Le parole di Mario Draghi dopo il Consiglio europeo straordinario di Bruxelles del 30 e 31 maggio
Alla fine del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles del 30 e 31 maggio, così il premier Mario Draghi ha riassunto i provvedimenti decisi durante i due giorni di riunione:
"L'accordo è stato un successo. Immaginare di essere uniti su un embargo del 90% del petrolio russo qualche giorno fa non sarebbe stato credibile. Si è tenuto conto della situazione dell'Ungheria che non ha accesso sul mare, se si interrompe il petrolio russo occorre essere sicuri che possa approvvigionarsi da altre fonti: avranno quindi un'esenzione da questo obbligo per far sì che si attrezzino. L'Italia non esce penalizzata. Anche per noi l'obbligo scatterà alla fine dell'anno, quindi siamo più o meno come gli altri.Il momento di massimo impatto per le sanzioni sarà da questa estate in poi. Il Governo sarà vicino alle famiglie più povere e alle imprese, sostenendo la loro competitività. Il dato sull'inflazione è alto, ma resta basso se escludiamo energia e cibo. L'inflazione crea dei trasferimenti di ricchezza, e colpisce le famiglie più povere. Il Governo è già intervenuto con 30 miliardi per aiutare famiglie e imprese e continueremo a farlo.Le risorse a disposizione sono i fondi rimasti del Next generation Europe, circa 200 miliardi tra prestiti e grants. Poi c'è la possibilità di usare i fondi per la coesione non utilizzati. Poi c'è il fondo market stability fund. Non ci sono nuovi stanziamenti, ci sono però stanziamenti già decisi in passato e sono rilevanti. Secondo me, per il prossimo consiglio europeo si arriverà ad una discussione anche su questo aspetto. Bisognerà però essere precisi su come usare questi fondi. Ci sono molte domande su quei fondi e vari Paesi che pensano di usarli, oltre a noi.
Le Nazioni unite hanno un ruolo di leadership per la sicurezza alimentare anche perché hanno iniziato a lavorarci prima degli altri, si muovono soprattutto sulla strada di cercare di aprire i porti. Vincere la battaglia della sicurezza alimentare per l'Africa è strategico, molti di questi Paesi non sono dalla parte dell'Occidente. Vorremmo portarli dalla parte nostra, ma se si perde la guerra sulla sicurezza alimentare non ci sarà mai nessuna speranza che questi Paesi vengano dalla nostra parte, perché si sentiranno traditi. Ci sono quindi le conseguenze umanitarie, che sono tragiche, e quelle strategiche che sono molto serie.Per noi è importante aprire i porti. Questo comporta che da parte russa ci sia il permesso per queste navi di arrivare. La Russia chiede la sicurezza che le navi contengano cibo e non armi e quindi bisognerà immaginare una procedura, e poi bisognerà sminare i porti che sono pieni di mine e su chi le ha messe... uno dice che è stato l'altro.
Non illudiamoci, queste sanzioni dureranno molto, molto, molto a lungo, quindi per forza di cose le linee commerciali verranno cambiate probabilmente per moltissimi anni, se non per sempre. Tutto questo sforzo di riaggiustamento, di reindirizzamento delle catene di approvvigionamento non può non essere fatto anche a livello comune, a livello europeo. Devo dire che l'Eni, a differenza di tantissime società europee che avevano già aperto i conti in rubli, è stata molto trasparente. L'Eni ha spiegato molto bene perché può pagare e non viola le sanzioni. Credo di capire, forse mi sbaglio, ma credo di capire che i russi hanno fatto condizioni di pagamento molto diverse. In alcuni casi hanno chiesto pagamento in rubli punto e basta. Nel nostro caso la fornitura si intende pagata quando è stato fatto il pagamento in euro, che poi viene convertito in rubli da un agente Gazprom sul mercato. In Europa c'è imbarazzo per il fatto che comprando il gas dalla Russia si finanzi la guerra, ma non è possibile fare altrimenti. La consapevolezza di dare risorse alla Russia con gli acquisti di gasc'è ed è evidente da quando è iniziata la guerra. Ricordo di aver sollevato questo fatto in una delle primissime riunioni. All'epoca era circa un miliardo al giorno quello che davamo a Putin acquistando gas.
Sostengo l'Ucraina perché diventi un membro dell'Unione europea, l'ho fatto fin dall'inizio. Lo status di candidato trova l'obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell'Unione europea, esclusa l'Italia. I concetti che si sono prodotti nel corso di questi mesi per sostituire quello status, addolcendo la pillola, sono quelli di appartenenza alla comune famiglia europea, appartenenza alla comunità, gruppo di Paesi che stanno aspettando. Io credo che tutti questi concetti non siano accettabili dagli ucraini, ma siano anche guardati con sospetto dagli altri Paesi che stanno in fila da molti anni. Procedere con lo status di candidato lo possiamo anche farlo, ma non è al momento una cosa prevedibile per l'opposizione di questi Paesi. Immaginare un percorso rapido che oggi non esiste verso questo status, però, si può fare e la commissione presenterà un rapporto a fine mese. Tra l'altro la commissione è favorevole a questo tipo di prospettiva. Il Consiglio europeo ha ribadito come Putin non possa e non debba vincere questa guerra. L'Ucraina sarà quella che sceglierà la pace che vuole, perché una pace forzata non sarebbe sostenibile".
Draghi ha parlato anche delle iniziative di pace del segretario della Lega, Matteo Salvini:
"Il Governo è fermamente collocato nell'Unione europea e nel rapporto storico transatlantico. In questo binario si è sempre mosso. E continua a muoversi. Io sono stato chiarissimo su questo. Il Governo è allineato coi partner del G7 e dell'Ue e continua a farlo. Questo è quanto, non si fa spostare da queste cose. Ho solo raccomandato al riguardo - in audizione al Copasir - di non voler entrare nei rapporti che queste persone di governo possono avere, l'importante è che siano trasparenti".
Per quanto riguarda Salvini, i suoi rapporti non sono però stati per nulla trasparenti, visto che della cena all'ambasciata russa di Roma con l'ambasciatore Sergey Razov non aveva mai fatto cenno.