È intrigante immaginare che, affacciandosi da una nuvola celeste, il regista Sergio Leone rivolga per qualche istante il suo sguardo alle odissee terrestri e, vedendo americani, inglesi e francesi lanciare i loro missili “nuovi, belli ed intelligenti” sulla Siria, gli venga voglia di abbozzare la sceneggiatura di un nuovo spaghetti-western dal verosimile titolo: “C’è ancora il Farwest”.

Dopo l’incondizionato successo di “C’era una volta il West”, di certo anche questo “C’è ancora il Farwest” farebbe furore ma … purtroppo Sergio Leone non è più tra noi.

Questa volta per scrivere il copione non sarebbe neppure necessaria la vivace creatività di Leone e Donati, basterebbe infatti rifarsi alle cronache che sono sotto gli occhi di tutti.

Un copione che si riproporrebbe come il più abusato dei déjà-vu.

È stato sufficiente ancora una volta, infatti, far sì che una semplice voce desse vita ad un dubbio perché la sindrome collettiva della giustizia fai da te, di cui sono affetti molti statunitensi, traducesse il dubbio in certezza.

Era già accaduto nel 2003 quando il dubbio che Saddam Hussein potesse dotarsi di armi di distruzione di massa, inducesse la CIA a costruire prove artefatte per consentire a George W. Bush di dare il via alla operazione “Iraq Freedom”.

Anche allora Bush millantò l’utilizzo di “bombe intelligenti”, però sotto le sue bombe intelligenti, secondo studi pubblicati da Lancet, sarebbero rimasti uccisi oltre 120.000 civili tra cui migliaia di donne e bambini, mentre in conflitto e per attentati avrebbero persa la vita anche 4.900 militari, di cui 33 italiani.

Nel luglio 2003, infatti, il governo Berlusconi si era accodato agli USA e con l’operazione “Antica Babilonia” aveva inviato in Iraq un contingente di circa 3.200 uomini che, sotto il comando britannico, si era insediato nel sud del paese con base a Nassiriya. 

Fatto sta che dopo nove anni di guerra gli ispettori OPCW, la CIA e la FBI dovettero ammettere di non aver trovate in Iraq tracce delle supposte armi di distruzioni di massa, a conferma che si era trattato solo di un pretesto per attaccare Saddam Hussein come ha riconosciuto bellamente lo stesso Paul Wolfowitz, il paladino della cosiddetta “guerra preventiva”.

In questi giorni con il copia ed incolla ci viene riproposta la nuova iniziativa di stelle-e-strisce: il lancio di missili sulla Siria motivato dalla presunzione che Bashar Hafiz al-Asad potrebbe aver usate armi chimiche contro la popolazione civile a Douma.

Il presidente Emmanuel Macron per giustificare la partecipazione francese a questa azione di guerra, ha asserito con sicumera di possedere le prove dell’attacco con i gas da parte di Assad, prove che però monsieur Macron non ha esibite neppure all'ONU.

Ancora una volta dunque, senza alcuna certezza, ma semplicemente basandosi su voci e dubbi ,Trump, Macron e Theresa May hanno ordinato alle loro unità navali di mettere in atto un attacco al territorio siriano con il rischio di infiammare ulteriormente le tensioni in un’area già percorsa da conflitti e scontri insanabili.

Comunque da ieri gli ispettori OPCW sono a Douma per cercare le prove del presunto attacco con i gas.

La tracotanza di chi si intestardisce ad agire con l'assurda logica della giustizia fai da te, e continua a comportarsi come se il mondo fosse un farwest nel quale imporre la propria volontà sempre e solo ricorrendo a prove di forza, mette a rischio ogni giorno la pace.

Anche perché sono poi gli stessi che si arrogano il diritto di decidere loro anche quale sia il bene ed il male per il mondo, mentre chiudono gli occhi se gravi nefandezze sono commesse da loro amici ed alleati.

Ancora una volta, però, ad uscire malconci da questa situazione sono il prestigio e l'autorevolezza delle Nazioni Unite, un'istituzione sempre più inutile quanto costosa, incapace di ottenere dagli stessi Stati membri il rispetto del suo fine istituzionale che dovrebbe essere quello di assicurare la pace, favorire la soluzione pacifica delle controversie internazionali, promuovere il rispetto dei diritti umani.