Milano, si finge magistrato entra in carcere ma viene smascherato
Si è presentato come un procuratore, ma era solo un ladro. Così ha tentato di entrare in carcere per assistere a un'udienza preliminare, sperando di influenzare il giudice a favore del suo complice. Ma il suo piano è fallito miseramente, perché è stato scoperto dal vero pm e dal gip, che lo hanno fatto arrestare. È la storia incredibile di un italiano di 62 anni, protagonista del clamoroso tentativo messo in atto ai danni del sistema giudiziario e carcerario.
Tutto è accaduto la settimana scorsa nella casa circondariale di San Vittore a Milano, dove era prevista un'udienza per furto aggravato. Insieme all'imputato, un uomo di 45 anni, si è presentato anche il suo presunto avvocato, un legale di 38 anni. Ma non erano soli. Con loro c'era anche il finto procuratore, che agli addetti alla sicurezza ha detto di essere un magistrato. Quando gli hanno chiesto il tesserino, ha risposto di averlo dimenticato a casa. Sulla sua carta di identità, alla voce professione, era indicata quella di magistrato.
Ma il suo bluff non è durato a lungo. All'arrivo del gip e del vero pm, il 62enne ha iniziato a sudare freddo. Il giudice, infatti, si è accorto subito che non lo conosceva e ha chiesto alla polizia di verificare la sua identità. Così è emerso che in realtà si trattava di un coimputato nel processo in questione per furto, sottoposto ai servizi sociali all'Uepe e privo di qualsiasi titolo per partecipare all'udienza in carcere. Il Tribunale di Sorveglianza ha disposto la revoca della misura alternativa e il 62enne è stato portato in carcere.
Ma qual era il suo scopo? Secondo gli investigatori, il finto procuratore avrebbe cercato di entrare in carcere per aiutare il suo complice, forse fornendogli delle informazioni o delle prove false, o magari cercando di intimidire il giudice o il pm. Un tentativo audace, ma anche ingenuo, visto che non aveva neanche il tesserino e che il suo nome non era presente nell'elenco dei magistrati in servizio. Un caso che fa sorridere, ma che fa anche riflettere sulla sicurezza e sul controllo degli accessi nelle strutture penitenziarie.