Mentre cresce l'inflazione, crescono i tassi d'interesse, ci sono pesanti ritardi nell'attuazione del Pnrr, vengono apportati tagli alla spesa sociale e si addensano nubi fosche sul futuro economico e sociale del Paese che accresceranno le già gravi e preoccupanti diseguaglianze, il tema della autonomia differenziata, come avevamo previsto, sta occupando sempre più spazio nel dibattito politico.La presentazione del disegno di legge delega Calderoli, peggiorativo del precedente disegno legge Gelmini in quanto prevede di fare ancora riferimento alla spesa storica per il finanziamento delle materie delegate alle Regioni anche in attesa della definizione dei LEP (livelli essenziali di prestazioni), ha provocato la reazione nettamente negativa delle regioni meridionali. Esse infatti in questo modo vedrebbero mantenuto e non corretto il loro divario dalle Regioni del Nord, che, come certifica il rapporto Svimez, continua ad aumentare. Non sono mancate critiche e riserve sul progetto anche in altre parti del Paese. L'on. Calderoli è stato quindi costretto a declassare la sua proposta da disegno di legge a bozza per la discussione. Contemporaneamente la Presidente del Consiglio Meloni ha cercato di rassicurare il Mezzogiorno garantendo l'utilizzo dei fondi del Pnrr per colmare le diseguaglianze territoriali.Si tratta di un gioco delle parti che tuttavia evidenzia la contraddizione tra la necessità della Lega di riconquistare l'elettorato del nord contrastando l'offensiva di Bossi, e il bisogno di FdI di riconfermare la sua linea di unità nazionale per non tradire uno dei capisaldi della propria identità e non scontentare il suo importante elettorato del Mezzogiorno, già deluso dalla riduzione del reddito di cittadinanza.Intanto nella legge di bilancio all'art.143 si prevede la costituzione di una cabina di regia per la definizione dei LEP sulla base di una ricognizione delle prestazioni sociali di natura fondamentale erogate nelle regioni e della spesa ad esse riferita. I LEP così definiti sarebbero adottati con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, acquisita l'intesa della Conferenza Unificata delle Regioni, senza passaggi parlamentari.Sembra che ci troviamo di fronte ad una nuova accelerazione del processo di autonomia regionale differenziata a fronte della quale il Comitato Nazionale dell'Anpi riconferma il proprio giudizio negativo su una riforma istituzionale che, poiché rischia di allargare le diseguaglianze tra cittadini e territori e di rompere l'unità nazionale diversificando i diritti sociali e civili dei cittadini, apre la strada ad uno stravolgimento della Costituzione antifascista.Pertanto il Comitato Nazionale dell'ANPI ribadisce che gli articoli 116 e 117 della Costituzione devono essere interpretati sulla base dell'art.5 della stessa che, nel riaffermare l'unità indivisibile della Repubblica, pone le basi per un Regionalismo solidale e non competitivo. Né in tema di autonomia differenziata si può assumere a regola generale ciò che la Costituzione indica come possibilità.

Questo il commento dell'ANPI sul disegno di legge del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, sull'autonomia differenziata. Una legge complessa che non sembra nascere sotto i migliori auspici, anche se non c'era da aspettarsi niente di meglio da uno che, per sua stessa ammissione, ha già licenziato una legge "porcata", la legge elettorale del 2005 che più elegantemente il politologo Sartori chiamò Porcellum. 

Stavolta due quotidiani, il Messaggero e il Mattino, hanno appellato il possibile porcellum 2.0 di Calderoli con il titolo di Spacca Italia. Non l'avessero mai fatto!

