Esteri

Secondo giorno dell'aggressione turca contro i curdi, violenti scontri a Tall Abyad e Ras al-Ain

Siamo ormai al secondo giorno dell'aggressione turca contro la popolazione curda del nord della Siria, difesa dalle Forze Democratiche Siriane (FDS), un corpo di fanteria formato da persone determinate, ben addestrate e, per questo, temibili... ma dotate solo di armi leggere, al massimo qualche missile anticarro. Poco possono contro i bombardamenti con artiglieria pesante e aviazione, di cui l'esercito turco sta facendo largo utilizzo, causando vittime tra i civili.

Nel primo pomeriggio, in base a quanto pubblicato dalla Mezza Luna Rossa Curda (Heyva Sor a Kurd) i civili uccisi negli attacchi portati dall'esercito turco e dai suoi alleati dell'Esercito Siriano Libero erano 5, mentre 6 i feriti, tra cui un bambino deceduto successivamente. Ma l'elenco è in continuo aggiornamento con l'ultimo dato che parlava di 9 civili uccisi.

L'offensiva della Turchia è stata portata nella parte centrale del confine siriano, colpendo ad ovest l'area che fa capo alla città di Tal Abyad e ad est quella che comprende la città di Ras al-Ain.

Secondo l'organizzazione curda per i diritti umani, Afrin, sarebbero 100mila i curdi che hanno abbandonato le dalle due città.

L'agenzia ANF ha riferito di intensi scontri tra FDS e unità speciali turche a Ras al-Ain e ad est del fiume Jalab, presso Tall Abyad, dove, secondo quanto riportano i curdi, sarebbero stati distrutti tre veicoli militari e uccisi almeno 22 miliziani dell'ELS.

Questa guerra, come già accennato, indebolirà anche il controllo operato dai curdi sull'Isis, come dimostra la decisione odierna del consiglio militare di Hol (al-Haul) che ha deciso di ritira le sue forze per riposizionarle lungo il confine tra Siria e Turchia. A Hol si trova un campo nel quale vengono trattenuti 70mila membri dello Stato Islamico e le loro famiglie.

Oltre alle dichiarazioni di condanna, la comunità internazionale non ha ancora preso decisioni contro la Turchia, mentre oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite esaminerà quanto sta accadendo nel Rojava su richiesta di Regno Unito, Francia, Germania, Belgio e Polonia.

Autore Federico Mattei
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