Come la Chiesa cerca di giustificare le affermazioni di Ratzinger sul '68 come causa della pedofilia tra i preti
Il Corriere della Sera, qualche giorno fa, ha pubblicato in esclusiva per l'Italia, un articolo che il Papa emerito, Benedetto XVI, ha scritto proponendo un'analisi su come è nato e si è diffuso il problema degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, che verrà pubblicata dal mensile tedesco Klerusblatt.
«Il mio lavoro - scrive Ratzinger - è suddiviso in tre parti. In un primo punto tento molto brevemente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni '60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un'assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.
In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa situazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti.
Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta risposta da parte della Chiesa.»
Come avrà poi modo ulteriormente di precisare, Ratzinger imputa la pedofilia della Chiesa come un prodotto della rivoluzione sessuale del '68.
Come la Chiesa ha tentato di giustificare il testo del Papa emerito? In questi termini, iniziando con l'affermare che quello di Ratzinger non è un testo analitico vero e proprio, ma si tratta di appunti, note che non pretendono essere complete né conclusive.
Quindi, ciò dovrebbe spiegare e giustificare che "in relazione a tali eventi e alla loro storia manchi una prospettiva sistemica e una conseguente identificazione di responsabilità a vario livello", come anche il fatto che non si faccia quasi per nulla riferimento alle vittime, o non sia sottolineato quanto denunciato dallo stesso Bergoglio in relazione al legame tra abuso di potere e di coscienza, alla cultura dell'abuso e della sua copertura, al fenomeno del clericalismo…
Pertanto, se da una parte non si può fare a meno di confermare che gli abusi non sono certo stati causati dal clima di permissivismo sessuale legato al '68, dato che c'erano anche in precedenza, come non vedere anche una conseguenza di quanto avvenuto a cavallo degli anni '60 e '70 in quello "stile di mediocrità che progressivamente ha tolto passione ed entusiasmo pure alla vita del prete"?
Secondo alcuni, nella Chiesa, all'analisi di Ratzinger va concessa una credibilità che "merita chi a suo tempo ebbe il coraggio di cambiare radicalmente un certo approccio clerical-difensivo al problema".
Secondo Ratzinger, negli anni '60 la pedofilia sarebbe stata considerata come permessa e anche conveniente, perché contemporaneamente in quel periodo si registra "il collasso delle vocazioni sacerdotali" e "l'enorme numero di dimissioni dallo stato clericale", insieme al "collasso della teologia morale cattolica che inizia a cedere a tentazioni relativiste. "Secondo certa teologia - osserva Ratzinger - non poteva esserci nemmeno qualcosa di assolutamente buono né tantomeno qualcosa di sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c'era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio".
Per Benedetto XVI, per quanto lui ricordi, la pedofilia sarebbe "divenuta scottante solo nella seconda metà degli anni '80" e in un primo momento è affrontata in modo blando e con lentezza, garantendo in particolare i diritti degli accusati rendendo quasi impossibili le condanne, riconoscendo però che da parte della Chiesa si verificarono dei ritardi nell'affrontare il problema che "dovevano essere evitati". E per tale motivo - ha dichiarato Ratzinger - "Papa Francesco ha intrapreso ulteriori riforme".
Le parole di Ratzinger e quelle della Chiesa che cerca di mettere una toppa alla toppa imbarazzante proposta dal Papa emerito per spiegare il perché della pedofilia tra i preti sono una dimostrazione della difficoltà del mondo ecclesiastico nel sapersi rapportare ai cambiamenti della società e nel modo di pensare della gente.
Ratzinger sembra ancora voler credere che sia possibile che i fedeli accettino tutto ciò che la gerarchia della Chiesa dica loro e che non abbiano alcuna capacità nel valutare quanto venga loro proposto. Sull'altro versante, sebbene la Chiesa di Francesco cerchi di voltare pagina rispetto alla Chiesa del Papa emerito, si trova costretta a non poterlo fare in modo netto e deciso, finendo pertanto, e probabilmente suo malgrado, nel continuare a generare ipocrisia e confusione, oltre che sconcerto in coloro che nutrivano una qualche speranza di cambiamento.