La cronaca ci regala quasi ogni giorno squallide storie di violenza che interessano le donne.

Molti programmi televisivi ci raccontano storie di “delitti annunciati”, esiste una buona bibliografia sulla violenza sulle donne fino all’estremo “femmicidio”, si discutono leggi e si  pensa a tavole rotonde e giornate dedicate.

Il “femminicidio” è una parola alla quale ci siamo quasi abituati, coniata per indicare tutte le forme di violenza verso la donna in quanto “donna” per annientare la libertà di espressione, di vita sociale e di comportamento, anche se attualmente è  spesso usata solo per forme estreme di violenza .

La società, non solo in Italia ma in tutto il mondo, ha “concesso” diritti e libertà  alle donne solo da pochissimi anni.

La donna è sempre stata identificata nei secoli come soggetto diverso dal maschio e in situazione di inferiorità, non solo fisicamente, ma anchesul piano sociale, giuridico e politico.

Conosciamo la storia delle donne nelle varie epoche. La donna data in sposa, la donna obbligata a non frequentare i luoghi dei maschi, la donna che non poteva uscire da sola , la donna che doveva essere praticamente subalterna se non succube dell’uomo, sia esso padre, marito fratello o tutore.

Saltando almeno gli ultimi 1900  anni giungiamo in Italia al 1919 anno in cui con il decreto di Vittorio Emanuele III , “Le donne sono ammesse , a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengono alla difesa militare dello Stato secondo la specificazione che sarà fatta con apposito regolamento ”.

Il diritto al voto anche se già richiesto nei primi anni dell’800 divenne una realtà solo dopo la guerra.

Infatti, le donne in Italia esprimono il loro voto solo dal 1945 e solo negli anni '60 la donna conquistò il diritto di libero accesso a tutte le cariche pubbliche e successivamente furono abolite altre discriminazioni. Questa breve descrizione dei secoli passati deve farci meditare su una cosa importante: la donna si trascina migliaia di anni di storia nella quale la sua posizione era di “sottomessa” o perlomeno di soggetto in secondo piano rispetto all’uomo. Velocemente e giustamente ha acquisito in meno di un secolo e forse molto più rapidamente negli ultimi anni, posizioni che seppure dovute e giuste, non sono state “digerite o diciamo metabolizzate” da grande parte del sesso maschile.

Questa non può essere una giustificazione al “femminicidio”, ma è un tentativo di analisi ad ampio respiro del fenomeno sociale.

Molti maschi non hanno accettato il fatto che le donne oggi siano libere tanto quanto gli uomini , vivano da adolescenti le stesse passioni e libertà degli uomini, siano libere di fare scelte e di prendere decisioni importanti, possano confrontarsi liberamente con il mondo circostante, avere le proprie passioni e le loro storie.

Oggi molte donne occupano posti importanti nella vita sociale, sono nell’esercito, guidano aerei e hanno “libertà di espressione”.

Tutte queste cose così belle purtroppo creano in alcuni uomini uno stato di “perdita di potere”, alcuni uomini non riescono ad accettare alcune posizioni assunte dalle donne, non riescono a digerire l’abbandono, non riescono a sopportare il “no”.  

Molti uomini che hanno commesso violenza contro una donna raccontano del proprio “raptus”, si difendono parlando di follia momentanea,  ma molti episodi non sono questo, sono vere e proprie azioni premeditate, vere e proprie vendette e punizioni che spesso coinvolgono anche altri famigliari e figli. Come possiamo giustificare l’uso dell’acido per sfigurare il volto, del coltello, della benzina?

Questi uomini si sentono umiliati e frustrati dalle decisioni o dai comportamenti delle donne. La psicologia del femminicidio non è cosa facile da descrivere... ha una sua complessità. Quello che preoccupa maggiormente, però, è la frequenza con la quale esso si verifica. Oggi sembra aumentare e spesso leggiamo di “branco”, violenze di gruppo inspiegabili e compiute da ragazzi anche adolescenti. Frequenti sono episodi di filmati intimi che vengono con molta facilità fatti girare sui social da uomini delusi... anche girare un filmato intimo entra nella “libertà” di una donna che può decidere cosa  far vedere, cosa  nascondere ad altri o rendere pubblico.

Certamente bisogna analizzare altri fattori che non sono meno importanti. Innanzitutto esiste una palpabile generale tendenza alla violenza  che è evidente nella nostra società, specialmente negli ultimi decenni .

Vorrei senza inimicarmi nessuno, puntare il dito verso i programmi televisivi e film vari che troppo spesso propongono a nuove e vecchie generazioni episodi di violenza che passano come segnali di “eroicità”. Troppo diffusi sono tra le nuove generazioni e in parte sono divenuti  pure “status simbol” anche di adulti, i videogiochi  improntati a violenza, percosse e altro.

Insomma a mio parere il fenomeno “femminicidio” è un miscuglio di comportamenti che spesso vengono ritenuti normali!

Una specie di frontiera tra realtà e gioco, tra  ciò che è lecito e ciò che è illecito. Ascoltando alcune dichiarazioni sembra che molti non abbianola percezione della gravità di alcuni comportamenti.

Gli ultimi decreti legge sul femminicidio hanno inasprito alcune pene e hanno cercato di spezzare la catena che conduce a fatti estremi.  Penso che una forte virata possa però ottenersi solo con una “prevenzione Primaria” , incentivando in qualsiasi modo e  realmente tutte le forme di  azione intese a diffondere comportamenti diversi nel rapporto uomo donna. Incentivare la formazione di operatori che possano intervenire nei vari centri di ascolto e specialmente presso scuole e istituzioni varie. Bisogna concordare una linea educativa che deve essere trasmessa  ai giovani e alla popolazione tutta.

In realtà con l’ultimo decreto sembra che ci sia questo orientamento sperando  che sia perseguito con forza e con determinazione da tutte le forze Politiche. La violenza esercitata dagli uomini sulle donne ha come radici ancestrali. Attualmente, in un momento di “crisi Maschile” e di crisi di educazione alla non violenza e all’amore e al rispetto per gli altri, alcuni uomini per riproporsi esprimono e ripropongono schemi di sottomissione e relazionali che non esistono e non devono esistere  più. La difficoltà e la fragilità di non accettare abbandoni, la difficoltà di accettare una donna in modo diverso da come la vorrebbero, fa crollare spesso il loro mondo immaginario, patriarcale, originando l'orribile “femminicidio”.