Imprenditore, editore e politico, Adriano Olivetti è noto per i celebri modelli che hanno fatto della Olivetti un mito italiano. Qual è la sua storia?
A Ivrea Adriano Olivetti ha contribuito a rivoluzionare l’idea del fare impresa. È stato fautore dell’organizzazione decentrata del personale, delle direzioni per funzioni, della razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, e dello sviluppo della rete commerciale a livello nazionale e internazionale.
Last but not least.
Ha implementato una rete di servizi sociali a beneficio della comunità dei lavoratori Olivetti. In tal senso, è precursore di ciò che noi chiamiamo welfare aziendale.
Alle origini
L’azienda, fondata nel 1908 dal padre Camillo, ha visto concretizzarsi le visioni di Adriano dal 1932 al 1960 dopo la scomparsa per emorragia celebrale. Il capitale iniziale dell’azienda è di 350 mila lire, mentre l’officina è di 500 metri quadrati. Successivamente, ci sono stati nuovi soci, dal figlio Roberto a Carlo De Benedetti.
Adriano entra in fabbrica da semplice operaio, ma esprime da subito l’intento di curare l’immagine dell’azienda, sperimentando linguaggi pubblicitari innovativi; e creare un clima di coesione tra il personale.
Tassello dopo tassello attua il sogno di una fabbrica che fonda la propria forza sul benessere dei dipendenti. Ha reinvestito gran parte degli utili in strutture dedicate per fornire assistenza medica, asili per accudire i bambini di sei anni e mezzo delle operaie, mense e persino una biblioteca.
Olivetti diceva: "È un centro culturale con corsi per giovani, per adulti, con mostre e conferenze. Bisogna educare i giovani alla comprensione dei valori della cultura".
L'azienda ha giocato un ruolo da pioniera nelle macchine da scrivere e per il calcolo, ma anche nella cultura aziendale. Molti industriali, infatti, hanno guardato Olivetti con sospetto, ritenendo pericolosi i troppi diritti concessi ai lavoratori.
Le macchine da scrivere
È importante menzionare la prima macchina da scrivere M1 del 1911, presentata all'esposizione universale di Torino, così come il primo modello portatile, MP1 del 1932, ideato dopo un viaggio negli Stati Uniti.
Negli anni Cinquanta si specializza nella produzione di prodotti per ufficio; gli anni Sessanta segnano un’era con la prima macchina da scrivere elettronica e nel 1982 viene prodotto il primo PC, Olivetti M20.
Cosa è rimasto del laboratorio di Olivetti?
La sua storia si muove tra i poli dell’elettronica e delle tecnologie informatiche sino a raggiungere il settore delle telecomunicazioni. Oggi, l’azienda si focalizza sull’Information Technology, Internet of Things (IoT), Big Data e Cloud Computing in 30 paesi.
Parlare di Olivetti significa riflettere su una fase storica italiana ed enfatizzare quei meccanismi e quelle relazioni commerciali che hanno segnato il profilo economico e culturale di una nazione. Cosa ci aspetta?