Ci misero circa vent’anni ma grazie al miracolo economico di Enrico Mattei e alla genialità dell’imprenditoria etica di Adriano Olivetti, negli anni ’70 i politici decisero che il diritto costituzionale alla salute era da considerare un bene pubblico da tutelare, per questo decisero di inserire nel bilancio dello Stato la spesa per i farmaci. A una degna iniziativa corrispose una deviazione. Infatti i medici incominciarono a prescrivere quantitativi smodati di prodotti, moltissimi inutili, spinti dagli incentivi offerti loro dalle multinazionali produttrici che videro innalzarsi rapidamente e vertiginosamente i loro profitti; le farmacie incominciarono a riempirsi di clienti che uscivano con borse piene di medicinali che venivano accumulati in casa e poi eliminati senza alcuna precauzione, talvolta disperdendoli nell’ambiente: se sin dall’inizio fossero stati prescritti solo farmaci essenziali per malattie gravi a coloro che disponevano di un reddito basso non si sarebbe sviluppato un malcostume del genere che ha inciso negativamente sul debito pubblico. D’altra parte anche i partiti avevano scoperto che la sanità poteva essere un ottimo affare anche per loro: un mare di posti di lavoro offerti in cambio di voti ad una massa di arrangiati provenienti da un sistema scolastico reso scadente dalle scelte politiche (sistema scolastico utilizzato come parcheggio per le nuove generazioni per non lasciarli in mezzo alla strada; titoli di studio regalati, 18 politico, ecc.), inoltre molto personale infermieristico fu il risultato di sanatorie: tutta questa decadenza ha rappresentato la fortuna politica di personaggi che tutt’ora vengono votati ad occhi chiusi. Nelle strutture ospedaliere venivano effettuati interventi inutili e talvolta dannosi da chirurghi senza scrupoli per aumentare le loro entrate allo scopo di soddisfare i loro lussi e spesso vizi costosi come il gioco d’azzardo e relazioni impegnative; molti economi speculavano sulle forniture; gli addetti ai servizi interni svuotavano le dispense e i magazzini per utilità private; venivano acquistate attrezzature mediche costosissime e lasciate macerare negli scantinati ovviamente con queste operazioni venivano nutrite le catene alimentari che orbitavano sia nell’ambiente ospedaliero che politico, gradualmente i due settori si fusero perché molti medici divennero anche politici (l’ospedale di Bracciano fu un’autentica pietra dello scandalo e lo è tutt’ora!).
Passano gli anni, ma per gli appetiti della partitocrazia e dei suoi accoliti la sanità pubblica non bastava, per meglio sfruttare la situazione occorreva sviluppare una sanità privata ovviamente “finanziata” con denaro pubblico altrimenti il gioco non valeva la candela. I medici che occupano posti nella sanità pubblica operano anche nella sanità privata dando vita ad una distorsione dove i cittadini comuni ormai sono costretti da decenni a rivolgersi al sistema privato per avere un trattamento “di qualità” e veloce: attraverso un sistematico sabotaggio del servizio pubblico gli stessi operatori sanitari alimentano i loro affari nel sistema privato: il servizio pubblico è stato sistematicamente rallentato o addirittura bloccato per convogliare esami importanti e urgenti verso il privato e questo scandalo è stato e continua ad essere tollerato.
