tedesco delle SS, alla piccola Carol Fratestefano (Rita) dall’innato talento per la recitazione e ad Annamaria Spalloni, grande attrice anche teatrale, nel ruolo della portiera Clara, costituiscono un cast di grandi interpreti che condivide un amore per il lavoro, amore che rende tutto più prezioso.
Oltre agli attori (casting Vania Arcangeli) un grande contributo lo hanno dato Marco Coretti, fashion designer alla sua seconda esperienza di costumista cinematografico, dopo il debutto con Fedora che gli ha portato fortuna, e Clara Hopf per il trucco. Il film è stato prodotto grazie a tre finanziatori riminesi che si sono appassionati al progetto della concittadina sceneggiatrice Edda Valentini: Manuela Carratta, Tommaso Della Motta, proprietario del locale GraDella, IcaroTV. Il cortometraggio parteciperà alle varie selezioni per concorrere al David di Donatello e ad altri festival anche internazionali.
“Una storia di Shoah dove una donna salva la figlia con un escamotage ma lei viene deportata. L’amore di una madre che nonostante il dramma che sta vivendo riesce a trasmettere leggerezza alla sua bambina coinvolgendola in una sorta di gioco a nascondino, un “gioco” che le salverà la vita. Ho voluto mettere in risalto quell’amore forte ed unico, così speciale che consente alle madri di superare qualsiasi ostacolo. Ho quarant’anni di cinema alle spalle e ho lavorato con Ermanno Olmi, Franco Cristaldi e Gianni Arduini. Dopo il successo del corto Fedora, vincitore di numerosi premi anche internazionali ho deciso di ripetere questa esperienza come regista con l’auspicio che possa diventare un lungometraggio” – ha detto Andrea Marrari. “Ho accettato il ruolo di Marisa perché sapevo che Marrari voleva un’attrice che fosse madre e che quindi ci avrebbe messo qualcosa di suo. Ho una figlia di poco più grande della piccola Rita e questo ha creato una grande empatia con il personaggio. Il film racconta un dramma purtroppo di grande attualità: basta guardare all'Ucraina. Ho lavorato principalmente in televisione e in teatro, ma con Andrea Marrari che viene dalla vecchia scuola, e porta sul set il bagaglio del grande cinema italiano, è stata per me un’esperienza molto importante” – ha dichiarato Samuela Sardo. “Sono tedesco ma ho scelto di vivere a Roma quindici anni fa e di lavorare in Italia perché mi piace. Non è la prima volta che interpreto il ruolo di un ufficiale tedesco ed ho cercato di interpretarlo fuori dagli stereotipi facendo trapelare diverse sfumature non soltanto il lato cattivo. Ho accettato di far parte di questo film perché è importante tenere viva la memoria soprattutto nelle scuole: in quelle tedesche insegnano ai ragazzi a prendere coscienza di quello che la vecchia generazione ha fatto, senza trasmette il senso di colpa ma di responsabilità. Quando nascono delle tendenze xenofobe o razziste nel nostro Paese la risposta del resto della società è abbastanza forte perché è chiaro che non deve più succedere. È un anno denso di soddisfazioni che mi ha dato modo di lavorare su storie, come questa, di grande spessore: ho da poco finito di girare la parte di uno dei protagonisti della seconda stagione del Commissario Ricciardi; prima ancora, a maggio e giugno, ero sul set per il film del regista Maurizio Zaccaro ambientato negli Anni Quaranta, sulla vita di Fernanda Wittgens. Attualmente sono impegnato nelle riprese della serie televisiva La Lunga Notte (produzione Eliseo) che racconta della caduta di Mussolini” – ha concluso Christoph Hulsen.