La liberazione di Patrick Zaki è stata annunciata da Mohamad Abdelaziz, deputato che in seno al Parlamento egiziano ricopre il ruolo di sottosegretario alla commissione per i Diritti Umani: 

Il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ... usa i suoi poteri costituzionali ed emette un decreto presidenziale che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer, in risposta all'appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche"...

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha commentato così la grazia a Patrick Zaki:

"Eravamo arrivati oggi in piazza della Rotonda a Roma con un forte senso di angoscia, che adesso si sta trasformando in grande emozione.È importante che questo provvedimento di grazia sia arrivato. Non cancella una condanna ingiustificata nei confronti di Patrick Zaki, ma lo rende libero e speriamo che a questa decisione si accompagni l’abolizione del divieto di viaggio.I tre anni e mezzo che Patrick ha perso in questo incubo giudiziario non glieli restituirà nessuno, però, di fronte alla prospettiva che avevamo poche ore fa di vederlo in carcere per altri 14 mesi, questo è un cambiamento importante. Auspichiamo che, anche se non conosciamo i dettagli del provvedimento, ci sia la possibilità per Patrick di recuperare la piena libertà e tornare a Bologna. Inoltre, è importante ricordare che ci sono molte persone assolte che non possono lasciare l’Egitto, quindi speriamo che questo provvedimento possa essere esteso anche a loro.Ringraziamo la società civile che ha dimostrato un grande sostegno a Patrick nella manifestazione a Bologna e i tanti parlamentari che hanno preso posizione in queste ore. Naturalmente, anche il governo per le dichiarazioni di ieri e oggi che hanno spinto il cambiamento".
D'altra parte, per l'altro Zaki, Mohamad, comandante in capo delle forze armate e ministro della difesa e della produzione militare sarebbe stato imbarazzante continuare a rifornirsi d'armi dall'Italia - così come per il nostro ministro della Difesa Crosetto inviargliele - senza nulla concedere al nostro Paese, considerando Zaki ormai mezzo italiano per aver studiato a Bologna e perché il suo caso aveva finito per essere associato a quello - seppur meno tragico per ovvi motivi - di Giulio Regeni.

Immancabile l'intestazione della liberazione di Zaki da parte di Giorgia Meloni che, interrompendo gli improrogabili impegni istituzionali che le hanno impedito di partecipare alla fiaccolata organizzata a Palermo in memoria di Borsellino, ha trovato il tempo per registrare il seguente "punto stampa":