Questo è il momento della responsabilità, da parte di tutti - ha detto il presidente del consiglio, Conte, rivolgendosi agli italiani -. Questa battaglia si vince solo con l’impegno di ognuno di noi.

E in un'intervista a Repubblica ha poi aggiunto: "In questi giorni ho ripensato a vecchie letture su Churchill, è la nostra ora più buia, ma ce la faremo.Voglio essere onesto e chiaro, come sempre. Adesso è assai difficile fare previsioni, perché siamo di fronte ad un virus nuovo e con un tasso di virulenza che ancora stiamo sperimentando. Il governo coordina con la massima intensità e concentrazione la macchina organizzativa. Due sono gli obiettivi da raggiungere: contenere la diffusione del virus e potenziare le strutture sanitarie perché possano reggere a questa sfida. Siamo un Paese forte".


Il governo italiano per bloccare l'epidemia da Covid-19 si è affidato ai medici e costoro si sono affidati a studi e casistiche che indicano come contenere un'epidemia, senza tenere conto di altro. Le misure messe in pratica da Conte e i suoi ministri, pertanto, possono essere riassunte come una progressiva deresponsabilizzazione da parte dell'intera catena di comando cui sono affidate le sorti di un Paese.

Questa è stata la scelta fatta dall'Italia per affrontare il coronavirus, diversa è stata la scelta di altri Paesi europei.

"Est modus in rebus sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum."

"Esiste una misura nelle cose; esistono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto."

Circa duemila anni fa questo  è quello che Orazio scriveva in una delle sue Satire (I, 1, 106-107). 

Questa breve considerazione di Orazio, in relazione a quanto sta accadendo oggi per l'emergenza coronavirus, è quanto mai attuale. L'Italia, come è ormai chiaro, non vi ha fatto riferimento, e probabilmente chi ha preso le decisioni per gli attuali provvedimenti per il contenimento del virus forse non ne conosceva neppure l'esistenza.

In Europa, invece, si sono ricordati che ancora oggi "esiste una misura nelle cose; esistono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto."

Gran Bretagna, Spagna, Germania, Francia - nonostante il numero di contagi sia in progressivo, costante, continuo aumento anche all'interno dei loro confini - hanno per ora scelto una strada diversa da quella italiana e basata sul concetto di "proporzionalità".

La Francia, ad esempio, è il quinto paese più colpito dal contagio del virus SARS-CoV-2, con (a ieri) 1.126 persone infette e 19 decedute. Il presidente della Repubblica e i ministri interessati del Governo si sono riuniti ieri e hanno dichiarato di seguire l'evolversi del contagio - descritto come inevitabile - annunciando l'intenzione di applicare, in futuro, misure proporzionate per contrastarlo. 

I futuri provvedimenti che la Francia prenderà, come spiegato dal ministro della Salute, Olivier Véran, non mireranno più a fermare il contagio, ma a mitigarne le conseguenze. Da aggiungere che sono arrivati a 4 i deputati dell'Assemblea Nazionale (la Camera dei deputati in Francia) risultati positivi al coronavirus.

I futuri provvedimenti che la Francia potrà prendere, compresi in quella che viene definita come fase 3 del piano di pandemia influenzale, saranno misure più radicali rispetto a quelle prese oggi. Misure che potrebbero avere un impatto sulla vita dei francesi, ma senza dimenticare che in relazione alla loro applicazione non c'è in ballo solo la protezione della popolazione, ma anche la necessità di preservare il funzionamento stesso della società.

In Italia, l'isteria che sembra aver coinvolto le istituzioni del Paese ha fatto dimenticare quello che in Francia e non solo in Francia, invece, hanno ancora ben presente.