Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo, Salerno
- Il futuro dell'Europa dipende dalla buona salute del pianeta. Le attuali sfide in tema di clima e ambiente richiedono una risposta urgente e ambiziosa.

L'UE si è impegnata a conseguire la neutralità climatica entro il 2050 rispettando gli impegni internazionali assunti nel quadro dell'accordo di Parigi. Per realizzare questo obiettivo sarà necessaria una trasformazione della società e dell'economia dell'Europa, che dovrà essere efficiente in termini di costi, equa e socialmente equilibrata.

Il Green Deal europeo è la strategia dell'UE per conseguire il suo obiettivo climatico entro il 2050. Il pacchetto legislativo "Pronti per il 55%" trasformerà in realtà l'ambizione dell'UE.

Il Green Deal europeo è un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l'UE sulla strada di una transizione verde, con l'obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Sostiene la trasformazione dell'UE in una società equa e prospera con un'economia moderna e competitiva.

Il pacchetto consiste in una serie di proposte volte a rivedere la legislazione in materia di clima, energia e trasporti e a mettere in atto nuove iniziative legislative per allineare la legislazione dell'UE ai suoi obiettivi climatici. Comprende tra le altre cose:

  • una revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (EU ETS), che comprende la sua estensione al trasporto marittimo, e 
  • una revisione delle norme sulle emissioni del trasporto aereo nonché l'istituzione di un sistema di scambio di quote di emissione distinto per il trasporto stradale e l'edilizia una modifica del regolamento che stabilisce le norme sulle emissioni di CO2 di autovetture e furgoni.

Con la sua adozione, l'UE e i suoi Stati membri si sono impegnati a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra nell'UE di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Si tratta di un obiettivo giuridicamente vincolante, basato su una valutazione d'impatto effettuata dalla Commissione.

L'UE si affida all'industria europea per guidare la transizione verso la neutralità climatica.

L'obiettivo della strategia industriale dell'UE è sostenere l'industria nel suo ruolo di acceleratore e motore di cambiamento, innovazione e crescita.

Tenuto conto che il 75% delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE è riconducibile alla produzione e all'uso di energia, la decarbonizzazione del settore energetico costituisce un passo fondamentale verso un'UE a impatto climatico zero.

Per conseguire tali obiettivi, l'UE sta lavorando a vari livelli:

  • sostegno allo sviluppo e alla diffusione di fonti di energia più pulita, come le energie rinnovabili offshore e l'idrogeno,
  • promozione dell'integrazione dei sistemi energetici in tutta l'UE,
  • sviluppo di infrastrutture energetiche interconnesse attraverso i corridoi energetici dell'UE,
  • revisione dell'attuale legislazione in materia di efficienza energetica ed energie rinnovabili, compresi gli obiettivi per il 2030.

Le sostanze chimiche sono essenziali per il moderno tenore di vita e per l'economia. Possono però essere nocive per la salute umana e per l'ambiente. Nel marzo 2021 il Consiglio ha adottato conclusioni in cui approva la strategia dell'UE in materia di sostanze chimiche sostenibili presentata dalla Commissione.

La strategia delinea una visione a lungo termine per la politica dell'UE in materia di sostanze chimiche, con cui l'UE e gli Stati membri intendono:

  • proteggere meglio la salute umana,
  • rafforzare la competitività dell'industria,
  • sostenere un ambiente privo di sostanze tossiche.

La strategia è un elemento essenziale del Green Deal europeo e del suo ambizioso obiettivo di azzerare l'inquinamento.

Forte è quindi l’interesse della Ue sull’ambiente ed emissioni dolose e colpose. 

Poiché noi viviamo nell’ambiente e interagiamo con esso ogni attimo della nostra vita, bisogna comprendere che cambiamenti climatici e sostanze in genere nocive alla salute sono  facce della stessa medaglia. Non si possono scindere le due cose.

Oggi come medici abbiamo il dovere di curare prima l’ambiente e poi la gente , attuare la “prevenzione primaria”. Da troppo tempo gli scienziati che raccontano che la terra è giunta ad un punto di non ritorno vengono derisi e spesso questo accade nei salotti politici e dove il livello di cultura specifico è insignificante. Eppure con i media forti alle spalle passa spesso il messaggio politico distruttivo e non quello della scienza. 

