Politica

Giorgia Meloni celebra il nazionalismo ai Global Citizen Awards

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla Cerimonia di conferimento del Global Citizen Awards dell'Atlantic Council, a margine dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Cos'è l'Atlantic Council? Una dei tanti think tank a stelle e strisce che sotto nomi altisonanti, a supporto di altrettante altisonanti attività fa attività di lobbying ad alto livello. Ufficialmente "promuove la leadeship americana e gli accordi internazionali basati sul ruolo centrale della comunità atlantica nell'affrontare le sfide del XXI secolo"... qualunque cosa voglia dire. Da sottolineare, inoltre, che fa parte di un'altra organizzazione, l'Atlantic Treaty Association ( ATA ) che riunisce leader politici, accademici, funzionari militari e diplomatici a sostegno della NATO (pur non essendo in alcun modo collegata ad essa).

E i Global Citizen Awards? Sono riconoscimenti che vengono assegnati annualmente dall'Atlantic Council a personalità che hanno dato "contributi eccezionali e distintivi al rafforzamento delle relazioni transatlantiche".

E quali sono le personalità politiche che quest'anno sono state premiate insieme a Giorgia Meloni? Il ghanese Nana Akufo-Addo e il greco Kyriakos Mitsotakis... un trio di nazionalisti, populisti e nepotisti... o come si dice di questi tempi, gente dedita all'amichettismo!

Stabilito di cosa stiamo parlando, adesso veniamo a ciò che Meloni ha detto nell'occasione.

Visto che che si premiavano dei nazionalisti, "la" premier non ha potuto fare a meno - giustamente - di celebrare il nazionalismo:

"Non so se nazionalismo sia la parola corretta, perché spesso richiama dottrine di aggressione o di autoritarismo. So, però, che non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole e concetti come Nazione e Patriottismo, perché significano più di un luogo fisico; significano uno stato d'animo a cui si appartiene condividendo cultura, tradizioni e valori. Quando vediamo la nostra bandiera, se ci sentiamo orgogliosi, significa che sentiamo l'orgoglio di far parte di una comunità e che siamo pronti a fare la nostra parte per migliorarne le sorti.Per me, l’Occidente è più di un luogo fisico. Con la parola occidente noi non definiamo semplicemente i Paesi che hanno una specifica ubicazione geografica, ma una civiltà costruita nei secoli con il genio e i sacrifici di moltissimi. L’Occidente è un sistema di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e liberi, e quindi i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo stato è laico e basato sullo stato di diritto.Vi chiedo e mi chiedo: sono valori dei quali dovremmo vergognarci? Sono valori che ci allontanano dagli altri o che ci avvicinano agli altri?Come l’Occidente, penso che abbiamo due rischi da contrastare. Il primo è quello che uno dei massimi filosofi europei contemporanei, Roger Scruton [un piccolo promemoria per chi, giustamente, non conoscesse il massimo filosofo europeo Scruton, ndr], definiva oicofobia, dal greco oikos, casa, e fobia, paura. . Oicofobia significa l’avversione verso la propria casa. Un disprezzo montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa.Il secondo rischio è il paradosso per cui, se da un lato l'Occidente si guarda dall'alto in basso, dall'altro pretende spesso di essere superiore agli altri.Il risultato? Il risultato è che l’Occidente rischia di diventare un interlocutore meno credibile. Il cosiddetto Sud Globale chiede maggiore influenza. Nazioni non più soltanto emergenti ma ormai largamente affermate collaborano autonomamente tra loro. Le autocrazie guadagnano terreno sulle democrazie, e noi rischiamo di sembrare sempre più una fortezza chiusa e autoreferenziale.In Italia, per invertire questa rotta, abbiamo deciso di lanciare il Piano Mattei per l’Africa, per esempio, un modello di cooperazione su base paritaria per costruire un nuovo partenariato a lungo termine con i Paesi africani. Perché, sì, le crisi si moltiplicano nel mondo, ma ogni crisi nasconde anche un'opportunità, in quanto richiede di mettersi in discussione e di agire.Dobbiamo soprattutto recuperare la consapevolezza di quello che siamo. Come popoli occidentali, abbiamo il dovere di mantenere questa promessa e di cercare la risposta ai problemi del futuro avendo fiducia nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano....Esiste una narrativa a cui i regimi autoritari tengono molto. Si tratta dell'idea dell'inevitabile declino dell'Occidente, dell'idea che le democrazie non riescano a dare risultati. Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai fan dell'autoritarismo, lasciatemi dire molto chiaramente che difenderemo i nostri valori. Lo faremo.Il Presidente Reagan una volta disse: “Soprattutto, dobbiamo renderci conto che nessun arsenale, o nessuna arma nell'arsenale del mondo, è così formidabile quanto la volontà e il coraggio morale degli uomini e delle donne liberi. È un'arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno”.Non potrei essere più d'accordo. La nostra libertà e i nostri valori, e l'orgoglio che proviamo per essi, sono le armi che i nostri avversari temono di più. Non possiamo quindi rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo che possiamo fare ai regimi autoritari.Quindi, in fin dei conti, il patriottismo è la migliore risposta al declinismo.Difendere le nostre radici profonde è la precondizione per raccogliere frutti maturi. Imparare dai nostri errori del passato è la precondizione per essere migliori nel futuro. Vorrei citare anche Giuseppe Prezzolini, forse il più grande intellettuale conservatore nell’Italia del Novecento: diceva che “chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha imparato le lezioni del passato”.Noi sappiamo come affrontare le impossibili sfide che quest’epoca ci mette di fronte solo quando impariamo dalle lezioni del passato. Difendiamo l’Ucraina perché abbiamo conosciuto il caos di un mondo nel quale prevale la legge del più forte. Combattiamo i trafficanti di esseri umani perché ricordiamo che secoli fa abbiamo combattuto per abolire la schiavitù. Difendiamo la natura e l’umanità, perché sappiamo che senza l’opera responsabile dell’uomo non è possibile costruire un futuro più sostenibile.Tentiamo, mentre sviluppiamo l’intelligenza artificiale, di governarne i rischi perché abbiamo combattuto per essere liberi e non intendiamo barattare la nostra libertà in cambio di maggiore comodità. Noi sappiamo leggere questi fenomeni perché la nostra civiltà ci ha regalato gli strumenti per farlo.Il tempo nel quale viviamo ci impone di scegliere cosa vogliamo essere e quale strada vogliamo percorrere. Possiamo continuare ad alimentare l’idea del declino dell’Occidente, arrendendoci all’idea che la nostra civiltà non abbia più nulla da dire, né rotte da tracciare. Oppure possiamo ricordarci chi siamo, imparare anche dai nostri errori, aggiungere il nostro pezzo di racconto a questo straordinario percorso, e governare quello che accade intorno a noi, per lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Il che è esattamente la mia scelta.E mi piace pensare che il motivo per cui mi avete scelto per questo illustre premio è che condividete questa scelta".

