Mi trovo nel mezzo, qualche volta, non spesso, ma qualche volta sì. Quel mezzo che vorrebbe farmi rispondere le parole che graffiano il cuore. E poi decido invece di mettere dietro le spalle le stanchezze inutili che non danno sollievo, se gli do retta. Allora tutto torna ad andare bene, tutto torna ad essere avvolgente e consolante e gli effetti collaterali, che ci sono anche se faccio finta di niente, li ripongo nel cassetto. Non mi faccio disturbare più di tanto. Provo a indossare un bel decolté ma stamattina proprio non funziona, ho bisogno di scarpe più comode che facciano finta, insieme a me, che vada tutto bene. Il mal tempo mi aiuta a non essere proprio fuori linea. E poi penso: ma se anche fossi fuori linea? La linea di chi? Sto comoda: questa è la linea giusta. E vado avanti tra un inciampo e l’altro, semplicemente scavalcando gli ostacoli. I pensieri arrivano, è inevitabile, li discuto, li affronto, li scompongo come si fa con uno spartito per il pianoforte e così diventano tanti piccoli “movimenti”, ognuno più facile.
E poi mi chiedono: quando finisci la chemio?
Domanda facile e difficile.
Mai! E speriamo mai! Noi del Campo Largo, siamo così, sempre in chemio. Non abbiamo il tunnel, abbiamo dovuto inventare la nostra realtà, dipingerla di bello, viverla con destrezza, respirarla con tutto il fiato che abbiamo in corpo. Non averne paura. Noi del Campo Largo siamo così.
Ma chi siamo?
Siamo le metastatiche. Io del cancro all’ovaio, quello del quale non si parla quasi mai e non si dicono mai i sintomi ai quali dobbiamo stare attente. Quello chiuso nella bolla del silenzio. Avvolto nella timidezza di dire, insegnare, far conoscere a tutte le donne a cosa stare attente.
Siamo quelle che hanno bisogno sempre di una nuova chemio: più forte, più potente, più mirata; ogni volta che quella che stiamo facendo non funziona più.
Siamo quelle che nell’oggi vivono il presente e tutto il futuro: perché sognare è gratis e vivere è bellissimo.
Campo Largo. Questo luogo immaginario mi è venuto in mente un giorno per caso, proprio pensando al tunnel che non ho, che non ho mai avuto, e in tante non abbiamo. E non solo del cancro all’ovaio anche del cancro al seno. E se non ho il tunnel non ho nemmeno la luce. E allora che fare? La penna parte e gioca di fantasia.
Avevo bisogno di un luogo dove sentirmi, vedermi, immaginarmi vivere la mia vita. Nonostante… E lei, la penna, ha giocato con me. E così ho trovato il mio luogo immaginario dove posso affrontare e vivere il mio oggi.
Il mio Campo Largo, dove posso mettere quello che voglio durante il trascorrere delle stagioni, dove la luce è padrona del giorno e il buio accarezza e consola nel suo silenzio. Anche di quello abbiamo bisogno: le parole si fermano, i pensieri rallentano, i timori si nascondono sopraffatti dalla nostra forza.
Ma perché è difficile rispondere alla domanda… Ho timore di spaventare, di togliere la speranza, di far conoscere una strada troppo difficile.
Nessuna strada è troppo difficile.
Chiamiamola strada, e già diventa meno difficile.
E allora rispondo, pensando bene, cercando le parole giuste per trasmettere la forza e il coraggio. Il mio credere nel domani, il mio sorriso, il mio stupore che catturo in ogni gesto mi abbracciano forte. E vado avanti, non mi fermo!
Abbi cura Di te
Luisanda Dell’Aria
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