Il rapporto tra inquinanti e patologie che interessano l'uomo sembra diventare ogni giorno un argomento sempre più conosciuto. La scienza già da diversi anni sta lanciando allarmi non ascoltati. Noi abbiamo dato il nostro contributo ma a questo devono seguire azioni. Inutile parlare di green, di transizione ecologica, inutile piantare l'alberello una volta all'anno: la terra ha bisogno di azioni e anche di qualche sacrificio, non di chiacchiere.  La stessa Pandemia dovrebbe insegnarci qualcosa... ma sembra che molti non lo abbiano ancora compreso. 

Il primo studio, presentato in anteprima al 104° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale, prendeva in considerazione i tumori della testa e del collo e alcune patologie della tiroide. In questi pazienti abbiamo dosato 14 metalli pesanti nel sangue e nel capello e 12 policlorobifenili nel sangue. Lo studio è stato pubblicato nel 2018 sulla rivista Biometals 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29520558/

Dopo la prima pubblicazione, che ha ottenuto importanti riscontri, venimmo a conoscenza che un gruppo europeo aveva raggiunto quasi lo stesso risultato. Negli ultimi anni i gruppi di ricerca che si sono dedicati a questi tipi di inquinanti si sono moltiplicati.

Il secondo studio pilota, concluso nell'ottobre 2019, era un ampliamento del primo e ha preso in considerazione diversi tipi di cancro, in dieci casi erano tumori della mammella e abbiamo avuto la sorpresa di osservare che tutti erano positivi agli stessi metalli e PCB. D'altronde metalli sono stati ritrovati anche nei tessuti cancerosi della mammella da altri gruppi di ricerca quasi contemporaneamente. I metalli pesanti e PCB sono stati ritrovati anche in altri tipi di cancro che abbiamo descritto, mettendo in correlazione i dati ottenuti con la zona di provenienza del volontario

 https://symbiosisonlinepublishing.com/cancerscience-research/cancerscience-research52.php 

Quello che è emerso dalla nostra ricerca è una presenza molto più alta del limite considerato normale di metalli pesanti e PCB nei pazienti oncologici.

Neoplasie simili presentavano gli stessi tipi di inquinanti e non abbiamo trovato correlazioni con la gravità o lo stadio del tumore.

Alcune sostanze inquinanti certamente agiscono quali interferenti endocrini, o interferiscono direttamente con il DNA oppure creano stress  ossidativi complessi. È evidente che chi vive in ambienti con forte presenza di inquinanti è esposto quotidianamente al contatto, all'inalazione o ingestione di queste sostanze. Alcuni sviluppano le patologie, altri no. Questo è probabilmente l'enigma maggiore che stiamo cercando di risolvere.

Personalmente credo che in ogni patologia intervengono sempre più fattori. Spesso si tratta di un insieme di fattori: diversi inquinanti, predisposizioni genetiche, abitudini  alimentari e altro. I fattori da analizzare sono numerosi ed entrano in gioco in modo e tempi diversi.

Certo bisogna prendere atto che alcuni inquinanti come i metalli pesanti e i PCB, come anche i PFAS e le varie diossine e idrocarburi policiclici se presenti nell'ambiente sono nocivi per la salute dell'uomo, questo è un dato certo e documentato.

Sbagliamo a fornire "limiti di legge" per molte sostanze, non credo che il limite di legge sia un limite di sicurezza assoluto, per i troppi fattori in gioco. Pensiamo a chi vive per decenni vicino ad un inceneritore, oppure vicino ad una ferriera o ad un aeroporto, è difficile sapere qual è il limite di esposizione per queste persone.

D'altra parte l'allarme che arriva dal mondo della ricerca è chiarissimo: le patologie da inquinamento esistono, hanno un'alta mortalità, e non sono fantasie popolari.

I complessi rapporti tra l'ambiente e le patologie umane non sono argomenti che possono essere trattati da chiunque. 

Si rischia di creare un fronte pro e un altro contro l'inserimento di criticità ambientali, si rischia di difendere il lavoro o il progresso tanto sbandierato, a sfavore spesso di danni non conosciuti per ignoranza, per superficialità o anche solo per convinzione. Oggi i media e specialmente facebook, sono accessibili a tutti e spesso, troppo spesso, su questi canali viaggiano non solo grosse polemiche "da retro tastieristi più o meno anonimi", ma anche false informazioni o informazioni non complete.

Come ho già avuto modo di dire altrove dobbiamo partire da un punto fermo: noi viviamo in un mezzo che chiamiamo ambiente e non è possibile scindere questo dalla qualità della nostra vita.  

