Amnesty International ha fornito un'analisi dettagliata degli attacchi militari su Rafah, nel sud di Gaza, nel corso dell'invasione della Striscia da parte dell'esercito israeliano a seguito dell'attacco del 7 ottobre delle milizie della resistenza palestinese nel sud di Israele.
"Prima dell’inizio dell’offensiva di terra del 7 maggio, Rafah ospitava oltre un milione e 200.000 persone provenienti da zone più a nord della Striscia di Gaza dalle quali erano state sfollate a forza sin dal 13 ottobre 2023, quando l’esercito israeliano emanò il primo ordine di “evacuazione” di massa nei confronti della popolazione di Gaza nord.Circa l’85 per cento della popolazione della Striscia di Gaza è stato sfollato almeno una volta e molte persone sono state costrette a spostarsi più volte. Attualmente si stima che, dopo l’espansione dell’operazione di terra israeliana, a Rafah si trovi oltre un milione di palestinesi.Dall’ottobre 2023 Amnesty International ha svolto approfondite indagini su 16 attacchi aerei israeliani che hanno ucciso 370 civili, tra cui 159 bambine e bambini, e ferito altre centinaia di persone.Amnesty International ha rinvenuto prove di crimini di guerra commessi dalle forze israeliane, tra cui attacchi diretti contro civili e obiettivi civili, attacchi indiscriminati e altri attacchi illegali e punizioni collettive contro l’intera popolazione della Striscia. L’organizzazione ha chiesto al procuratore della Corte penale internazionale di accelerare le sue indagini sulla situazione in Palestina e sta svolgendo una campagna per un immediato cessate il fuoco".
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Il 26 maggio due attacchi aerei israeliani contro il Kuwaiti Peace Camp, una tendopoli per sfollati interni a Tal al-Sultan, nella zona occidentale di Rafah, hanno ucciso almeno 36 persone tra cui sei bambini e ne hanno ferite oltre 100. Almeno quattro degli uccisi erano combattenti. Gli attacchi, che avevano come obiettivo due comandanti di Hamas che si trovavano tra i civili sfollati, sono stati condotti con due bombe di precisione Gbu-39 prodotte negli Usa. Un’operazione militare condotta con queste munizioni, che disperdono frammenti mortali lungo ampie superfici, in un campo sovraffollato che costituiva un rifugio provvisorio per gli sfollati, ha probabilmente costituito un attacco sproporzionato e indiscriminato, che dovrebbe essere indagato come crimine di guerra.Il 28 maggio le forze israeliane hanno colpito con almeno tre colpi di artiglieria la zona di al-Mawasi, sempre a Rafah, che l’esercito israeliano aveva indicato come “zona umanitaria”. L’attacco ha ucciso 23 civili – 12 bambini, sette donne e quattro uomini – e ferito un numero ancora maggiore di persone. Gli obiettivi apparenti erano un combattente di Hamas e uno della Jihad islamica. L’attacco, che non ha distinto tra obiettivi civili e militari essendo stato portato a termine con munizioni prive di guida in un’area piena di civili sfollati, è stato probabilmente indiscriminato e dovrebbe essere a sua volta indagato come crimine di guerra.Combattenti di Hamas e della Jihad islamica erano presenti nel campo designato come “zona umanitaria”, consapevoli che avrebbero messo in pericolo la vita dei civili. La loro scelta di stare nei due campi colpiti dagli attacchi ha probabilmente violato l’obbligo di evitare, per quanto possibile, di collocare combattenti in zone densamente popolate. Amnesty International non è conoscenza delle ragioni o delle motivazioni della loro presenza. In ogni caso, tutte le parti in conflitto dovrebbero prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili e gli obiettivi civili.
“Questi attacchi possono avere avuto per obiettivo comandanti e combattenti di Hamas e della Jihad islamica ma ancora una volta civili palestinesi sfollati in cerca di riparo e salvezza hanno pagato con le loro vite”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International.“Le forze israeliane avrebbero dovuto essere pienamente consapevoli che l’uso di bombe che spargono frammenti mortali per centinaia di metri e di colpi di artiglieria privi di guida avrebbero ucciso e ferito un gran numero di civili accampati in luoghi sovraffollati privi di protezione. I militari israeliani avrebbero potuto e dovuto prendere tutte le precauzioni possibili per evitare o quanto meno ridurre al minimo i danni ai civili”, ha aggiunto Guevara-Rosas.“Le morti e i ferimenti evitabili di civili sono un profondo e tragico richiamo a quanto prevede il diritto internazionale umanitario: la presenza di combattenti nelle aree individuate per un attacco non assolve l’esercito israeliano dai suoi obblighi di proteggere i civili”, ha sottolineato Guevara-Rosas.“Tutte le parti in conflitto devono prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i civili: questo comporta anche l’obbligo, per Hamas e per altri gruppi armati, di evitare per quanto possibile di collocare obiettivi militari e propri combattenti in zone densamente popolate o nelle loro vicinanze”, ha proseguito Guevara-Rosas.
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La Corte Penale Internazionale dell'Aia, dopo aver ricevuto nella prima settimana di agosto le valutazioni pro e contro la decisione di emettere mandati di arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant, è stata invitata a prendere una decisione in tal senso dal procuratore capo della CPI, Karim Ahmad Khan