Secondo Nicola Gianinazzi, il sistema può aver favorito gli abusi. "Ma non si diventa 'perversi sessuali' a causa di 'condizioni esterne' con le quali si entra in contatto nella maggiore età. Il ruolo del prete favorisce l'omertà".
Concorda con le tesi dello studioso il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati
Il sistema della Chiesa cattolica, con il celibato dei preti, può aver favorito in un certo senso gli abusi. Lo pensa lo psicoterapeuta e teologo di formazione Nicola Gianinazzi, membro di comitato dell’Associazione svizzera delle psicoterapeute e degli psicoterapeuti, interpellato da La Regione per cercare di capire cosa c'è dietro al fenomeno, purtroppo emerso con chiarezza, degli abusi nel mondo clericale.
Che ruolo hanno celibato e castità? Non bastano, ovviamente, a comprendere i terribili fatti compiuti. "Credo che queste premesse giochino più un ruolo nell’attirare determinati candidati, piuttosto che nell’originare in loro un disturbo della sessualità. In altre parole, non si diventa ‘perversi sessuali’ a causa di ‘condizioni esterne’ con le quali si entra in contatto nella maggiore età. Più differenziato deve essere il discorso riguardo ai seminari minori, molto comuni in passato, dove già da bambini si veniva educati come piccoli preti", è l'opinione di Gianinazzi.
"Ignorare il discorso della sessualità ha sicuramente giocato un ruolo importante, anche se non determinante. Oggi credo – e spero – che almeno in parte e in qualche forma i candidati siano entrati in contatto con alcuni aspetti di questa sfera. Come dicevo, l’educazione e la formazione hanno un ruolo secondario, favorente senza dubbio, ma non causano la perversione in prima istanza. Si tratta piuttosto di un sistema che ha favorito gli abusi, predisponendo poi anche in alcuni casi delle vittime a perpetrarne a loro volta".
Certamente la sacralità con cui venivano visti i preti, soprattutto anni fa, ha favorito una sorta di omertà. "Quella tra celibato, fiducia e silenzio è una combinazione ‘esplosiva’ che alimenta l’omertà e il senso di colpa, già altrimenti così presenti nelle vittime".
Rende attenti, ancora una volta, sulle pesanti conseguenze che subire un abuso ha su giovani e non, con problematiche psichiatriche emerse anche a distanza di anni, invocando prevenzione e controlli, non solo in ambito ecclesiastico, e vuole fare un distinguo: "Non credo giovi a nessuno correlare qualsiasi forma di omosessualità alla pedofilia e all’abuso. Sono due piani distinti e vanno mantenuti tali".
Fonte: ticinolibero.ch