Ignoranza e demerito: la Scuola non può più attendere
Dati Ocse alla mano, il 20% dei quindicenni italiani ha difficoltà a leggere pagine di giornale o brani scolastici, con errori e incertezze.
Anzi, più precisamente, il 23,3% degli adolescenti italiani ha difficoltà a comprendere un testo scritto e circa il 5% degli alunni in II classe superiore ha un livello di competenze in lettura paragonabile a quello di un ragazzino di prima media.
In altre parole, oltre il 35% degli studenti del secondo anno della scuola superiore ha un livello di competenze in lettura al di sotto del livello accettabile.
E se questo accade per l'Italiano figuriamoci la situazione in Inglese, Matematica e Scienze.
Non sappiamo cosa accadrà alla nostra società mentre i millennials diventano adulti ma una parte di loro è addirittura incapace di comprendere con immediatezza avvisi, cartelli e promemoria.
Ma possiamo rintracciarne le cause e - volendo - intervenire prima che inizi l'anno scolastico, se le carenze nella lettura (e lessicali) dei nostri adolescenti corrispondono a precisi obiettivi formativi che evidentemente sono più o meno sottovalutati e/o elisi.
In Italia, infatti, fin dalla III classe della scuola primaria - per essere promossi alla classe successiva - le Indicazioni Nazionali prevedono che l'alunno dovrebbe saper:
- Leggere testi (narrativi, descrittivi, informativi) cogliendo l’argomento di cui si parla e individuando le informazioni principali e le loro relazioni.
- Effettuare semplici ricerche su parole ed espressioni presenti nei testi, per ampliare il lessico d’uso.
Si tratta - nota bene - di competenze senza le quali l'alunno/a non è messo in condizione di apprendere e approfondire nei libri di testo quanto necessario nelle classi successive e - soprattutto - all'adulto per apprendere un lavoro qualificato. Anzi, addirittura per comprendere e rispettare le norme di sicurezza sul lavoro ...
Infatti, anche nella V classe della scuola primaria - per essere promossi alla classe successiva - le Indicazioni Nazionali prevederebbero come obiettivi:
- Ricercare informazioni in testi di diversa natura e provenienza (compresi moduli, orari, grafici, map- pe ecc.) per scopi pratici o conoscitivi, applicando tecniche di supporto alla comprensione (quali, ad esempio, sottolineare, annotare informazioni, costruire mappe e schemi ecc.).
- Comprendere e utilizzare parole e termini specifici legati alle discipline di studio.
- Utilizzare il dizionario come strumento di consultazione.
Allo stesso modo, nella III classe della scuola media - per essere promossi alla classe successiva - le Indicazioni Nazionali prevedono alcuni obiettivi come:
- Ricavare informazioni esplicite e implicite da testi espositivi, per documentarsi su un argomento specifico o per realizzare scopi pratici.
- Ricavare informazioni sfruttando le varie parti di un manuale di studio: indice, capitoli, titoli, sommari, testi, riquadri, immagini, didascalie, apparati grafici.
- Utilizzare dizionari di vario tipo; rintracciare all’interno di una voce di dizionario le informazioni utili per risolvere problemi o dubbi linguistici.
Come è possibile che almeno un quinto degli attuali quindicenni è arrivato agli studi superiori senza avere le competenze necessarie per comprendere e studiare non solo l'Italiano, ma anche tutto il resto?
Infatti, se ogni anno dalle scuole medie pervengono alle superiori mezzo milione di alunni/e,
- i non ammessi alla classe successiva per un totale eccessivo di assenze sono il 2,7% e, nel complesso, è quasi il 13% che abbandona le scuole
- i licei registrano il 5% di non ammessi alla classe successiva per 'profitto', mentre si arriva al 12% di 'bocciati' nei tecnici e negli indirizzi professionali statali o regionali
- la percentuale di bocciature più elevata si registra tra gli studenti del primo anno scolastico delle superiori (8,1%, circa 40mila studenti, prevalentemente liceali).
In una situazione così incancrenita e allarmante, non sarebbe neanche un gran dibattito quel che c'è da fare: ripristinare i fondamentali, cioè
- l'avanzamento negli studi avviene grazie alle competenze almeno minime necessarie nella classi successive, non su base anagrafica
- verifiche e valutazione sono con prove e criteri nazionali (esami) anziché interni alle scuole, a tutela di alunni e famiglie da carenze locali di organico o di programmazione didattica
- le attività comunali di dopo-scuola integrative o in assistenza domiciliare finalizzano prioritariamente il diritto allo studio al successo formativo e non solo a progetti estemporanei di cittadinanza e/o acculturamento
- la formazione professionale non ha più solo lo scopo di qualificare lavoratori di basso livello, ma è il volano della ristrutturazione e della ripresa regionale e nazionale.
Perché?
Perché per conoscere le leggi come per far proprie le tecniche non basta il racconto orale di un docente in classe o di un comunicatore in tv e sui social.
Non basta un po' di cultura in pillole ed una spunta su qualche test: per collaborare con le leggi e per applicare le tecniche bisogna studiarle, comprenderle e apprenderle.