La strategia di Boris Johnson per arrivare ad un accordo sulla Brexit è quella di minacciare chiunque in relazione al fatto che il suo Governo, il 31 ottobre, farà uscire comunque la Gran Bretagna dall'Unione europea.

Da un paio di giorni, dopo aver espresso tale minaccia in patria, Johnson ha iniziato a promuoverla anche ai principali rappresentanti delle istituzioni europee, aggiungendo però che, eliminando dall'accordo siglato a suo tempo da Theresa May il backstop a protezione dell'apertura dei confini tra le due Irlande, per quanto riguarda il resto del trattato non ci sarebbero grossi problemi a farlo approvare dal Parlamento britannico.

Dal presidente del Consiglio europeo Tusk, Johnson non ha avuto nessuna risposta. Oggi il premier britannico proverà a riproporre la sua idea alla cancelliera tedesca Merkel che già in passato aveva ricordato alla May che l'accordo raggiunto non poteva essere rivisto, salvo eventuali formalizzazioni di rassicurazioni sulla sua messa in atto.

Quindi, già fin d'ora, la richiesta di Johnson di strappare alla Merkel la promessa per un suo via libera nel Consiglio europeo per cancellare il backstop appare ben più che velleitaria.

Qualcosa di concreto, però, Johnson lo sta ottenendo: la possibilità che Corbyn non solo presenti una mozione di sfiducia al suo Governo, ma che questa venga addirittura votata da una parte dei parlamentari conservatori, che non condividono l'approccio scelto da Johnson per risolvere il nodo Brexit.

Comunque, lo stesso Johnson ha ammesso che la posizione dell'Ue, rispetto alla richiesta di cancellazione del backstop, è  al momento "un po' negativa".