L'elezione da parte della Knesset del nuovo presidente, che ha chiamato a ricoprire l'incarico Isaac Herzog, ex leader del partito laburista ed attuale presidente dell'Agenzia Ebraica, ha ritardato l'ufficializzazione del nuovo esecutivo guidato da Naftali Bennett che decreterà la fine del lungo premierato di Benjamin Netanyahu... o almeno dovrebbe.
Il mandato esplorativo affidato dal presidente Rivlin a Yair Lapid, leader del partito di centro Yesh Atid, scade alla mezzanotte di oggi.
L'accordo per formare la squadra di governo è già definito, governo che godrà dell'appoggio di un numero di gruppi parlamentari in grado di superare i 61 seggi in Parlamento. Gli ultimi dettagli riguardano la composizione di alcune commissioni... tutto il mondo è Paese.
A meno di sorprese, nelle prossime ore dovrebbe arrivare la conferma che il nuovo eecutivo potrà nascere, anche se per il voto di fiducia ci sarà da attendere qualche giorno.
In caso di esito negativo, il mandato per la formazione del nuovo governo passerebbe al Parlamento che avrebbe, anch'esso, 28 giorni di tempo per fare un tentativo. Se anche questo dovesse fallire, Israele tornerebbe ancora una volta alle urne, per la quinta volta in due anni.
Netanyahu, come è politicamente e umanamente comprensibile, non ha preso bene quanto sta accadendo e, ancor meno di lui, alcuni dei gruppi politici che lo sostengono, tanto che i media non hanno escluso possibili scenari che anche a Gerusalemme o a Tel Aviv farebbe rivivere quello che è accaduto a Washington ad inizio anno con l'assalto al Campidoglio, senza neppure escludere un possibile attacco all'Iran!