Il silenzio sull'argomento da parte del Movimento 5 Stelle è più rumoroso di un'esplosione. Il Movimento che ha sempre detto che a far da guida alla propria esistenza in politica, oltre all'onestà e al rispetto per la legalità, vi era anche il rispetto per gli elettori nel mantenere le promesse a loro fatte durante la campagna elettorale, è venuto meno a uno dei suoi principi.

Il via libera al Tap nel Salento annunciato dal premier Conte - i leader grillini non hanno nemmeno avuto il coraggio di metterci la faccia - è l'ennesima promessa mancata dai 5 Stelle in Puglia, dopo il via libera dato all'Ilva. Ma se sull'impianto siderurgico non vi era una presa di posizione netta, sul proseguimento dei lavori a terra per il gasdotto Tap, il Movimento 5 Stelle aveva decisamente detto che nel caso fossero andati al Governo, quell'opera sarebbe stata fermata.

E lo aveva ribadito pure poco tempo fa lo stesso Alessandro Di Battista, indicando nel Tap un tema su cui il Movimento si giocava la propria credibilità.

Ed è lo stesso Di Battista, adesso, a dimenticarsi di ciò che aveva detto e promesso, pure lui, in campagna elettorale, pubblicando su Facebook nelle scorse ore un post in cui annuncia come problema per l'America Latina il proliferare delle chiese evangeliche in quel continente... sarà!

Ma certo è che il via libera alla Tap in Salento è anche un problema per il Movimento 5 Stelle, come hanno dimostrato gli attivisti che oggi si sono dati appuntamento nei pressi di San Foca per bruciare e strappare tutto quello che avevano a portata di mano e riguardasse il Movimento 5 Stelle.

Come già accennato, l'imbarazzo dei grillini è tale che nessuno dei loro principali esponenti parla della questione Tap sul proprio profilo social, dove invece si inviano post di tutt'altro argomento, continuando ad esaltare il lavoro che finora sarebbe stato fatto dal movimento.

L'imbarazzo deve essere totale da parte di Di Maio e soci che hanno preferito ignorare il problema non sapendo come spiegare il loro dietrofront che, va da sé, verrà pure loro rinfacciato dalle opposizioni ogni volta che dovranno affrontare un dibattito.


E a proposito dell'abborracciata spiegazione data sabato da Di Maio, che ha dichiarato presunte penali fino a 20 miliardi di euro in casdo di stop all'opera, è arrivato il video dell'ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che ha parlato di menzogna e conseguenti dimissioni da parte di Di Maio, in relazione alla sua dichiarazione di sabato:


Inoltre, in base alla trasparenza sempre propagandata da Di Maio e dagli altri 5 Stelle, perché il capo politico grillino questa volta non ha organizzato una diretta video su Facebook, sbandierando i documenti redatti e firmati dai suoi predecessori dove avrebbero concordato delle penali in relazione alla dismissione dell'opera?

Di Maio non si ricorda dello "spettacolo" organizzato insieme a Toninelli in occasione dell'annuncio in cui il Governo avrebbe stracciato il contratto del cosiddetto Air Force Renzi, dichiarando che il Movimento mantiene le proprie promesse agli elettori?

E adesso perché non ha ancora mostrato i documenti?