Non si può rimanere impassibili di fronte all’ennesima denuncia di Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale. Aveva già detto, con molta lucidità, che per il recente anniversario con cui si festeggiavano i 75 anni della nostra Costituzione, sarebbe stato più appropriato celebrare un funerale. Parole molto pesanti, arrivate qualche settimana dopo la disamina che avevo provato a fare anch’io, peraltro concentrandomi su un solo aspetto: le politiche maldestre di questo governo sul lavoro.
Un’indiretta e autorevole conferma che mi conforta assai poco. Oggi svetta in un’altra e più articolata denuncia sul blog del Fatto Quotidiano, dove Maddalena discute e riassume tutti i passi falsi di questo novello esecutivo determinato a oltraggiare la Costituzione in tutte le sue declinazioni. Per gli effetti non solo di un vituperio ai principi di civiltà e dignità sociale impressi sulla nostra Carta, ma anche di un disastro economico che sarà il più probabile epilogo delle sconsiderate manovre di questo governo, se non si cambiasse registro al più presto. Il vice presidente emerito lo ha definito “disordine economico”, ma io ritengo più appropriato l’uso del sostantivo “disastro”.
L’art. 3, comma 2, della Costituzione, è il faro che Maddalena ha usato per illuminare la base delle violazioni che si stanno commettendo. E’ un attentato alla radice dell’”eguaglianza economica e sociale” (sic!) su cui si erige ogni altro dettato Costituzionale. La frase più significativa che egli ha utilizzato non lascia filtrare dubbi: «si mira a far prevalere coloro che sono economicamente forti su coloro che non lo sono […] perseguimento tenace e universale della sempre maggiore divisione tra ricchi e poveri».
Il contesto è considerevolmente ampio. Aiuti alle imprese che possono farcela da sole, ma contestualmente abbandonando quelle che rischiano davvero il fallimento. A questi disastrati si sta fondamentalmente suggerendo di evadere le tasse, usare il contante, acquisire manodopera a nero e con qualsiasi paga (avendo quasi azzerato le tutele ai lavoratori).
Nessuna speranza di mantenere controllo e ricchezza sulle imprese di Stato, o da esso partecipate, visto che si continua su questo sentiero già battuto da Draghi in epoche “insospettabili” – decennio 1991-2001 al Min. Tesoro – con privatizzazioni eccellenti quali IRI, ENEL, Autostrade, BCI, AGIP, ENI, e così via. Attività ripresa nel suo mandato tecnico pre-meloniano con la decisione di vendere la “fu” compagnia aerea di bandiera: Ita, già Alitalia. E oggi si va convintamente avanti su questa strada.
Destino oscuro anche per la giustizia. Tra la riforma Cartabia, che ha preso vigore proprio dal primo di gennaio di quest’anno, alle rivoluzioni annunciate da Nordio. Si prova a blindare la burocrazia e la politica dai reati, dalle indagini e dalle eventuali punizioni; già con le riesumate prescrizioni e la neo improcedibilità, e successivamente proseguendo con l’abolizione o edulcorazione dell’abuso di ufficio, delle intercettazioni, e quant’altro. E se il buongiorno si vede anche dal mattino allora lo vediamo pure nei primi interventi, con la semplice incapacità di descrivere precisamente la condotta penalmente rilevante rispetto ai rave party (che esiste, ma non è correttamente indicata). Tra l’altro: una “grande priorità” della giustizia!
L’apoteosi dello squilibrio sociale culmina poi con flat-tax, condoni e norme salva-calcio, che verosimilmente hanno pescato fondi dal taglio al reddito di cittadinanza. E con quest’ultima mirabolante abolizione, mentre nel resto di Europa si rafforza, lo schiaffo violento ai cittadini è compiuto! Si favorirà quanto già detto sopra: occupazione a qualunque costo e con qualunque paga! O eventuali alternative meno ortodosse: spaccio e crimine in genere.
In stretta sintesi:
- massacro alle partite iva che si reggono a stenti, obbligandole a sopravvivere solo evadendo e approfittando degli altri (come gli esodati da RdC);
- grandi favori alle altre imprese e professionisti affermati che già reggevano, e ora avranno di più senza che nessuno vada a controllare gli eventuali nuovi posti di lavoro creati;
- maggiori difficoltà di accedere alla giustizia e veder riconosciuti gli effetti civili dei reati penali;
- criminalità, burocrazia e politica corrotta più difficile da perseguire e punire;
- ulteriore aumento dell’occupazione in nero e della disoccupazione giovanile;
- completa assenza di sostegni e progetti sul caro-vita che nei prossimi mesi interesserà le tasche di chi già se la passa malissimo;
- nessun provvedimento sui grandi profitti, come anche gli extra profitti bancari (effetto rialzo dei tassi d’interesse), che non sono stati minimamente toccati, nemmeno alla luce delle grandi urgenze in itinere (pagano solo i poveri e chi sta per fallire).
Il concetto di giustizia economica e sociale di un grande paese come l’Italia, capace di aver messo tale concetto nero su bianco in una Carta Costituzionale che lo avrebbe dovuto garantire, onerando e obbligando qualunque governo, è stato insultato e umiliato come non mai. Ed è intollerabile.
Tutta l’attenzione del governo in carica si sta concentrando sull’aumento delle disuguaglianze sociali, della lotta contro il povero, che è brutto, cattivo e fannullone. Un governo che appare quantomeno ubriaco per non considerare i pessimi scenari economici che si profilano all’orizzonte. Fa pensare all’antagonista di Robin Hood, il supereroe negativo dei fumetti di Alan Ford: Superciuk, che rubava ai poveri per dare ai ricchi, ciucciando nel frattempo un bottiglia di pessimo barbera, quando non era occupato nelle sue mansioni quotidiane di spazzino.
E possiamo scherzare quanto ci pare, ma il problema rimane e riguarda tutti.
📸 base foto: Disegno di Superciuk di KillerZ, da “comicvine.gamespot.com”