Traducendo il richiamo a Prezzolini, in pratica, Meloni ci ha detto che lei conserva le idee (si fa per dire) del suo statista di riferimento che in gioventù non si vergognava a citare in pubblico, Benito Mussolini, cercando di applicarle stando bene attenta a non commettere gli errori del passato. Quello che Meloni non dice pubblicamente e che invece sta mettendo in atto, è banalmente il concetto di fascismo rivisto nel dopoguerra da Arturo Michelini, segretario del MSI. Niente di più, niente di meno.

Meloni parla di democrazia e di libertà, perché non conosce il senso della vergogna e non pone limiti alla sua arroganza.

In Italia l'informazione è al servizio dei partiti e di aziende che operano nell'editoria solo come leva per contrattare con le istituzioni i propri interessi nelle attività su cui fanno profitti.

Il governo Meloni, non appena è entrato in carica, ha promosso inasprimenti di pena, inventandosi pure nuovi reati, e adesso vuole licenziare una legge in cui chi protesta rischia quasi il carcere a vita (non è uno scherzo), in modo da impedire qualsiasi forma di dissenso, mentre abolisce reati che sono da sempre spia di comportamenti criminali... persino riconducibili alla mafia. 

Cita poi il propagandistico piano Mattei, che è solo una scatola vuota. Infatti, per finanziarlo, l'Italia dovrebbe essere la Cina... ma quella di qualche anno fa! Ma l'Italia non è la Cina, perché non solo non ha i soldi per finanziare il cosiddetto piano Mattei, ma non li ha neppure per ristorare chi ha subito i danni di un'alluvione. E non bisogna neppure dimenticare che i pochi fondi destinati alla cooperazione li ha pure ridotti per tappare altri buchi di bilancio... E poi va per il mondo a strombazzare che lei vuole salvare l'Africa!

Si potrebbe poi parlare del multicultiralismo e delle origini dell'Europa che Meloni, poverina, dimostra di non conoscere... ma sarebbe come sparare sulla croce rossa. Ma chi ha il senso della pietas, di cui Meloni non conosce neppure l'esistenza, non spara sulla croce rossa.

Autore Carlo Airoldi
Categoria Politica
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