"Dopo 70 giorni di guerra non vogliamo sentir parlare di armi sempre più pesanti, ma di una svolta decisa per un negoziato. Servono soluzioni diplomatiche per mettere fine al conflitto. È giusto e doveroso che il Parlamento possa esprimere un chiaro indirizzo e che il Governo lo ascolti".

Così si è espresso il presidente dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, sulla questione invio armi all'Ucraina, chiedendo al premier Draghi di riferire in aula sull'argomento. Ma il premier, per canali non ufficiali, ha fatto sapere di aver altro da fare, per il momento... a partire dal viaggio a Washington dove il 10 maggio ha in agenda un incontro con Biden.  Di armi a Kiev, pertanto, Draghi riferirà in Parlamento solo il 19 maggio, in un "question time" dove è prevista la sua presenza.

La richiesta di Conte fa seguito ad un'audizione presso le commissioni Difesa di Camera e Senato del ministro della Difesa Guerini che nel suo intervento ha dichiarato che l'Italia continuerà a supportare l'Ucraina nella sua difesa dall'aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda, precisando che si tratta di munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo.

Considerando tali dichiarazioni e il supporto militare all'Ucraina in ambito Nato, entrambi molto al limite del trattato atlantico e della Costituzione per quanto riguarda l'impegno militare del nostro Paese, qualche precisazione in merito da parte del presidente del Consiglio, in special modo al leader del maggior partito che ad oggi sta supportando il governo, non è certo una pretesa assurda. Ma così deve essere sembrata a Palazzo Chigi.

Anche secondo altri, però, le parole di Guerini non sono sembrate tanto normali.

"La Segreteria nazionale ANPI esprime preoccupazione per i contenuti dell'audizione del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini nelle commissioni riunite di Camera e Senato. L'ammissione dell'invio in Ucraina di dispositivi militari, sia pur a cortissimo raggio, in grado di colpire postazioni in territorio russo contraddice l'auspicio di concrete e urgenti iniziative di negoziato condotto dall'UE che oramai da più parti e sempre più frequentemente viene manifestato. L'annunciato invio di nostri soldati sotto l'egida della NATO in Ungheria e Bulgaria è un elemento di ulteriore preoccupazione e di accrescimento della tensione internazionale. Il ministro Guerini ha altresì comunicato che la dottrina militare russa prevede l'utilizzo di armi nucleari seppure abbia aggiunto: “Credo che sia prevedibile che non vengano utilizzate”.Tutto ciò conferma l'inquietante escalation in corso la cui prima vittima è il popolo ucraino, e porta ad un accrescimento dei pericoli per la sicurezza nazionale del nostro Paese, oltre che per la pace nel mondo. È sempre più indifferibile una seria iniziativa contro la guerra ed un'ampia mobilitazione popolare con questo obiettivo. L'ANPI è impegnata in tal senso".

Biden, Johnson... e pure la sempre misurata von der Leyen adesso non parlano più di difesa, ma di vittoria dell'Ucraina nella guerra imposta dalla Russia. Persino uno sprovveduto non può non ammettere l'esistenza di un'escalation in atto nel conflitto che, inevitabilmente, ha finito per coinvolgere anche il tipo di armamenti da utilizzare.

Stando così le cose, chiarire al Parlamento quale sia il ruolo attuale dell'Italia in questa guerra e fin dove, in base alle circostanze, tale ruolo potrà o dovrà estendersi non è una pretesa peregrina da parte di Giuseppe Conte... considerando che Draghi, Costituzione alla mano, non è il padrone del Paese e che l'Italia, almeno per il momento, è ancora una Repubblica parlamentare.