La Siria vuole liberare Idlib dagli insorti, ma un attacco su larga scala causerebbe una catastrofe umanitaria
Idlib è una città che si trova nel nord della Siria, a 50 km. a sud-ovest di Aleppo e a circa 20 km. dal confine turco.
Secondo quanto riportato dai media, il governo siriano, che ha già comunque iniziato a portare degli attacchi anche facendo uso dell'aviazione, sarebbe intenzionato ad attendere fino al 10 settembre prima di lanciare l'assalto finale alle ultime postazioni degli insorti che combattono il presidente siriano Bashar al-Assad, ormai asserragliate a Idlib e nei territori attigui a quella provincia.
Ma in quell'area, oltre ai ribelli, sono presenti anche 3 milioni di civili. L'inviato delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, ha invitato il presidente della Russia Vladimir Putin e quello della Turchia Tayyip Erdogan a fare pressione su Assad perché fermi l'attacco.
Un'opinione condivisa anche dal generale del corpo dei Marine Dunford che, oltre ad auspicare un dialogo tra turchi, siriani e russi, ha suggerito che l'unica strategia possibile al momento per evitare una catastrofe umanitaria è rappresentata da operazioni mirate e non certo su larga scala che, come conseguenza, non potrebbero che causare una catastrofe umanitaria.
Secondo il generale Dunford i militanti a Idlib sarebbero tra i 20mila e i 30mila, e neppure lui sarebbe a conoscenza del piano programmato dalla Siria per costringerli ad abbandonare quella roccaforte, aggiungendo che un attacco, senza alcuna cautela, potrebbe causare tra i civili un numero di morti quantificabile nell'ordine delle centinaia di migliaia.