Dovevano effettuare un'operazione di routine per la pulizia di un forno interrato, utilizzato per la lavorazione di materiale metallico. Tre lavoratori sono morti ed uno è ricoverato in gravissime condizioni. Anche se l'inchiesta lo dovrà stabilire con certezza, le morti sono state probabilmente causate dall'intossicazione provocata dall'azoto utilizzato nelle lavorazioni.
L'incidente è avvenuto nell'azienda Lamina, in via Rho a Milano, che si occupa della produzione di acciaio e titanio.
Come purtroppo già avvenuto anche in passato, due lavoratori sono scesi nel forno per effettuare le attività programmate e si sono sentiti male. Gli altri che erano a supporto si sono subito calati per aiutarli e, anche loro, hanno subito la stessa sorte. All'arrivo del 118, le loro condizioni erano già disperate e così due sono morti, poco dopo il trasporto, per arresto cardiaco all'ospedale di Monza e al Sacco di Milano, un terzo è morto qualche ora dopo. Gravissime, invece, le condizioni del quarto dipendente.
Un incidente come tanti dovuto alla fatalità, al caso? Può darsi. Ma è difficile non pensare che una parte di quanto accaduto non sia invece da attribuirsi anche alle nuove norme sul lavoro. Commentatori e opinionisti parlano dei dati relativi alle morti sul lavoro come peggiori di quelli causati da una guerra, di media dimensione, tra i militari di un esercito in campo. Oppure, fanno notare che i morti per terrorismo cui venono dedicate così tanto risorse da molti Paesi in tutto il mondo sono inferiori rispetto alle morti per lavoro in Italia. Forse, qualcosa non torna.
Esiste una responsabilità da parte di qualcuno? Nell'incidente avvenuto a Milano, sarà la magistratura a stabilirlo. A livello generale non si possono non ricordare però le nuove norme sul lavoro pensate proprio per ridurre drasticamente garanzie, diritti e rappresentanza sindacale, precarizzando "tutti" i contratti dei nuovi assunti. E questo, secondo Matteo Renzi ed il Pd, favorirebbe la sicurezza sul lavoro?
A questo bisogna anche aggiungere il fatto che il peggioramento della situazione economica non ha certo incentivato le aziende ad investire in formazione e sicurezza, non dotando così i lavoratori degli strumenti più adatti o più aggiornati per operare in modo adeguato in luoghi di lavoro anche molto pericolosi.
Nel 2016, l'Inail pubblicava il resoconto degli infortuni sul lavoro dopo un anno dall'attivazione del Jobs Act. Il numero di denunce relativo a nuovi infortuni era calato, mentre invece era in aumento il numero dei morti sul lavoro. Un dato in controtendenza. Nessuno ha ipotizzato che la precarizzazione del lavoro possa aver diminuito le garanzie anche a salvaguardia della sicurezza dei lavoratori che, per mantenere il posto, evitano di denunciare piccoli infortuni. Ma questo non toglie che aumentino i pericoli che possano poi causare anche la perdita di vite umane.
Invece di preoccuparsi di fake news e no-vax, perché chi può essere responsabile di quanto sta accadendo non si è posto finora queste semplici domande?