E adesso il Governo promette di metter mano ai decreti sicurezza... ma come e quando?
La questione migranti, anche lasciando da parte Salvini e la sua becera propaganda, rimane ed è da risolvere, come dimostrano i continui arrivi di barche e barchini dal Nord Africa. Inoltre, si moltiplicano i casi di imbarcazioni alla deriva nel Mediterraneo centrale senza che per giorni nessuno presti loro soccorso.
Questo un nuovo caso:
Come intende intervenire il Governo Conte?
Per il momento, solo con un'intensa attività diplomatica della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese che, nelle ultime due settimane, dopo aver visitato Libia e Tunisia, venerdì si è incontrata con l'omologo francese, Gérald Darmanin, con cui ha concordato la necessità di portare in Europa posizioni comuni sulla questione migranti, anche in merito ai rimpatri, a partire dall'accordo di Malta.
All'attività diplomatica della Lamorgese si dovrebbe affiancare anche una altrettanto incalzante attività politica sul fronte interno, nell-intento di risolvere il problema dell'accoglienza. La soluzione, di per sé, sarebbe molto semplice e banale: si tratterebbe di cancellare i decreti sicurezza di Salvini.
Ma l'intervento sui decreti sicurezza è atteso da un anno, e da un anno il Governo non ha fatto nulla: né per cancellarli, né per limitarli.
Il motivo? Perché nella foga di competere con la propaganda leghista, i 5 Stelle, durante l'esperienza di governo gialloverde, hanno contribuito a dar man forte a Matteo Salvini sulle politiche anti-migranti , dai respingimenti in mare ai decreti sicurezza.
In merito al rinvio a giudizio del segretario della Lega per la vicenda Open Arms, il Movimento Cinque Stelle afferma che "i fatti dicono che la sua azione fu un'iniziativa assolutamente personale. Nei giorni della vicenda Open Arms si era già aperta la crisi di governo voluta dal leader della Lega con la presentazione di una mozione di sfiducia al presidente Conte. Erano, per intenderci, i giorni del Papeete e dei pieni poteri. Salvini ha agito per un suo convincimento politico".
Sarà come dicono i 5 Stelle, ma quando si tratta dei decreti sicurezza, i grillini di destra guidati da Di Maio non sembrano voler cambiare le norme "porcata" pretese dal loro ex alleato a partire dal 2018. In quel caso il convincimento politico di Salvini sembra aver coinciso con quello di Di Maio. Ad onor del vero, ci sarebbero anche i grillini di sinistra - almeno quelli non ancora fuggiti o espulsi dal Movimento - che fanno capo al presidente della Camera, Roberto Fico, e si dichiarano disponibili a rivedere quei decreti. Ma all'interno del Movimento, finora non sembrava esserci stata una sintesi condivisibile da entrambe le correnti.
Con che risultato? Che Zingaretti, ed alcuni all'interno del PD come Matteo Orfini, hanno iniziato a scalpitare, visto che l'abolizione o la riforma dei decreti sicurezza erano uno dei punti sollevati dai dem nel momento dell'adesione al nuovo governo.
Ieri sera, però, ci sarebbe stata la svolta, con il Pd che ha comunicato di aver raggiunto sull'argomento un'intesa tra i gruppi di maggioranza, definendola una buona notizia per l'Italia.
"Grazie al lavoro di tutti e del Ministro Lamorgese - ha dichiarato Matteo Mauri, vice ministro dell'Interno - vengono azzerati gli effetti negativi dei decreti Salvini, che hanno generato più illegalità e meno sicurezza. E sarà garantita più integrazione e vera sicurezza per tutti".
Come? E soprattutto, quando? Sono ancora questi i due punti, non del tutto secondari, su cui, nonostante il presunto accordo raggiunto, ufficialmente non è stato fatto sapere alcunché!
Comunque, per i soliti bene informati, l'intesa dovrebbe cancellare le multe milionarie alle ONG, anche se rimarrebbero pesanti sanzioni per le navi che entrassero in acque italiane senza permesso, mentre sarebbe ripristinata l'iscrizione all'anagrafe per i richiedenti asilo a cui, nuovamente, verrebbe concessa anche la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per protezione umanitaria.
E visto che ormai siamo ad agosto, il tutto sarà rimandato a settembre... nella speranza che non ci siano problematiche più urgenti di cui il Governo debba occuparsi.