Più aumentano le difficoltà per Netanyahu, più lo Stato ebraico intensifica i propri crimini
Sabato, Benny Gantz ha comunicato a Netanyahu che non farà più parte del gabinetto di guerra se il premier israeliano non fornirà entro l'8 giugno un piano dettagliato relativo agli obiettivi bellici e post-bellici di Israele su Gaza.
Gantz, in sostanza, ha ufficializzato le stesse lamentele che il ministro della Difesa Gallant aveva già presentato a Netanyahu nei giorni scorsi.
"Se si antepongo gli interessi della nazione al di sopra di quelli personali, troverete in noi dei partner nella lotta", ha detto Gantz. "Ma se si sceglie la via del fanatismo portando l'intera nazione nell'abisso, allora saremo costretti a lasciare il governo".
Netanyahu non sembra però aver dato molto peso all'ultimatum, definendo quanto detto da Gantz parole senza fondamento, aggiungendo poi che la caduta del suo governo equivarrebbe alla sconfitta di Israele.
Qualcosa, comunque, sta cambiando nel governo Netanyahu... in peggio: più aumentano le difficoltà per Israele sul fronte militare, sul fronte internazionale e sul fronte interno, più aumentano repressioni e crimini.
Le manifestazioni di coloro che protestano in Israele per la liberazione degli ostaggi e per la caduta del governo si fanno sempre più numerose e frequenti, così come gli arresti da parte della polizia che le fronteggia.
Si sono intensificate anche le stragi a Gaza, a seguito delle sempre maggiori difficoltà riscontrate dall'IDF nel conflitto. Gli israeliani avevano fatto credere di avere il controllo del nord e del centro di Gaza, affermando che adesso la resistenza palestinese si era asserragliata a Rafah, suo ultimo rifugio. Ma non è così.
La conseguenza è che l'esercito israeliano deve fronteggiare attacchi in tutta la Striscia e sta rispondendo ad un incremento di perdite umane tra le proprie fila con azioni indiscriminate e vendicative contro la popolazione civile palestinese.
Quindi, si registrano bombardamenti sugli edifici a Jabalia (nord), Nuseirat (centro) e Rafah (sud). Il bilancio parziale dei nuovi crimini commessi da Israele nelle ultime 24 ore è di 64 morti, di cui 31 nel campo profughi di Nuseirat dove numerose persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie.
In questa situazione, sono quasi 900mila i gazawi che sono sfollati da Rafah per rifugiarsi... dove? Non è dato sapere perché nessun luogo della Striscia di Gaza è sicuro.
In giornata Sullivan incontrerà Netanyahu e Herzog per tentare di riportare Israele al tavolo delle trattative, ormai sospese. È l'ennesimo tentativo propagandistico di Joe Biden che continua a supportare il genocidio in corso, cercando di far credere - non si sa bene a chi - di adoperarsi per la fine del conflitto.
Le lobby ebraiche che controllano il Congresso in maniera bipartisan, controllano di conseguenza la Casa Bianca e Biden è ostaggio di Tel Aviv. Per liberarsi di tale giogo sarebbe sufficiente denunciarlo all'opinione pubblica e imporre sanzioni a Israele. Finora il presidente americano non lo ha fatto, finendo per supportare il genocidio a Gaza, di cui è stato finora oggettivamente complice.
Infine, poiché i sionisti dell'ultradestra (Smotriche e Ben Gvir) vedono in pericolo il piano in atto di sterminio dei palestinesi e della Palestina, hanno iniziato a promuovere come inevitabile l'invasione del sud del Libano e l'occupazione militare della Striscia di Gaza.
L'intervento dei tribunali dell'Aia che costringa i governi occidentali a smettere di far finta di non vedere il massacro dei palestinesi è l'unica speranza perché Israele interrompa il genocidio a Gaza.
Crediti immagine: @Palestine001_