«Basta con gli usi e costumi dell'Italia umbertina, con le ridicole scimmiottature delle usanze straniere. Dobbiamo ritornare alla nostra tradizione, dobbiamo rinnegare, respingere le varie mode di Parigi, o di Londra, o d'America. Se mai, dovranno essere gli altri popoli a guardare a noi, come guardarono a Roma o all'Italia del Rinascimento… Basta con gli abiti da società, coi tubi di stufa, le code, i pantaloni cascanti, i colletti duri, le parole ostrogote».
Così si esprimevano i sovranisti di una volta, nazionalisti che al pari di quelli odierni esaltavano l'italianità a partire dalla sua più emblematica espressione rappresentata da Roma caput mundi.
Quindi è giusto ricordare a Salvini e Meloni che il loro "ticket" per la capitale, costituito dal duo Michetti-Matone, va riportato nella forma che è più consona ad esaltarne l'italianità cui il centrodestra si ispira e di cui i due candidati a sindaco e prosindaco ne sono i rappresentanti.
Pertanto il ticket, d'ora in poi, non potrà che esprimersi che con il più italianissimo e conseguentemente corretto "tichette".
Quindi, alle comunali di Roma per la carica a sindaco del centrodestra correrà il tichette Michetti-Matone.
E che vor di'? direbbero a Roma.
Nessuno ancora lo ha capito, visto che il tichette non ha niente a che fare con le elezioni politiche italiane e, tantomeno, con le elezioni amministrative. Il sindaco, in base a quanto hanno deciso Salvini e Meloni (con Tajani a far finta di contare qualcosa), se deve essere Michetti che è in quota FdI, allora anche la Lega (di cui Matone è la scelta) deve avere pari visibilità, per cui il centrodestra si è inventato la pagliacciata del tichette, facendo credere che le amministrative di Roma siano paragonabili alle presidenziali Usa... finendo per essere ridicoli loro e per ridicolizzare i due stessi candidati che, va però riconosciuto, hanno accettato di essere protagonisti di tale carnevalata.
Scimmiottare le presidenziali Usa da parte di ultranazionalisti che si esaltano appena sentono parlare di Italia è di per sé ridicolo, ma lo diventa ancora di più con il fatto che la legge italiana non prevede alcun tichette. Infatti, nel caso vinca le elezioni, Michetti sarà sindaco e nel caso - qualunque sia il motivo - dovesse abbandonare l'incarico sarebbe nominato al suo posto un commissario in attesa di nuove elezioni... altro che prosindaco Matone.
Ma perché due professionisti che dovrebbero essere persone serie accettano di ridicolizzarsi per appianare le beghe politiche di FdI e Lega? Così, Michetti e Matone rischieranno di farsi additare come un duo comico, al pari di Stanlio e Olio o Gianni e Pinotto. E questo ancor di più quando le loro dichiarazioni non saranno supportate dalla logica e dai fatti... come è già accaduto domenica quando i due si sono espressi sullo stesso argomento (razzismo) in questi termini...
Michetti: «Roma è sempre stata una città inclusiva, un tempo abbiamo accolto gli immigrati provenienti dai paesi più sperduti dell’Italia, Roma rappresentava un sogno una speranza per tutti. Quindi figuriamoci se oggi non siamo aperti all’accoglienza di chiunque in maniera regolare venga qui. Siamo pronti ad includere chiunque venga in questa città in maniera civile».Matone: «C’è un grande equivoco, secondo me: la lotta contro le discriminazioni non è patrimonio soltanto di una parte, perché la lotta contro la discriminazione, attraverso gli strumenti giuridici in nostro possesso, è propria di tutti. Non a caso io faccio parte di questa avventura proprio perché il messaggio che si vuole dare è questo: il coraggio della legalità. Quindi non giochiamo sull’equivoco. Secondo me non c’è un allarme razzismo, c’è un allarme intolleranza, ma è dettato da fenomeni culturali diversi. Secondo me a Roma non esiste un vero problema razziale come in altre parti. Roma è una città inclusiva. Ha accolto sempre tutti».
E questa sarebbe Roma, città accogliente e inclusiva, come dice il duo del tichette Michetti e Matone? E allora perché prenderli sul serio?