La pandemia ha drammaticamente evidenziato questo fenomeno distorsivo, infatti solo gli ospedali pubblici dispongono dei reparti di rianimazione in quanto costosissimi perché oltre alle attrezzature, aree riservate necessitano di personale altamente specializzato: alla sanità privata non conviene investire grosse somme in questa tipologia di servizi in quanto, all’occorrenza, i clienti privati dispongono di corsie preferenziali nelle strutture pubbliche, per questo un utente comune deve aspettare mesi per effettuare un esame specialistico particolare e costoso tipo tac e risonanze magnetiche con liquidi di contrasto e altri esami particolari. È ormai consuetudine che la sanità pubblica venga arbitrariamente sfruttata a vantaggio della clientela privata da medici che operano in entrambe le strutture. Non è raro che gli anziani ricoverati nelle RSA private vengano trasportati nei pronto soccorso per effettuare degli esami particolarmente costosi, con questo espediente vengono scaricati sul servizio pubblico spese che dovrebbero gravare sui gestori, per questo gli utenti bisognosi di un soccorso d’urgenza vengono “consigliati” di rivolgersi al servizio privato quando hai una grave distorsione, una sospetta frattura o altri problemi che non comportano rischi di denuncia per omesso soccorso: personalmente sono stata testimone diretta di un tale scandalo recandomi durante un giorno festivo presso il pronto soccorso dell’ospedale locale, nella sala d’attesa vi ero solo io e un’altra persona, dopo ore di attesa durante la quale arrivavano numerose ambulanze a sirena spenta e scaricavano nelle sale interne del pronto soccorso degli anziani dove dovevano effettuare degli esami che richiedevano molte ore, questo l’ho captato tra un parente in attesa e l’infermiera di turno che era uscita per informarla che tutto procedeva bene ma occorreva aspettare molto tempo. Inoltre avevo realizzato che il medico di turno era fuori dal pronto soccorso e conversava al cellulare passeggiando. Vista la situazione me ne sono ritornata a casa e ho dovuto provvedere il giorno successivo rivolgendomi al privato: non ho potuto attivare la pratica di infortunio con la mia assicurazione perché si deve presentare un certificato di pronto soccorso pubblico.
Per puro disinteresse e mancanza di senso di responsabilità sono stati trascurati i piani pandemici considerandoli non essenziali perché era improbabile che si potesse verificare un fenomeno del genere invece l’imponderabile è accaduto e i responsabili di tale mancanza non sono stati neanche blanditi da una critica figuriamoci parlare di assunzione di responsabilità!
Questa mentalità è stata trasmessa all’origine proprio dall’insano rapporto instaurato dalle multinazionali del farmaco con i medici e gli amministratori del servizio sanitario nazionale: non è il mantenimento della buona salute dei cittadini un buon affare ma la malattia cronica se aggiungiamo uno smodato uso di esami radiologici costosi e il più delle volte inutili che bloccano il buon funzionamento del servizio pubblico il gioco è fatto: guadagnano miliardi a spese di pazienti generati da un sistema che non fa più prevenzione. Faccio un esempio: l’ipertensione è molto diffusa ma il medico di base non ne ricerca le cause prescrive subito un farmaco ipotensivo. Questo tipo di farmaco produce effetti collaterali gravi che con il tempo compromettono la funzionalità renale, digestiva, cardio-circolatoria, niente paura! Il buon dottore prescrive farmaci per lo stomaco, per i reni e per il cuore e chi più ne ha più ne metta: si vedono persone che fanno colazione pranzo e cena con le pillole e che con il tempo presentano segni di forte intossicazione, niente paura! Vengono prescritti farmaci disintossicanti. Se traduciamo in spesa pubblica per la catena di disgrazie prodotta dall’uso di farmaci a causa dei gravi effetti collaterali la cifra è da capogiro perché non si fa più prevenzione come invece fanno gli operatori sanitari degli altri paesi europei dove la preparazione del personale medico è accuratissima, vi è etica professionale e cura della salute del cittadino e dell’interesse dello Stato.
Diamo uno sguardo concreto al fenomeno prendendo in esame la relazione della Corte dei Conti in merito al ddl Bilancio 2022, in particolare gli articoli 96 e 97 che dispongono l’aumento dei tetti di spesa farmaceutica sia convenzionale che ospedaliera che sistematicamente vengono superati, la cifra per il primo semestre dell’anno scorso ammonta da ben 11,8 miliardi di euro, denaro che esce dalle tasche dei contribuenti. Vi siete mai chiesti come mai il prezzo dei farmaci è quasi doppio che negli altri paesi europei? È per pura speculazione! Nonostante ciò la spesa farmaceutica è mostruosa e deve essere sostenuta da coloro che lavorano e pagano imposte e tasse.