Nessuno penserebbe di mettere in un acquario l'inchiostro, oppure spazzatura varia, penseremmo subito che "il pesce potrebbe morire".  L'ambiente in cui viviamo, quello che respiriamo, quello con il quale veniamo a contatto, quello che ingeriamo, può non solo crearci problemi acuti, ma anche cronici e ancora peggio influenzare la qualità della vita delle nostre generazioni future.  

Argomenti di tale complessità per essere riportati a tutti devono essere spiegati solo con estrema semplicità.  

l cosiddetto progresso negli ultimi 100 anni ad esempio ha prodotto tantissime molecole chimiche, che pur dandoci l'illusione di progresso, sono poi state bandite per gli effetti gravi che avevano sulla salute. Ricordo i policlorobifenili che abbiamo messo un poco dappertutto, gli stessi ftalati che abbiamo usato anche nei biberon dei bambini. Così anche alcuni farmaci possono essere annoverati tra "gli errori del progresso"... ricordo ad esempio la talidomide ritenuta all'epoca un innocuo anti-emetico in gravidanza e che si dimostrò teratogeno, provocando la nascita di bambini con gravissime malformazioni agli arti.  

Molte di queste sostanze insieme ai tanto nominati "metalli pesanti" e che ritroviamo poi nei famosi Pm10 -2,5 ecc. ecc. insieme ad altre sostanze, agiscono in modo molto subdolo su alcuni punti del nostro organismo. Molti mimano gli ormoni, e per questo si chiamano "interferenti endocrini", sostanze che agiscono in concentrazioni di milionesimo di grammo e spesso si "bioaccumulano" nelle persone esposte.  

Queste sostanze possono agire in momenti particolari delle fasi della vita, colpendo le popolazioni maggiormente vulnerabili. Una esposizione a tali sostanze può condizionare negativamente, lo sviluppo, la riproduzione, la crescita e il comportamento sia dell'uomo che delle specie animali. Queste sostanze posso accendere o spegnere e modificare i vari segnali inviati con gli ormoni, e i loro effetti insidiosi e subdoli spesso non sono visibili immediatamente.  

Queste sostanze - spesso prodotti di combustione rilasciati da auto, camion, aerei e navi - sono pesticidi, sono i pfoa e pfoas, gli idrocarburi policiclici aromatici, e li ritroviamo nell'ambiente che ci circonda anche per smaltimento doloso e colposo. Queste sostanze sono presenti in concentrazioni abbastanza rilevanti un poco dappertutto e con caratteristiche diverse a seconda della criticità.  

La reattività personale, la genetica, la presenza di più fattori magari non prevedibili e anche sconosciuti, l'intervento di concause forse spesso ancora non note, purtroppo insieme a queste sostanze, amplifica o anche  porta ad alcuni effetti che potrebbero diventare evidenti e devastanti con l'avanzare dell'età.  

Ecco che abbiamo riduzioni della fertilità maschile, presenza di patologie che riguardano la donna, malformazioni fetali... oltre a patologie diverse che vanno da quelle dell'apparato cardiovascolare, alle patologie del sistema nervoso, a patologie a carico del sistema endocrino, fino ad alcune malattie degenerative e al cancro.   

Dimentichiamo che gli inquinanti spesso sono "sempre gli stessi", sono prodotti anche da quella strada troppo trafficata, da quegli aerei che ci passano sulla testa, da quell'aeroporto che si vorrebbe ingrandire o che già esiste, dalle navi che in porto stazionano con i motori accesi, dai motoscafi che usiamo per la passeggiata in barca la domenica. Spesso non associamo ciò che è ludico a ciò che inquina.  

Spesso associamo invece molto stupidamente il progresso con l'inquinamento. Lo riteniamo un prezzo da pagare, una tassa, una “nobile conseguenza”. 

Vedo combattere da uno stesso schieramento politico una fonderia e non un aeroporto, una discarica e non l'amianto, altri magari si occupano di un inceneritore in un porto e non delle navi che nel Porto hanno i motori accesi. Non possiamo desiderare le trivellazioni petrolifere e poi non volere il… "pizzaiolo nello stabile" con il suo bel caminetto per il forno o fare la lotta al sacchetto della spazzatura in strada.  

Non dobbiamo incorrere nell'errore di sommare una criticità a quelle già esistenti. Non bisogna usare questa cosa come lasciapassare per aggiungere un problema a quelli esistenti. 

Esiste una grande confusione che non giova affatto all'attuale momento critico ambientale mondiale.