Prevenire le malattie è meglio che curarle: tre buoni motivi per cambiare abitudini alimentari
Tolstoi diceva: "Se i macelli avessero le pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani", mentre J. Kellogg (quello dei cereali) scrisse: "non mangerò mai nulla che abbia avuto gli occhi".
In Italia dopo l'epidemia di BSE "Mucca pazza" e i polli ed i maiali alla diossina del Belgio di 8 anni fa, i vegetariani sono arrivati a circa 6.000.000. Oggi i casi dell'Irlanda dovrebbero più che mai indurre un numero sempre maggiore di persone ad adottare una dieta vegetariana.
La dieta vegetariana si fonda essenzialmente su tre motivi.
Primo, la salute: già da tempo l'autorevole "American Journal of Clinical Nutrition" ha definitivamente sgombrato il campo dagli equivoci e dai dubbi sull'alimentazione vegetariana, soprattutto in tenera età e nella fase dello sviluppo: la dieta vegetariana predisposta dal "Journal" mette alla base cereali integrali e legumi, poi frutta e verdure, frutta secca e semi, oli vegetali ed in alto (quindi tra i cibi da usare con moderazione) latte,latticini, uova e dolciumi.
In base ad uno studio del "British Medical Journal" i vegetariani hanno un rischio minore del 40% di contrarre malattie tumorali. Il che non è poco. Con la bistecca ingoiamo un sacco di medicine (tutte le sostanze somministrate agli animali prima della macellazione): dietilstilbestrolo, cortisone, antibiotici, sulfamidici, antitiroidei, vaccini, estrogeni, ormoni…
Secondo, la sofferenza animale: dietro la trasformazione dell'animale in prosciutti, salami e bistecche c'è un calvario di sofferenze inaudite: vitellini da latte strappati alle madri, polli e galline ovaiole spennate e con il becco smussato, maiali e cavalli immobilizzati e con luce accesa ventiquattro ore al giorno per l'ingrasso.
Come si fa a mantenere pallida, rosea e delicata la carne dei vitelli? Al terzo/quarto giorno di vita, si strappa il vitellino alla mamma, viene collocato in un box largo 40 cm. e lungo un metro e mezzo, legato con catena al collo per impedire ogni movimento (la catena può essere tolta quando il poveretto sarà cresciuto tanto da occupare tutto il ristretto spazio del box). Non vedranno mai né paglia né fieno, poiché mangiarne potrebbe rovinare il tenue colorito delle carni. Nutriti con budini semiliquidi iper-proteici che causano un'inestinguibile arsura (l'acqua è loro assolutamente negata, per indurli a ipernutrirsi, mangiando più budino e più velocemente) e un'inarrestabile dissenteria per spingerli all'anemia al fine di sbiancare lecarni. Così i vitellini si ammalano di infezioni, disordini digestivi e ulcere. Allora devono essere sottoposti a cicli costanti di trattamenti antibiotici, e dopo tredici/quindici settimane si portano al macello.
Terzo, paesi in via di sviluppo: un ettaro coltivato a soia (non transgenica) produce 1,800 chili di proteine vegetali, lo stesso terreno adibito a pascolo e allevamento ne produce appena 60. Il quaranta percento dei cereali prodotto nel mondo serve a sfamare gli animali da carne. Secondo la FAO ed il "Worldwatch Institute "i carnivori stanno distruggendo la Terra. Non c'è cibo a sufficienza per tutti". Se tutti fossimo vegetariani, la fame nel mondo sarebbe sconfitta.
Oggi l’uomo ha due motivi fondamentali per non nutrirsi più con un’alimentazione a base di carne. Il primo, se non per etica e morale, pensi almeno a salvaguardare la propria salute, onde evitare le peggiori malattie che possono, con grande incidenza, causare anche la morte.
A questo proposito, oggi, molti medici sono in grado di rilevare che ogni anno, solo in Italia, ci sono oltre 230.000 decessi per patologie legate all’alimentazione ,in diretta relazione con l’eccessivo consumo di grassi saturi derivanti, appunto da cibo animale. Uno fra i più conosciuti e stimati cardiologi, il Dott. William Clifford Roberts, in occasione di un recente congresso internazionale, ha aperto la strada ad una nuova visione scientifica della nutrizione in campo medico, dimostrando la validità di una alimentazione basata esclusivamente sui vegetali.
A conclusione del suo intervento, il dottor Clifford si è così espresso: “Noi pensiamo di essere soli ci comportiamo come se fossimo soli, ma non siamo soli.”
Il secondo motivo, sta nel fatto che nessuno si deve arrogare il diritto di uccidere solo perché ritiene l’animale privo di coscienza, e dunque, si presume non consapevole della propria esistenza. L’animale non avrà la consapevolezza di vivere, e forse nemmeno quella di dovere morire ma una cosa è certa: vive la vita con lo stesso sentire dell’uomo.
E se il motivo per rimanere vivi è la consapevolezza del sé; che fine dovrebbero fare, mi chiedo, i neonati, i malati di Alzhaimer, i cerebrolesi, i ritardati mentali? Dobbiamo a questo punto chiederci perché, nonostante l'evoluzione durata milioni di anni, l'uomo come un cannibale non rinuncia a divorare i suoi fratelli più deboli?
M. Gabriella Lavorgna
Pres. Fondazione "Il Mandir della Pace"
www.shantimandir.eu