Grecia e Austria hanno registrato un vertiginoso aumento quotidiano di contagi e decessi a causa della pandemia e nel giro di una settimana l'uno dall'altro hanno scelto la via del lockdown totale, tenendo aperte solo le attività indispensabili. Una scelta che Israele aveva già preso un mese e mezzo fa e adesso, dai 9mila casi registrati il 30 settembre è passata ai 208 casi del 14 novembre e dal picco dei 47 decessi dell'8 ottobre è passato ai 3 di ieri.
Al contrario, negli Stati Uniti, non c'è una strategia a livello federale in relazione alla pandemia e il numero di nuovi casi in un giorno è aumentato di ben 5 volte rispetto a quello del picco registrato in primavera, mentre il numero dei decessi si attesta intorno al 50% dei picchi di aprile. Nelle ultime ore, visto questo aumento incontrollato, molti Stati americani hanno iniziato ad imporre alcune restrizioni.
In Europa, Regno Unito, Francia, Spagna e Germania hanno scelto di entrare in lockdown, ma senza chiudere le attività produttive e tenendo aperte parzialmente le scuole. Di questi Paesi solo la Francia, al momento, ha registrato una significativa riduzione dei contagi.
L'Italia, invece, ha scelto la strada del lockdown a macchia di leopardo, penalizzando soprattutto le attività commerciali, mentre anche per le zone rosse rimangono comunque aperte tutte le attività produttive e le scuole primarie.
A questo punto c'è da chiedersi, visto l'esempio di altri Paesi, se non sarebbe stato meglio chiudere tutto da metà ottobre fino alla fine di novembre in modo da abbassare, per certo ed in maniera sensibile, la curva dei contagi.
Con scuole e fabbriche aperte, anche considerando che in Italia nei nuclei familiari sono spesso presenti persone anziane, è difficile credere che ospedalizzazioni e decessi, nelle prossime settimane potranno ridursi drasticamente.