Cgil, Cisl e Uil nei giorni scorsi avevano annunciato una campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro per informare e confrontarsi sugli incontri in atto con il Governo sui temi della previdenza e del mercato del lavoro, in relazione al varo della prossima legge di Bilancio.

Dopo le anticipazioni fornite dal governo sulla manovra, rispetto alla richiesta avanzata dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil - Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo - di un incontro per parlare dei principali temi in campo, nessun segnale in proposito è arrivato da parte del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

Mentre le prime assemblee a sostegno della piattaforma per il cambiamento della finanziaria 2018 stanno iniziando a svolgersi, a partire dalla Toscana, il segretario della Cgil Camusso ricorda che "la manovra non affronta i problemi di previdenza e sanità. Non staremo fermi in attesa di un incontro che non arriva."

Meno attendista la posizione della Fiom che durante l’assemblea generale riunita all’hotel Eurostars Roma Aeterna al Pigneto, il 23 ottobre ha approvato con 165 favorevoli e 14 astenuti un documento che lancia un percorso di mobilitazione, fino anche allo sciopero generale, per cambiare la manovra nel corso del dibattito parlamentare per l’approvazione della legge di bilancio.

In questi termini si è espresso in proposito il sindacato di corso Trieste: "Questa è una condizione necessaria per costruire un’iniziativa che duri nel tempo, in grado di cambiare lo stato delle cose facendo anche i conti con la fase politica condizionata dalla conclusione di questa legislatura. L’assemblea generale della Fiom considera preoccupante la crescente crisi delle istituzioni democratiche nazionali ed europee.

Questa crisi della democrazia è anche frutto della crisi economica e sociale prodotta dalle politiche di austerità. E’ necessario cambiare la manovra di bilancio presentata dal governo Gentiloni in piena continuità con il governo Renzi.

La conferma della riforma Fornero, il Jobs Act e la buona scuola consolidano e aumentano le disuguaglianze, rese ancora più insopportabili proprio negli anni della crisi.

In particolare, non vengono affrontati né i problemi della previdenza né della sanità, con un conseguente ulteriore indebolimento di pilastri dello Stato sociale; non vengono messe in campo misure per allargare e difendere un lavoro con diritti, né compiute scelte per politiche industriali innovative."