Più la criticano sia opposizioni, e questo è anche lecito e naturale, e sia talvolta, anche se magari indirettamente, qualche alleato un po' volubile, e questo certamente è meno lecito e naturale, più la premier sembra uscire rafforzata sia all'interno del paese e sia all’estero.

All’interno la Meloni e il suo partito sembrano davvero inarrestabili come dimostrato anche a questa ultima tornata elettorale, malgrado gli attacchi duri e diretti rivolti a lei e ai suoi uomini più vicini (come la querelle Donzelli Del Mastro e soprattutto l’assurdo e finto scoop della Stampa di Massimo Giannini sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovan Battista Fazzolari, smentito dopo poche ore dagli stessi protagonisti, creando non poco imbarazzo al direttore della testata). Il voto se possibile è andato meglio di quanto si potesse prevedere, considerando che il vero rischio poteva essere quello di umiliare i propri alleati, che certamente avrebbero potuto crearle problemi, in caso di crollo verticale dei propri consensi.

All’estero invece paradossalmente, le affermazioni di Berlusconi su Zelensky, all’uscita del seggio, hanno anch’esse rafforzato la sua postura, considerando che è stato lo stesso PPE a prendere le distanze dal leader di Forza Italia, liberando così il campo per la prossima probabile alleanza tra il gruppo europeo dell’Ecr e il Ppe per le prossime decisive elezioni europee del 2024.

Inoltre questa affermazione sembra avere praticamente messo fuorigioco l’anziano leader anche all’interno della stessa Forza Italia, che sempre meno sembra tollerare le troppe gaffe e stranezze del vecchio fondatore.

Giorgia Meloni, alla faccia dell’isolamento, a cui secondo la narrazione della solita stampa e della opposizione sarebbe uscita dal Consiglio europeo isolata, mentre la realtà parrebbe assai differente, considerando le grandi difficoltà in cui versa Macron, indicato come il suo grande rivale, al suo interno e un sempre meno convincente Olaf Scholz in Germania.

Gli Stati Uniti, non a caso in questo momento, guardano come alleato tra i più affidabili in Europa, proprio alla Polonia di Morawiecki, il cui partito è fedele alleato dell’Ecr europeo, di cui Giorgia Meloni è presidente. Non solo per la sua naturale collocazione territoriale, così vicina al campo di battaglia, ma anche per la sua completa e ortodossa posizione anti Putin, fin dall'inizio, proprio come quella tenuta dal partito della premier fin dai primi giorni del conflitto, mentre altri partiti ancora oggi vivono un conflitto assai acceso di fronte alla stessa.

La prospettiva a cui lei e il suo fidatissimo ambasciatore alla Ue, Raffaele Fitto, che ha consolidati e solidissimi rapporti anche all’interno dei vertici dei popolari, a cui è appartenuto per anni, stanno lavorando da mesi, è quella appunto di arrivare ad un alleanza tra conservatori ed europei per avere una solida maggioranza di centrodestra al prossimo parlamento europeo. Ecco perché gli attacchi che arrivano concentrici e da più parti non sembrano scalfire più di tanto la sua autorevolezza e il suo consenso sia all’interno che a livello internazionale.

La luna di miele come si definiscono i primi cento giorni di ogni nuovo governo sembra continuare, malgrado alcuni inciampi e difficoltà che sono comprensibili, visti la difficilissima situazione internazionale ed interna e le naturali aspirazioni dei singoli partiti che compongono qualsiasi coalizione di governo.

Tutto sembra giocare a favore della premier, che di suo sta mettendo impegno dedizione, volontà risultati e concretezza sia sulle tante questioni delicate che ha ereditato sul fronte economico e sia sulla politica estera, che in questi ultimi anni è stata forse uno dei talloni d'Achille di tutti i governi via via succedutesi. La premier italiana insomma sta dimostrando nei fatti quello per cui soprattutto il 25% degli italiani l’ha votata.

E tutto questo le viene anche riconosciuto da molti organi di stampa internazionale, ultimo in ordine di tempo, l’autorevole New York Times, che elogia il suo agire, scrivendo in una sua corrispondenza da Roma come "alcuni temono ancora una svolta autoritaria, ma Giorgia Meloni ha sorpreso molti mostrando una vena pragmatica da quando è salita al potere. Ora l'Europa non sa cosa fare".

Insomma una vera e propria benedizione da parte di un giornale, che certo non si può definire conservatore e che ancora una volta mette in mostra come anche oltreoceano, la nostra premier sia vista con sempre maggiore attenta ed interessata curiosità, ed è forse è anche questo che sta facendo letteralmente impazzire Emmanuel Macron, il cui suo goffo intervento di mediazione con Putin un anno fa, non è stato ancora perdonato a Washington.