Secondo quanto pubblicato oggi dall'OBR - l'Office for Budget Responsibility che si occupa di controllare la spesa del Regno Unito - la Gran Bretagna rischierebbe di finire in recessione con un Pil negativo che nel 2020 potrebbe raggiungere il -2%, nel caso in cui si verificasse una Brexit senza alcun accordo con l'Europa.

Una dichiarazione da non sottovalutare per due motivi. Il primo è relativo al fatto che l'OBR, creato nel 2010, è un'istituzione indipendente slegata dal Governo e dalla maggioranza politica che lo guida. Quindi, se dichiara che una hard Brexit potrebbe portare il Regno Unito in recessione fino al 2020, e solo nel 2021 il Paese potrebbe riprendere a crescere, è chiaro che la notizia non è da prendere alla leggera.

Il secondo motivo che rende importante la nota dell'OBR è il fatto che sia Boris Johnson che Jeremy Hunt, i due candidati che si sfidano per la leadership del partito conservatore - la prossima settimana sapremo chi dei due avrà vinto - e per la guida del nuovo governo, non escludono la possibilità di una hard Brexit dopo la data del 31 ottobre, ultima scadenza fissata con l'Europa per trovare un accordo per l'uscita dall'Unione.

Secondo l'OBR, il calo delle entrate fiscali dovute al ristagno dell'economia, supererà in modo significativo qualsiasi beneficio derivante dal mancato pagamento della quota finora versata all'Europa dal Regno Unito per esserne membro.

Unico dato positivo è che lo scenario disegnato dall'OBR è meno inquietante di quello ipotizzato dalla Banca d'Inghilterra lo scorso novembre, che paventava il crollo della sterlina ed una recessione peggiore rispetto a quella provocata dalla crisi finanziaria del 2008.

Da ricordare inoltre che Jeremy Hunt e Boris Johnson, durante i dibattiti in cui si sono confrontati nei giorni scorsi, hanno entrambi dichiarato che il backstop (clausola per tenere comunque aperto il confine tra le due Irlande) per loro era da giudicare superato, mentre per l'Ue non esistono possibilità di accordo sulla Brexit che escludano il backstop.