Infatti il ministro Calderoli, ieri in visita in Calabria per raccoglier consensi sul ddl da lui presentato, ha sbottato:

"Adesso basta con gli attacchi che sfociano in offese e anche di peggio. Sono stato paziente per settimane, ma adesso si è passato il limite, sono stanco di leggere sui quotidiani Il Mattino o il Messaggero frasi tipo lo spacca Italia del ministro Calderoli riferito al disegno di legge sull'autonomia differenziata o lo strappo di Calderoli. Io da ministro ho giurato sulla Costituzione, che sancisce l'unità nazionale, per cui scrivere che voglio spaccare l'Italia significa darmi dello spergiuro. Questa è diffamazione, forse addirittura calunnia, perché mi si attribuisce un'inventata volontà di spaccare il Paese. Ricordo poi che io sono il ministro per le Regioni, di tutte le Regioni italiane, non di alcune sì e altre no e proprio per questo sto girando l'Italia in lungo e in largo per incontrare di persona tutti i governatori regionali.  Altro che spacca Italia… Ora basta, i giornalisti hanno un codice deontologico da rispettare, c'è un limite alla cronaca che non può trascendere in offesa o in bugia. Non intendo querelare nessuno per ora, non sono il tipo che querela, ma se mi capiterà di leggere ancora frasi offensive e calunniose nei confronti del mio lavoro da ministro, frasi come queste sullo spacca Italia, allora sarò costretto a procedere alle vie legali. Totale e sacrosanta libertà di critica dei giornalisti, ci mancherebbe, ma non di inventare qualcosa che non esiste e di diffamare, chiaro?"

Tanto per chiarire, il virgolettato - parola per parola - è riportato dall'Ansa.  Come commentarlo? Con il fatto che Calderoli abbia avuto un problema neurologico che gli ha fatto perdere il senso di ciò che stava dicendo, oppure, facendo parte di un governo post-fascista, il ministro leghista effettivamente crede che la stampa debba essere al guinzaglio del governo... come nel ventennio.

Questa, per fortuna, la replica dei comitati di redazione dei due quotidiani: 

I Comitati di redazione de «Il Mattino» e «Il Messaggero» stigmatizzano le dichiarazioni rilasciate dal ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, alle principali agenzie di stampa. Dichiarazioni nelle quali il ministro attacca in maniera scomposta, e assolutamente non adatta al ruolo istituzionale ricoperto, il lavoro delle colleghe e dei colleghi dei nostri giornali, sul tema del disegno di legge sulla cosiddetta «autonomia differenziata», presentato dallo stesso ministro.I Cdr considerano inaccettabili le minacce di agire con querele per «diffamazione» rivolte contro le redazioni riguardo agli articoli pubblicati su questo tema, «colpevoli» esclusivamente di riportare legittime valutazioni sul progetto di riforma attualmente in discussione. Ricordiamo al ministro che il diritto/dovere di cronaca (e di critica) rientra nei capisaldi dell'informazione libera e democratica, così come il diritto/dovere di chi copre incarichi istituzionali di occuparsi al meglio dei temi legati alla propria attività politica e amministrativa. Attività che non comprende, come è noto, la minaccia di ritorsioni e azioni legali contro i giornalisti e contro chi legittimamente valuta, commenta (e se necessario critica) l'attività di chi ricopre questi ruoli di responsabilità pubblica. Va stigmatizzata, in questo contesto, l'abitudine di utilizzare le querele temerarie come arma di pressione contro la libera stampa, per tentare di «imbavagliare» ogni legittima forma di critica.

La cosa paradossale è che Calderoli, già condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale per i tafferugli scoppiati nel 1996 nella sede della Lega, anche se poi il reato fu prescritto, è stato di nuovo condannato a 18 mesi per diffamazione con l'aggravante dell'odio razziale per aver dato dell'orango all'allora ministro Cecile Kyenge.

Adesso Calderoli "pretende" che definire spacca Italia la sua legge sia diffamazione!

Quindi, come dimostra anche questo episodio, il governo post-fascista di Giorgia Meloni, dopo solo pochi mesi, pensa ormai di poter comandare minacciando chiunque eserciti il diritto di critica. 

E c'è gente che si meraviglia se il governo Meloni viene definito post-fascista.