Le scuse di Di Maio all'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti. Invece le scuse di Salvini non bastano
L'arresto del Sindaco di Lodi, terzo scandalo del Pd in un mese, dovrebbe invitare gli esponenti di quel partito al silenzio. Invece, attraverso i suoi uomini, Renzi attacca la magistratura. La attacca per conto terzi.È il terzo scandalo per corruzione in un mese e, invece di fare pulizia al loro interno con una legge anticorruzione seria, se la prendono con i magistrati. Sabato mattina sarò a Lodi. Voglio presentare agli italiani gli attivisti che, con il loro esposto, hanno fatto scoppiare lo scandalo sul Sindaco. Loro attaccano i magistrati. Noi appoggiamo chi denuncia. #PDaffonda
Questo è quanto dichiarava Luigi Di Maio il 4 maggio 2016 in relazione alla vicenda di Simone Uggetti (Pd), nelle scorse ore assolto in appello dopo 5 anni dall'accusa di turbativa d'asta per dei lavori alla piscina comunale. Un'accusa che gli costò dieci giorni di carcere a San Vittore, più altri 25 di arresti domiciliari... senza contare tutto il resto:
«Si sono inventati cose sulla mia famiglia, ci fu un clima d’odio. Di Maio venne in piazza a Lodi e dal M5S inneggiarono al mio arresto, non ci fu uno che si dissociò. Nel Pd? Guerini parlò di me una sola volta. Fui suo assessore, io avrei fatto diversamente».
Adesso, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, scrive a Il Foglio per scusarsi con Uggetti una lettera che però non è stata ripresa (o perlomeno ancora non lo è stata) sulla sua pagina Facebook. Ecco ciò che Di Maio ha dichiarato:
"Ho letto la consueta rubrica di Maurizio Crippa, questa volta dedicata alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, nel 2016. Le scrivo perché ricordo bene quei giorni in cui la notizia del suo arresto portò diversi partiti italiani a chiederne le dimissioni. Nella stessa piazza, e nello stesso week-end, prima il Movimento 5 stelle con la mia presenza e il giorno dopo la Lega di Matteo Salvini, con Calderoli, organizzarono dei sit-in contro il dottor Uggetti fino a spingerlo, un mese dopo l’arresto, alle dimissioni. Con gli occhi di oggi ho guardato con molta attenzione ai fatti di cinque anni fa. L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli. È giusto che in questa sede io esprima le mie scuse.Il periodo dell’arresto di Uggetti coincise con le campagne elettorali che nel 2016 coinvolsero le città di Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna. Anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima. Sul caso Uggetti fu lanciata una campagna social molto dura a cui si aggiunse il presidio in piazza, con tanto di accuse alla giunta di "nascondere altre irregolarità". Ironia della sorte, quando terminai il mio comizio in piazza a Lodi, poche ore dopo, i media diedero notizia di un procedimento giudiziario per abuso di ufficio a carico di Filippo Nogarin, allora sindaco M5s di Livorno.La campagna di attacchi proseguì per settimane e si allargò al governo centrale. Sono fortemente convinto che chi si candida a rappresentare le istituzioni abbia il dovere di mostrarsi sempre trasparente nei confronti dei cittadini, e che la cosiddetta questione morale non possa essere sacrificata sull’altare di un cieco garantismo. Il punto è l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale. Tutte le forze politiche avevano il diritto di chiedere le dimissioni del sindaco, ma campagne social, i sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati.Una cosa è la legittima richiesta politica, altro è l’imbarbarimento del dibattito, associato ai temi giudiziari. Un atteggiamento mediatico e pubblico che ha contagiato molte forze politiche in quegli anni, basti pensare ai giorni in cui Virginia Raggi finì al centro di inchieste giudiziarie, che di recente hanno visto una totale assoluzione per la prima cittadina, e alle posizioni assunte da alcuni partiti che si sono sempre definiti garantisti, salvo che con lei - prosegue ancora - Penso, ancora, al caso Tempa Rossa che coinvolse Federica Guidi, penso ai casi di diversi sindaci italiani, penso al caso Eni.Per me esiste il diritto della politica di muovere le sue legittime critiche e richieste, ma allo stesso tempo esiste il diritto delle persone di vedere rispettata la propria dignità fino a sentenza definitiva e anche successivamente. I diritti, appunto, sono diritti e in quanto tali vanno rispettati; allo stesso modo ogni soggetto politico ha il dovere di dissipare ogni ombra sul suo operato senza mai nascondersi dietro a silenzi o scorciatoie mediatiche, soprattutto se sono la stampa e l’opinione pubblica a chiederne conto".
Da Matteo Salvini, però, non sono arrivate scuse ritenute "soddisfacenti". Come solito fare in vicende che riguardano altri partiti, il segretario leghista commentò in questi termini quanto accaduto:
«Dopo il presidente del PD della Campania indagato, dopo il consigliere comunale del PD di Siracusa arrestato, oggi è il turno del sindaco del PD di Lodi, anche lui arrestato. Forse nel PD di Renzi c'è qualche problema di onestà? La prossima riunione la terranno a San Vittore o a Rebibbia?»
E non solo come ricorda lo stesso Uggetti, commentando il blando mea culpa del segretario della Lega:
«Mi fa piacere che Salvini mi abbia dato la sua solidarietà, ma lo stesso Salvini, quando venne in campagna elettorale a Lodi, dopo le mie dimissioni, mimò il gesto delle manette. A me piacerebbe che Salvini si scusasse per quel gesto rozzo e barbaro» (fonte LaPresse).
Così l’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, a LaPresse, ha commentato oggi le dichiarazioni del leader della Lega dopo la sua assoluzione.
Infine, da notare un'altra dichiarazione, quella dell'altro Matteo, Renzi, che approfitta delle scuse di Di Maio per attaccare i 5 Stelle:
«Dopo aver creato un “clima infame” giustizialista e manettaro, Di Maio chiede scusa. Oggi sul Foglio l’ex leader grillino si scusa per la campagna contro di noi del 2016: allora vinsero le amministrative ma la lettera di oggi dimostra che lo fecero nel modo più vergognoso possibile. Qualcosa sta cambiando, il giustizialismo non tira più, il populismo è in crisi. Nessuno potrà cancellare le sofferenze anche umane di quel periodo. Oggi però emerge un fatto politico: avevo chiesto anche due giorni fa che si scusassero pubblicamente. Lo hanno fatto: meglio tardi che mai. Il tempo è galantuomo: la verità arriva prima o poi. E su questi temi il meglio deve ancora venire».
Ma se per Di Maio e Movimento 5 Stelle Renzi ha usato parole di fuoco, invece non ha detto nulla, ma proprio nulla, su Matteo Salvini che rispetto a Di Maio non era certo stato meno duro nei confronti di Uggetti... Probabilmente, non sapendo a che santo votarsi per garantirsi in futuro una qualche poltrona, deve aver scelto Salvini come ultimo appiglio. Garantisce Verdini.