Sono gli Stati Uniti a registrare il più alto numero di decessi da Coronavirus. Nel pomeriggio di Pasqua sono arrivati a 22.073 i morti, secondo quanto comunicato dalla Johns Hopkins University. Pur se in leggero calo, gli incrementi giornalieri sono sempre elevati: 2.108 venerdì, 1.520 sabato, 1.514 domenica.

Di fronte ad una situazione tanto drammatica, la prima preoccupazione del presidente Trump è quella di negare ogni responsabilità e di difendersi dall'accusa, rivoltagli dall'opposizione e dai media, di aver a lungo ignorato tutti gli avvertimenti degli esperti. In uno dei suoi soliti tweet ha definito la stampa corrotta, rinfacciandole di averlo criticato, insieme ai democratici, quando decise di bloccare gli arrivi dalla Cina.


Secondo quanto riportano i media, già a fine gennaio gli esperti lo avrebbero messo in guardia, parlando chiaramente della possibilità di centinaia di migliaia di morti in tutto il paese. Trump li ha semplicemente ignorati e fino all'inizio di marzo ha dichiarato pubblicamente che per gli Stati Uniti il virus non sarebbe stato un problema.

In un articolo pubblicato sabato scorso, è il New York Times a criticare aspramente il presidente per aver impiegato troppo tempo a rendersi conto della gravità del rischio e per non avere reagito tempestivamente, preoccupandosi soprattutto delle conseguenze che l'adozione di misure restrittive avrebbe avuto sull'economia.

Ma ormai anche gli scienziati non mancano di criticare pubblicamente Trump. Fra questi anche Anthony Fauci, che fa parte del team di esperti incaricati di contenere la diffusione del contagio ed è il principale consigliere del presidente su questioni sanitarie. Lo ha fatto in un'intervista rilasciata domenica alla CNN. Quando il moderatore, Jake Tapper, gli ha chiesto come mai il presidente si sia attivato solo alla metà di marzo, quando già a febbraio era stato informato della possibile diffusione del virus e della sua gravità, Fauci ha dovuto ammettere di non essere sempre ascoltato: "Deve sapere, noi ci focalizziamo solo su questioni sanitarie. Su queste diamo dei consigli. Spesso i nostri consigli vengono accolti, ma qualche volta no. Le cose stanno così. Siamo sempre alle solite."

Fauci, che è anche a capo dell'Istituto Nazionale di Sanità, ha aggiunto:"Se, già all'inizio, avessimo chiuso tutto, ora il quadro sarebbe un po' diverso. Ma allora ci fu una grossa resistenza di fronte ad un passo simile."


Ma la CNN è andata ancora più a fondo e ha dato voce ad una persona che fa parte dell'amministrazione Trump e, per ovvie ragioni, ha preferito tutelarsi dietro l'anonimato. Secondo quanto ha riferito, scienziati di primo piano avrebbero consigliato l'urgente adozione di misure di distanziamento sociale, già alla terza settimana di febbraio, come ha scritto lo stesso New York Times. Il primo caso di Coronavirus negli Usa era stato scoperto il 20 gennaio a Seattle. Tuttavia, la Casa Bianca ha emanato le direttive da adottare per il distanziamento sociale solo il 16 marzo.

Ma, nonostante tutte le critiche per il modo in cui ha gestito la crisi, Trump pensa già a ripartire e vuole far tornare al più presto il paese alla normale operatività. A partire da martedì, comincerà a riunirsi un comitato di esperti che dovrebbe consigliarlo sui passi da compiere in questa direzione.

Ci sono, tuttavia, molte resistenze ed esitazioni. Gli scienziati chiedono che venga fatto un maggior numero di test su tutta la popolazione. Fino ad oggi ne sarebbero stati fatti più di due milioni, ma, al momento, risulta non esserci una disponibilità sufficiente a far fronte a tutte le richieste. 

I governatori degli stati di New York e del New Jersey,  Andrew Cuomo e Phil Murphy, cui si è unito anche il sindaco della città di New York DeBlasio, sostengono che è indispensabile fare dei test a tappeto su tutta la popolazione. Cuomo chiede anche un maggiore coinvolgimento del governo federale e fa presente la necessità di una ristrutturazione della sanità pubblica, che proceda di pari passo con una strategia economica che ne garantisca la sostenibilità.