Con il sistema payback si è cercato di far ripianare ai produttori dei farmaci lo scostamento dai tetti previsti dalla legge di bilancio annuale per la spesa dei farmaci venduti nelle farmacie e per il 50% per i farmaci usati negli ospedali versando l’eccedenza alle Regioni ma se il consumo convenzionato è quasi in pareggio grazie al payback al 100%, quella ospedaliera è in pesantemente in deficit.
L’attuale premier con la sua manovra avallata da una maggioranza preoccupata solo di sopravvivere politicamente ha stabilito un aumento dei tetti di spesa per i prossimi tre anni decurtando di 200 milioni di euro i fondi che le Regioni avrebbero percepito tramite il payback nel 2022. In termini pratici alcune Regioni avrebbero superato del 7% lo sforamento dei tetti previsti per la spesa convenzionata che normalmente è alla pari. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica ospedaliera nel primo semestre è già sopra il tetto di 1,5 miliardi e si prevede a fine anno raggiunga circa 3 miliardi.
Se la legge di bilancio prevede il meccanismo del payback per le forniture ospedaliere, la controparte fa orecchie da mercante quando si tratta di versare alle Regioni il dovuto infatti vi sono contenziosi a non finire contro Aifa: facendo i conti della serva, per l’anno 2019 le case farmaceutiche hanno versato alle Regioni 757,2 milioni contro 1,36 miliardi con una perdita pe i cittadini di 604 milioni di euro, i contenziosi in atto vanno a finire in accordi nei quali è sempre il cittadino che ci rimette, non solo, oltre a non pagare il dovuto alla PA attualmente con i vaccini stanno facendo soldi a palate.
Il buon Draghi cosa si è inventato per ovviare a questo “inconveniente”? Nelle passate leggi di Bilancio i governi aumentavano i tetti solo se le case farmaceutiche avessero pagato il dovuto allo Stato, d’ora in poi il versamento del dovuto è lasciato all’arbitrio dei debitori e ai loro avvocati. Tale situazione si riverbera pesantemente sui cittadini infatti nei bilanci delle Regioni compaiono come crediti esigibili e in base a tali crediti deliberano di erogare i servizi sanitari che in realtà non hanno reale copertura finanziaria in questo modo si crea un buco di bilancio che deve essere comunque ripianato, come? Tagliando i servizi sanitari ai cittadini.
Ecco come vengono tutelati gli interessi dei cittadini! Il debito pubblico viene sempre più aggravato da simili atteggiamenti. Come mai negli altri Paesi europei la situazione è diversa? È diversa perché sono diverse le persone che curano gli interessi generali, è diversa perché vi è una coscienza civile sia nelle guide che nei cittadini. Com’è stato speso il finanziamento di 20 milioni di euro per mettere a punto un vaccino anti Covid italiano? Non ci sono più fondi, non c’è un vaccino e soprattutto non c’è chi dovrebbe andare a chiedere conto di una simile situazione.
Ma la vera follia è voler trasformare l'Italia in un paese con una economia di servizi quando i servizi sono un indotto dell'economia produttiva e non il contrario. Quando questi giullari parlano di riconversione ecologica del sistema economico, industriale e futuro per i giovani ci stanno trattando da "scemi del villaggio": hanno lasciato che la Francia ci "scippasse" la progettazione e la produzione delle auto elettriche e, con l'ultimo trattato firmato da Macrone e Draghi, anche la produzione aerospaziale ecco perché è stato affondato nel Mediterraneo il prototipo del drone armato e l'esemplare perfezionato l'hanno "donato" agli arabi.